Dopo la rappresentazione al Masini di Faenza, lo spettacolo replicherà in Romagna al Teatro Mentore di Santa Sofia (25 gennaio), al Teatro Galli di Rimini (17 febbraio), al Teatro Goldoni di Bagnacavallo (18 febbraio), al Teatro Diego Fabbri di Forlì (19 febbraio).
“Il primo sbarco l’ho visto a Lampedusa assieme a mio padre. Approdarono al molo in tantissimi, ragazzi e bambine, per lo più.
Io ero senza parole. Era la Storia quella che ci era accaduta davanti. La Storia che si studia nei libri e che riempie le pellicole dei film e dei documentari.
Ho trascorso molto tempo sull’isola per provare a costruire un dialogo con i testimoni diretti: i pescatori e il personale della Guardia Costiera, i residenti e i medici, i volontari e i sommozzatori. Rispetto al materiale che avevo precedentemente studiato, in quello che stavo reperendo di persona c’era una netta differenza: durante i nostri incontri si parlava in dialetto. Si nominavano i sentimenti e le angosce, le speranze e i traumi secondo la lingua della culla, usandone suoni e simboli. In più, ero in grado di comprendere i silenzi tra le sillabe, il vuoto improvviso che frantumava la frase consegnando il senso a una oltranza indicibile. In questa assenza di parole, in fondo, ci sono cresciuto. Nel Sud, lo sguardo e il gesto sono narrativi e, in Sicilia, «‘a megghiu parola è chìdda ca ‘un si dice», la miglior parola è quella che non si pronuncia.
Ne L’abisso si usano i linguaggi propri del teatro (il gesto, il canto, il cunto) per affrontare il mosaico di questo tempo presente.
Quanto sta accadendo a Lampedusa non è soltanto il punto di incontro tra geografie e culture differenti. È per davvero un ponte tra periodi storici diversi, il mondo come l’abbiamo conosciuto fino a oggi e quello che potrà essere domani. Sta già cambiando tutto. E sta cambiando da più di un quarto di secolo”. (Davide Enia)
NOTE DI REGIA
Come raccontare il presente nel momento della crisi. Questa domanda nasconde continue insidie. In assoluto, il continuo rischio di spettacolarizzare la tragedia. Il lavoro è indirizzato, quindi, verso la ricerca di una asciuttezza continua, in cui parole, gesti, note, ritmi, cunto devono risultare essenziali, irrinunciabili, necessari alla costruzione del movimento interno.
Questo ha determinato il carattere performativo del lavoro in scena, in cui si riproietta se stessi nel preciso stato emotivo che ha generato tutto, immergendosi dentro quell’esatta condizione del sentimento, in un loop che si ripete replica dopo replica, in un ritorno continuo che non ha esito se non il suo essere rivissuto, parola dopo parola, gesto dopo gesto, suono dopo suono, trauma dopo trauma, cunto dopo cunto.
Lunedì 17 dicembre 2018 ore 21
Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Biondo Stabile di Palermo,
Accademia Perduta/Romagna Teatri
DAVIDE ENIA
L’abisso
di DAVIDE ENIA
musiche composte ed eseguite in scena da GIULIO BAROCCHIERI
Spettacolo realizzato in collaborazione con Festival Internazionale di Narrazione di Arzo
e tratto da Appunti per un naufragio (Sellerio editore)
vincitore del Premio letterario internazionale “Mondello”
Biglietti: da 14 a 25 € + ddp.
Prevendite: lunedì 17 dicembre dalle ore 10 alle ore 13 presso la Biglietteria del Teatro Masini.
Prenotazioni telefoniche (0546 21306): tutti i giorni feriali dalle ore 10 alle ore 13.
La sera di spettacolo la Biglietteria del Teatro Masini aprirà alle ore 20.
Prevendite online su vivaticket.it
Info: 0546/21306 – www.accademiaperduta.it
Facebook: teatromasini – accademiaperduta
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