A regime potrà generare oltre 700 mila presenze alberghiere. Bonaccini: “Turismo e salute per completare la forza attrattiva della nostra regione e della Riviera”. L’uso delle tecnologie per diffondere ulteriormente le opportunità legate a salute, alimentazione, sport: in un workshop a Cesena confronto con docenti universitari, studenti, grandi imprese del territorio, mondo del turismo, medici e associazioni sportive. Presente il ministro Calenda
BOLOGNA – La Wellness Valley dell’Emilia-Romagna si conferma un sistema di eccellenza, un moltiplicatore per l’ospitalità turistica ma anche una grande opportunità sul versante salute e prevenzione delle malattie croniche. Questi i temi al centro del workshop tenutosi oggi a Cesena dove, davanti a una platea di amministratori locali, docenti universitari, studenti, grandi imprese del territorio, mondo del turismo, medici e associazioni sportive, si è lanciata la Wellness Valley 4.0, ovvero l’uso delle tecnologie per diffondere ulteriormente le opportunità legate a salute, alimentazione, sport, turismo. Un appuntamento al quale ha partecipato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, insieme al ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda.
Dall’attività fisica al relax, dalla qualità del cibo all’offerta di cultura, dallo stile di vita quotidiano alla qualità dei servizi, la Wellness Valley dell’Emilia Romagna sta assumendo le caratteristiche di un sistema territoriale che offre un’ospitalità coerente. A regime, secondo le stime di Trademark Italia per l’Osservatorio turistico regionale, in Emilia-Romagna il progetto Wellness Valley potrà arrivare a generare oltre 700 mila presenze alberghiere per un giro d’affari diretto di oltre 85 milioni di euro che salgono a oltre 155 milioni considerando l’indotto.
“La forza attrattiva del wellness esalta anche quella delle destinazioni turistiche della Riviera e svolge, al contempo, una fondamentale funzione di benessere e prevenzione per la salute delle persone- ha affermato il presidente Bonaccini nel suo intervento-. Turismo e salute diventano così un connubio ideale, esaltato nella nostra Wellness Valley: da una parte abbiamo infatti le nuove modalità di un turismo oggi non più stanziale, nel quale si visitano e si fanno più cose, con la possibilità quindi di tenere insieme cultura, bellezze naturali e paesaggistiche, divertimento, food, peculiarità territoriali, e penso alla nostra Motor Valley, divenuta anch’essa un prodotto turistico; dall’altra, sul fronte wellness e salute, è poi fondamentale promuovere corretti stili di vita e le attività motorie, e su questo voglio ricordare il progetto di revisione della legge regionale sullo sport che come Giunta regionale ci apprestiamo ad approvare, dopo averlo condiviso con associazioni, autorità ed enti di promozione sportiva. Nel suo complesso, una strategia che sta dando risultati importanti, se pensiamo ai 48,5 milioni di visitatori registrati in Emilia-Romagna nel 2016, che salgono a 52 milioni se consideriamo i comparti turistici non tradizionali: numeri che riportano la nostra regione ai numeri pre-crisi”.
Nel 2016 la Regione ha messo a disposizione 22 milioni di euro, attraverso due bandi, per sostenere le start up digitali sui sani stili di vita e per il settore hospitality, che si vuole appunto specializzare nel turismo wellness.
Del resto, anche a livello internazionale il wellness ha pervaso il sistema dell’industria dell’ospitalità, e vede sempre più destinazioni turistiche puntare su questo tipo di proposta turistica per affermarsi o rilanciarsi sul mercato mondiale dove la domanda di benessere continua a crescere al ritmo di circa 12 punti percentuali all’anno. A fare da traino sono soprattutto i mercati tradizionali e benestanti (ad elevata capacità di spesa) del Nord America e dell’Europa, con Stati Uniti, Germania, Giappone, Francia e Austria che rappresentano i due terzi della domanda globale di wellness tourism. Il “turismo del benessere” nel 2015 valeva circa 500 miliardi di dollari, secondo solo al turismo culturale (giro d’affari valutato in 800 miliardi di dollari), con un’incidenza vicina al 15% del totale delle entrate turistiche a livello mondiale.