In una cornice da record a Villa Torlonia a San Mauro Pascoli (circa 1000 persone) nell’evento di Sammauroindustria, il verdetto finale del pubblico non ha lasciato adito a interpretazioni: 420 voti per l’assoluzione, 195 per la condanna.
Al presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori, non è restato che decretare “l’assoluzione della Rivoluzione Russa” con una larghissima maggioranza.
“La Rivoluzione Russa è stata un esito non inevitabile della Rivoluzione di febbraio, momento nel quale si scontrano diverse ipotesi, e a prevalere sono i bolscevichi per tre temi: pace, lavoro, terra. La repressione della rivolta di Kronstadt però segna già la tomba del socialismo russo”.
Si afferma il modello staliniano che nel “ventennale della rivoluzione, nel 1937, porta alla morte 750 mila operai e contadini che avevano fatto la rivoluzione”.
Duro il finale: “Il sole dell’avvenire volge al tramonto alla fine degli anni ’80, ma la sua eclissi era iniziata nell’ottobre del 1917. La Rivoluzione russa è stata una sciagura per la storia del socialismo”.
A replicare in difesa della Rivoluzione è stato il filosofo Diego Fusaro. “Oggi c’è un solo totalitarismo, quello del capitale, che ha conosciuto nella rivoluzione di ottobre l’unico antagonista per un modello diverso”.
Secondo Fusaro sei sono gli elementi positivi determinati dall’evento del 1917: “la consapevolezza delle classi subalterne nell’affermazione dei loro diritti; la lotta al nazifascismo; l’affrancamento dal colonialismo; l’affermazione dei diritti sociali; la storia luogo del possibile; la forza di contenimento al capitalismo”.
Il filosofo ha chiuso con una citazione di Putin: “Chi non rimpiange l’Urss non ha cuore”.
A ribattere a Fusaro, è stato il secondo accusatore, lo storico Maurizio Ridolfi. “L’Urss non crolla per colpa del capitalismo bensì per una sua implosione di sistema che non si reggeva più”.
Lo storico ha raccontato la sua esperienza personale, cresciuto in Romagna in una famiglia mazziniana, poi avvicinatosi al comunismo. “A un certo punto ci siamo resi conto che quel modello non poteva essere un riferimento per noi. I fatti di Praga del 1968 erano stati chiari a riguardo. Ciò non toglie che debba essere demonizzata la Rivoluzione del 1917 con le istanza di egualitarismo che aveva: deve essere condannato il mito dell’Urss fatto di propaganda ingannevole e autoinganno”.
Infine l’intervento di Luciano Canfora. “Il 1914 ha segnato il fallimento del socialismo europeo, è stato la sua tomba. Lenin l’aveva capito tant’è che subito vuole la pace malgrado fosse stato messo in minoranza nel Comitato Centrale. Questa è stata la sua grande genialità. La guerra è stata la levatrice della Rivoluzione Russa”.
Lo storico si è soffermato sulla Costituzione Sovietica: “quella del 1918 prima al mondo inserisce l’educazione gratuita del popolo; quella del 1936 riconosce i diritti sociali”.
Infine il lascito della Rivoluzione: “Lenin al termine della vita riconosce che a ‘Occidente abbiamo perso, ma resta tutto il resto del mondo’. Ecco, il grande lascito di quell’evento è stata la decolonizzazione”.
Sentite le arringhe si accusa e difesa, il Presidente del Tribunale Gianfranco Miro Gori ha aperto le votazioni che hanno decretato la schiacciante vittoria dell’assoluzione della Rivoluzione Russa.
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