Secondo appuntamento del ciclo di conferenze “Educare alla libertà” sabato pomeriggio
PIACENZA – Sabato 5 marzo alle 16.30, presso il salone monumentale della biblioteca Passerini Landi, si terrà l’incontro “La gaia educazione”, secondo appuntamento del ciclo di conferenze “Educare alla libertà” dedicato al rapporto fra la pedagogia e una formazione che favorisca lo sviluppo armonico e l’unità di mente e corpo.
Ospite dell’incontro sarà Paolo Mottana, docente di Filosofia dell’educazione all’Università di Milano Bicocca, nonché appassionato cultore della pedagogia immaginale, che ha fondato, e della controeducazione, intorno alla quale redige un blog. Mottana insegna, parla e scrive cercando di diffondere una filosofia dell’educazione e dell’immaginazione incarnata e trasgressiva, “per rovesciare credenze ossificate, ideologie aberranti e poteri inamovibili e ritrovare l’appetito bruciante, sessuato e nervoso di capire, di fare e di pronunciare il violento sì alla vita che le nostre diseducazioni ci hanno intimato di tacere”.
Tra i suoi scritti, “Piccolo manuale di controeducazione” (2012), “La controeducazione di James Hillman” (2013), “Cattivi maestri. La controeducazione di Sherer, Vaneigem, Bey” (2014). L’incontro in biblioteca sarà l’occasione per parlare del suo ultimo libro, “La gaia educazione” (Mimesis, 2015), in cui l’autore contrappone un’educazione gaia, giocosa e aperta “alla triste scienza dell’ortopedia e dell’ingessatura, della mummificazione del cucciolo d’uomo sull’altare del conformismo e della passivizzazione, dell’ascetismo e della rinuncia, dell’immolazione al sacrificio, alla fatica e all’inginocchiamento, reali o metaforici”. Mottana contrappone a tutto ciò l’esaltazione affermativa dell’immaginazione, delle emozioni, del corpo e del piacere. L’autore scrive inoltre che “la gaia educazione non costruisce forme, non pietrifica i corpi dentro crisalidi rigide, non fa discorsi paludati e incartapecoriti. Il suo perno è il corpo. Sul corpo esercita la sua pressione, scolpendolo all’incontrario, come ritorno alla materia, non come scalata alla forma. Il corpo come piegatura barocca di pelle che impedisce alla mente di prendere il potere, il corpo come slittamento di articolazioni e giunture in cui si perde ogni presa ascetica, ogni ingiunzione alla rigidità e alla cucitura”.
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