BolognaSound Vol. 1 è la prima pubblicazione di Slowth Records, disponibile da oggi 18 dicembre 2020 su tutte le piattaforme digitali, ed è una compilation di cinque brani inediti che getta per l’appunto luce sulla nuova scena elettronica sperimentale della città di Bologna.
I musicisti coinvolti per questa prima occasione sono il duo elettronico Njordzitrone, il compositore, musicista e performer Federico Pipia (Yamane, BlackCap, Minus – Collettivo di Improvvisazione), il compositore, improvvisatore e DJ Daniele Carcassi (Abo, Elettronica Collettiva Bologna), il musicista, compositore e artista visivo Marco Menditto e il musicista, compositore e improvvisatore Simone Faraci (TREE – Tempo Reale Electroacoustic Ensemble, Minus – Collettivo di Improvvisazione).
Ma cos’è di preciso questo BolognaSound? La definizione è stata coniata da Francesco Giomi, compositore e regista del suono, collaboratore tra gli altri di Luciano Berio, direttore dello storico centro di ricerca, produzione e didattica musicale Tempo Reale di Firenze e professore di Composizione Musicale Elettroacustica al Conservatorio di Musica di Bologna. Ecco la presentazione da lui stesso scritta.
«Bologna è oggi una città dalla grande vitalità musicale, soprattutto nel campo della ricerca sonora, della sperimentazione elettronica, e di tutte quelle espressioni che escono dai canoni convenzionali.
Il BolognaSound si è quindi sviluppato e diffuso attraverso questo fertile terreno della cultura cittadina, ma è stato sicuramente generato a partire dall’ambito accademico, inteso qui nella sua migliore accezione: un ruolo fondamentale negli ultimi quindici anni l’ha giocato infatti la Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio “G. B. Martini”, in grado di costruire un’idea di musica fatta di profondità, pratica, apertura e rete di relazioni.
BolognaSound non è però una corrente o un collettivo artistico, bensì un modo comune di intendere il pensiero musicale, pur nella singolare diversità di espressioni, qualità e approcci. Ammesso che sia possibile vincolarlo a una sorta di manifesto, esso è riassumibile in cinque punti:
Per tutte queste caratteristiche si affianca ai molti fermenti di novità della musica elettronica che emergono da più parti in Europa, in Canada, in Asia e che, in questo momento di stagnazione del progresso linguistico e di affermazione statica di un mainstream, rappresentano un elemento di grande interesse e speranza per chi si occupa di ricerca musicale.
Questo disco è un emblema significativo del BolognaSound, raccogliendo una pluralità di interessanti creativi, dai compositori più maturi (come Faraci e Carcassi) fino a giovani musicisti la cui energia musicale sembra essere appena all’inizio (Pipia e Menditto), passando per la comunione di generi ed espressioni che solo Njordzitrone sembra incarnare in maniera perfetta».
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