La città di Forlì si prepara a ricordare Annalena Tonelli

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Al via la prevendita dei biglietti per “Il fiore del deserto”

FORLÌ – “Eppure la vita ha senso solo se si ama. Nulla ha senso al di fuori dell’amore. La mia vita ha conosciuto tanti e poi tanti pericoli, ho rischiato la morte tante e poi tante volte… e ne sono uscita con una convinzione incrollabile che ciò che conta è solo amare. Solo l’amore ha un senso, solo l’amore libera l’uomo da tutto ciò che lo rende schiavo, solo l’amore fa respirare, crescere, fiorire…” Annalena

Andrà in scena presso il Teatro “Diego Fabbri” in doppia data, sabato 6 Ottobre ore 21.00 e domenica 7 Ottobre ore 16.30, lo spettacolo inedito di teatro-musicale “Il fiore del Deserto – Annalena, una via di speranza e amore”. Scritto diretto e interpretato dalla compagnia forlivese “Quelli della Via”, la rappresentazione è già andata in scena in forma ridotta a Roma durante la notte bianca l’11 Agosto. Sono disponibili i biglietti presso la Libreria del Duomo, Equamente-Altromercato, La Fiasca, Centro Buon Pastore Caritas e Comitato per la Lotta contro la fame nel mondo, al costo di 5 euro. Per informazioni chiamare il 329 5403871, o scrivere ad info.annalenatonelli@gmail.com o ancora consultare il sito internet annalena.comitatoforli.org. Questo il link al video promozionale dello spettacolo: https://youtu.be/91DU0stA0Fo

Lo spettacolo si inserisce nell’ambito di una ricca serie di eventi organizzati nel quindicesimo anniversario dell’uccisione di Annalena Tonelli: il 5 ottobre 2003 Annalena Tonelli, missionaria cristiana nata a Forlì il 2 Aprile 1943, veniva uccisa mentre concludeva la visita serale ai suoi ammalati nell’ospedale di Borama, in Somaliland. La sua vita spesa al servizio degli ultimi è divenuta un’opera d’arte. Non si vuole parlare di lei ma con lei, perché la sua testimonianza accenda nelle nostre vite la passione per gli altri e il desiderio di far fiorire la vita di chi incontriamo.

“Annalena donna libera” è il progetto che ha visto partecipare, fra il 2017 e il 2018, oltre 4000 studenti e associazioni, che attraverso incontri e attività pratiche, hanno aderito scegliendo uno dei cinque temi: I care, Far fiorire, Il Perdono, La non violenza, La ricchezza delle differenze quali valori universali che hanno formato la libertà di Annalena.

I risultati di questi lavori saranno visibili all’interno della “Tenda dell’incontro” che verrà aperta e sarà frequentabile in Piazza Saffi dal 30 Settembre 2018 fino al 7 Ottobre. Nella stessa settimana saranno aperte diverse mostre, fra le quali una fotografica a cura dell’UNHCR dal titolo “Per Amore”.

Il 5, 6 e il 7 Ottobre altre iniziative fra cui una marcia per le vie della Città, una veglia di preghiera nello stile di Annalena e un convegno nazionale, il primo sulla figura di Annalena, a cui interverranno amici che hanno lavorato con lei in diversi momenti della sua vita oltre a personalità nazionali del mondo letterario, accademico e della cristianità. Il programma si concluderà con una Messa in Cattedrale a Forlì presieduta da Mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, che ha seguito Annalena negli anni somali.

Chi è Annalena Tonelli? Biografia narrata

Annalena è una giovane che, pur impegnata con successo nello studio, si dedica a Forlì negli anni ‘60 ad assistere gli emarginati raccolti nella bidonville di una ex caserma (il Casermone) e a trovare loro una casa dignitosa; è una ragazza che coinvolge le sorelle e le amiche studentesse a curare come vice madri i bambini del Brefotrofio promuovendone l’adozione. Annalena aiuta a far nascere la prima casa famiglia a Forlì per “ragazze svantaggiate e rifiutate dalle loro famiglie”; si interessa ai problemi della fame nel mondo, promuovendo, con giovani universitari e laureati conferenze e dibattiti, il primo campo di raccolta stracci per finanziare progetti di sviluppo. Ispirandosi ai suoi principi nascerà il Comitato per la lotta contro la fame nel mondo che rimase in costante contatto con lei per tutti i suoi 35 anni di Africa.
È anche una brillante intellettuale che rinuncia a una sicura carriera forense e a 25 anni, nel 1969, parte per il Kenya come insegnante a Wajir nel desertico nord-est. In breve lascia l’insegnamento per dedicarsi al servizio dei malati e dei poveri, crea un centro di riabilitazione per malati di poliomelite, con danni cerebrali, ciechi e sordi; adotta come figli bimbi con gravi handicap, li fa studiare nelle scuole coraniche, fino a farli germogliare e diventare cittadini capaci e preparati.
Annalena è la laureata in giurisprudenza che, di fronte al grave problema della TBC e dell’AIDS, non si spaventa, crea la TB Manyatta (villaggio di capanne), studia, diventa esperta di malattie tropicali e mette a punto un protocollo (DOTS) che viene adottato come standard dalla OMS; ma è anche quella donna che umilmente inizia il suo servizio raccogliendo l’acqua dolce piovana dal tetto della sua casa per portarla nelle capanne delle persone malate e abbandonate.
È la donna che il 10 febbraio 1984, a fronte del massacro con oltre 1000 morti, perpetrato dall’esercito del Kenya nei confronti di una tribù somala, non esita a denunciare la cosa alle ambasciate occidentali, riuscendo a fermare l’eccidio e, sola, cura i feriti e seppellisce i morti; il governo del Kenya la espelle il 5 agosto 1985 come persona non gradita.
Nel 1986 riparte per la Somalia, martoriata dalla guerra civile a Mogadiscio riattiva l’ospedale Forlanini e un centro nutrizionale con cui sfama giornalmente migliaia di affamati, a Merka organizza l’ospedale antitubercolare, un centro nutrizionale e riattiva il porto in disuso dagli anni ‘70, per consentire l’arrivo degli aiuti umanitari internazionali. Resta anche quando tutte le organizzazioni umanitarie hanno lasciato la Somalia.
Ma l’arrivo di fondamentalisti e giovani drogati creano ostacoli continui fino a quando, nel 1994, dopo l’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, la costringono a lasciare tutte le sue opere alla Caritas italiana e a rientrare in Italia.
Sono due anni di silenzio, di “deserto” in diversi eremi del Centro Italia
Nel 1996, ritorna in Africa a Borama in Somaliland, e vive lì gli ultimi sette anni di vita. Avvia una titanica impresa per educare le menti e i cuori dei malati, dei loro familiari, degli operatori sanitari. Dà vita ad un programma anti TBC e anti AIDS, apre scuole di alfabetizzazione di Corano per i malati, crea la prima vera scuola per bambini sordi che oggi è un esempio per tutto il Corno d’Africa, organizza diverse campagne di lotta alla cecità e di contrasto alle mutilazioni genitali femminili.
Il 26 giugno le viene consegnato a Ginevra il prestigioso premio Nansen da parte dell’UNHCR, Agenzia ONU per i rifugiati, per i suoi 35 anni di dedizione alle comunità somale.
Il suo servizio d’amore agli ultimi la porta di nuovo ad affrontare senza paura minacce di morte, calunnie, persecuzioni, ma Annalena non demorde e non lascia. Il 5 ottobre 2003 al rientro a casa dopo la visita serale agli ammalati, viene uccisa da due sicari. La vita non le è stata rubata, l’aveva già donata sin dalla giovinezza. “Serena e piena di gioia” come amava ripetere.