BOLOGNA – Dal 10 al 22 maggio l’attrice e cantante Roberta Lidia De Stefano, diretta da Maria Vittoria Bellingeri, sale sul palco del Teatro Arena del Sole di Bologna con il debutto di Kassandra, un adattamento dell’omonimo testo del drammaturgo franco-uruguayano Sergio Blanco.
Venerdì 13 maggio alla fine dello spettacolo l’autore incontra il pubblico insieme alla compagnia e a seguire, sempre presso il Teatro Arena del Sole, la serata si anima con il dj set Forget The Future di DJ Achille Lombardi A-KILLER vs KASSANDRA / styling KLYTO-KLYTOMNESTRA.
Lo spettacolo, prodotto da ERT / Teatro Nazionale, sarà in programma anche al Teatro Tempio di Modena dal 31 maggio al 12 giugno e al Teatro Elfo Puccini di Milano dal 14 al 19 giugno.
Sergio Blanco, mediante la tecnica dell’autofiction, si racconta in tutti i suoi lavori pur non essendo mai realmente in nessuno di questi, e traccia ritratti di persone e personaggi in cui vita reale e finzione si alternano, portando il pubblico a chiedersi continuamente se ciò che si vede in scena sia accaduto davvero o meno. Kassandra lo scrive nel 2009, passeggiando per le strade di un’Atene in piena crisi economica, ben lontana dalla prima città-stato che fu un tempo.
Da qui l’autore crea un ponte tra glorie passate e declino presente, attingendo alla mitologia greca e facendo rivivere alla protagonista del suo testo le stesse sorti della sacerdotessa Cassandra, ovvero colei che, dotata della facoltà di predire il futuro, venne condannata da Apollo all’incomunicabilità per aver rifiutato il suo amore: da quel momento tutti la considereranno una giovane pazza in preda a funesti deliri e per questo rimarrà inascoltata, anche quando i suoi presagi si avvereranno.
L’eroina di Blanco fugge dalla guerra di Troia e si rifugia cercando di sopravvivere in una nuova realtà. Come la donna del mito, Kassandra, pur nella marginalità, rivendica con determinazione la propria esistenza e il “diritto alla Verità”: i suoi monologhi toccano temi quali l’intolleranza per la cultura del diverso, la lotta di classe, il mancato riconoscimento dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale. «Dare ascolto a Kassandra – affermano Maria Vittoria Bellingeri e Roberta Lidia De Stefano – significherebbe assumersi il rischio di abbandonare il pensiero comune, ci imporrebbe di agire fuori dalle comode logiche di potere da salotto. Kassandra chiama dunque ad un agire coraggioso, pericoloso, autentico, che costa fatica. Il suo aver deciso di “esserci” è scelta drammatica, importante, rischiosa. La sua potenza sta nel suo essere testimonianza».
Nell’adattamento di Bellingeri e De Stefano la protagonista non agisce soltanto in termini di denuncia verbale, ma lotta in prima linea con il proprio corpo, ovvero mediante una memoria che passa in primis attraverso una fisicità ripudiata ed emarginata. La Kassandra contemporanea è perciò una personalità fluida, “in transito”, senza un’identità fissa né una provenienza specifica, sebbene parli con accento est europeo. È quindi una migrante senza casa e vive all’interno di una macchina, vendendo le sigarette e il proprio corpo. Comunica attraverso un uso elementare della parola, abbozzandola e modellandola alle sue esigenze, superando così la frontiera linguistica attraverso una volontà espressiva che fa di un grezzo inglese una sorta di artificio o, più propriamente, un “esperanto”, a tutti comprensibile.
Con la strafottenza dei visionari, Kassandra “la straniera” accoglie il pubblico, lo tenta, lo seduce e a lui dona tutta l’anima raccontandosi senza filtri, in un monologo sulla tragicità dei nostri tempi, ma sempre capace di ironizzare sul presente. Le parole lasciano spazio anche al coinvolgimento vorticoso del corpo, accompagnato dalla partitura musicale di De Stefano, che passa dal ballad pop al lirismo del verso greco fino ad arrivare alla techno.
Note di Maria Vittoria Bellingeri e Roberta Lidia De Stefano
Sulla costruzione del personaggio
La ricerca per la costruzione del personaggio è stata ricca di numerosi e caleidoscopici riferimenti all’oggi, ma sin da subito abbiamo deciso che lei dovesse parlare con l’accento di una donna dell’Est Europa. Il nostro primo pensiero è corso infatti a Maria Kolesnikova, leader politica bielorussa, in opposizione al governo di Lukašenka, portata via dalla polizia con un’automobile, durante una protesta in piazza, e ancora in carcere da settembre 2020. Ma a lei hanno fatto seguito moltissimi altri volti di donna. In Kassandra c’è tanto anche della sudanese soprannominata Kandaka (Regina Nubiana), che canta “rivoluzione!” contro il presidente Omar al-Bashir. C’è qualcosa di Anna Politkovskaja, giornalista russa fondatrice del giornale indipendente “Novaja Gazeta”, trucidata nel 2006 per aver indagato sui massacri in Cecenia. Ci sono le “Pussy Riot”, che si ribellano alla dittatura di Vladimir Putin con le loro forti performance di protesta in luoghi delle città; così come c’è la voce delle donne del popolo afghano a cui viene negata l’istruzione dai talebani.
C’è la Georgia, l’Ucraina, la Siria, c’è l’ingiustizia: dai matrimoni combinati, ai diritti LGTBQI+ negati…c’è la schiavitù, la povertà di chi è costretto a prostituirsi, ma anche la dignità delle “sexworkers”. C’è il desiderio di dare voce a chi non ha voce.
Sullo spettacolo
Kassandra rivendica il diritto performativo di apparizione del corpo. Questa sua natura ci ha portato alla costruzione scenica di una “persona” ripudiata che approfitta di ogni occasione per dare voce alla sua storia, che si sposta con la sua automobile che è casa, ma all’occasione diventa “carro di Apollo”, stanza da letto ad Argo, palcoscenico, rifugio, memoria, tomba. Quando Kassandra appare con la sua auto, lo spazio diviene spazio critico e attiva l’esperienza del raduno collettivo. Il suo paesaggio sonoro, il suo proliferare di parole e la sua vitalità istrionica ci hanno portato a pensare al canto, alla musica techno, al “rave”. Il lavoro infatti ha una scrittura sonora originale che attinge ad una ricerca musicale classica-pop ed elettronica (da Diamanda Galas, a Laurie Anderson, a Marianne Faithfull, agli ABBA). Per l’estetica del personaggio, la postura, il modo di raccontarsi In scena ci siamo ispirate alle video interviste contenute nell’opera dell’artista visivo Mark Laita “transgender woman” girato a Los Angeles; per il trucco al contraltista Klaus Nomi, alle band anni ’80 e alla forte teatralità del volto disegnato del teatro kabuki in cui, per citare Roland Barthes “il travestito (poiché i ruoli femminili erano interpretati da uomini) non è un ragazzo mascherato da donna con grande ricorso a sfumature, a tocchi veristi, a costose simulazioni: è un puro significante (…). Un puro significante semplicemente “assentato” (sottratto). L’attore, col suo viso, non recita la donna, né la imita, ma soltanto la significa”.
Sergio Blanco
Drammaturgo e regista teatrale franco-uruguaiano, ha trascorso la sua infanzia e adolescenza a Montevideo e attualmente vive a Parigi. Dopo aver studiato filologia classica, decide di dedicarsi interamente alla scrittura e alla regia teatrale. Le sue opere hanno vinto diversi primi premi, tra cui il Premio Nazionale di Drammaturgia dell’Uruguay, il Premio di Drammaturgia del Comune di Montevideo, il Premio del Fondo Nazionale del Teatro, il Premio Florencio come miglior drammaturgo, il Premio Internazionale Casa de las Américas e il Premio del Teatro come miglior testo in Grecia. Nel 2017 e nel 2021 ha ricevuto il British Award Off West End a Londra, rispettivamente per Tebas Land e poi per L’ira di Narciso. Il suo lavoro entra nel repertorio della Comedia Nacional de Uruguay nel 2003 e nel 2007 con le sue opere .45′ e Kiev. Tra i suoi titoli più conosciuti ci sono Slaughter, .45′, Kiev, Barbarie, Kassandra, El salto de Darwin, Tebas Land, Ostia, L’ira de Narciso, El bramido de Düsseldorf (presentato a Modena per Vie Festival nel 2019), Cuando pases sobre mi tumba, Cartografía de una desaparición, Tráfico, COVID-451, Divina invención e Zoo. Le sue opere sono state pubblicate ed eseguite in diversi paesi. In Italia i suoi testi sono pubblicati da Cue Press.
Maria Vittoria Bellingeri
Autrice e regista attiva dal 2009 sulla scena teatrale con un tipo d’indagine che si pone al confine tra il teatro e le arti visive. Ha collaborato con registi come Romeo Castellucci, Serge Nicolaï, Yoshi Oida, Vitaliano Trevisan. Alla base della sua poetica c’è la ricerca di un linguaggio espressivo in equilibrio tra parola, gesto e spazio attraverso un nomadismo della forma senza alcuna discriminazione artistica. Collabora con musicisti, light designer, performer e attori di diversa formazione per la realizzazione di installazioni e spettacoli nella comune convinzione della trasversalità dell’esperienza artistica. Ha realizzato le performance SognoInsonne (2009), inside-out Kandinsky (2014), e gli spettacoli teatrali Les Bonnes (2009), The zoo story (2011), The glass managery (2012), Good fridays night (2015), Fedra (2017), Sleeping (2019).
Roberta Lidia De Stefano
Attrice e performer calabrese, diplomata alla “Scuola d’Arte drammatica Paolo Grassi” di Milano. Tra i tanti, ha lavorato con Carlo Lizzani, Dario Fo, Maurizio Crozza. Nel 2015 è stata segnalata al “premio Hystrio alla vocazione”. È socia fondatrice della compagnia Le brugole, con la quale realizza lo spettacolo Metafisica dell’amore, che affronta il tema dell’omosessualità femminile, vincitore del premio Scintille Asti Teatro 38. Dal 2013 ad oggi ha recitato in diverse produzioni ERT/Teatro Nazionale: Ifigenia in Aulide di Marco Plini, Le memorie di un pazzo e La Tartaruga di Levan Tsuladze, Work in progress di Gianina Carbunariu; La persecuzione e l’assassinio di Jean-Paul Marat di Nanni Garella. Dal 2021 porta in scena I monologhi della vagina, regia di Emanuela Giordano. È performer e coautrice di Di Grazia, regia di Alexandre Roccoli, produzione Espace Des Arts, Scène Nationale De Châlon-Sur-Saône, A Short Term Effect, Bonlieu Scene Nationale D’annecy, La Ménagerie De Verre, Fondazione Campania Dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia. La musica contamina spesso il suo lavoro e dal 2020 infatti intraprende anche un percorso da cantautrice: la sua canzone Iodecidio, un manifesto contro il femminicidio e pubblicata dal “Corriere della Sera”, è stata inserita nella colonna sonora della serie tv La Theorie du Y. Collabora con “Chora media”, prestando la propria voce all’audio fiction sui libri di Gianrico Carofiglio, La disciplina di Penelope, prodotta da Rai Radio1. È tra le socie fondatrici dell’APS “Amlet_a”, che si occupa di denunciare disparità di genere, abusi e violenze nel mondo dello spettacolo.
Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44 – Bologna
Prezzi dei biglietti: da 7 € a 15 € esclusa prevendita
Biglietteria: dal martedì al sabato dalle ore 11.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 19.00
Tel. 051 2910910 – biglietteria@arenadelsole.it | bologna.emiliaromagnateatro.com
Teatro Arena del Sole
via Indipendenza, 44 – Bologna
dal 10 al 22 maggio 2022
da martedì a venerdì ore 20.00 | sabato ore 19.30 | domenica ore 16.30
Sala Thierry Salmon
Kassandra
testo di Sergio Blanco
con Roberta Lidia De Stefano
regia, scene e costumi Maria Vittoria Bellingeri
disegno luci Andrea Sanson
musiche originali Roberta Lidia De Stefano
assistente Greta Bertani
foto di Serena Serrani
produzione ERT / Teatro Nazionale
durata 70 minuti
prima nazionale
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