BOLOGNA – Dal 1°maggio al 19 giugno negli spazi del Quadriloggiato superiore della Biblioteca dell’Archiginnasio, in Piazza Galvani 1, si potra° visitare a mostra 1874: diavoli neri al Pontelungo, organizzata dall’ Istituzione Biblioteche Biblioteca dell’Archiginnasio e curata da Claudio Arba e Giacomo Nerozzi. L’esposizione è dedicata alla fallita insurrezione anarchica del 1874, episodio poco conosciuto di storia locale bolognese, del quale Riccardo Bacchelli fornì una versione romanzata una cinquantina di anni più tardi: la prima edizione del Diavolo al Pontelungo comparve infatti nel 1927, presso l’editore milanese Ceschina, in un formato a due volumi non più ripetuto nelle edizioni successive. Il percorso espositivo si propone di mostrare alcuni documenti (a volte di indiscussa rarità) custoditi nella biblioteca dell’Archiginnasio, che possono costituire spunti per la ricerca o anche, più semplicemente, per la rievocazione di un determinato momento storico e dell’ambiente sociale che lo caratterizzò. Un piccolo numero di prestiti da altre biblioteche contribuisce a delineare le coordinate degli eventi.
L’eco dell’esperienza della Comune di Parigi (1871) e i primi due congressi dell’Associazione Italiana dei Lavoratori (Rimini 1872 e Bologna 1873) sono le tappe attraverso le quali matura il piano insurrezionale dell’estate del 1874: i congressi segnano infatti la scissione delle sezioni italiane dell’Internazionale dal dettato marxista e l’adesione alla corrente guidata da Michail Bakunin (Prjamuchino, 30 maggio 1814 – Berna, 1 luglio 1876), promotore di una linea antiautoritaria e votata all’azione eclatante. Nel breve volgere di un anno, peraltro, muta radicalmente l’atteggiamento delle autorità nei confronti degli internazionalisti: se il congresso riminese del 1872 poté svolgersi sostanzialmente indisturbato, l’anno successivo i delegati furono arrestati ancora prima dell’inizio dei lavori, che dovettero svolgersi in condizioni di semiclandestinità. Il periodico satirico bolognese «Papagallo» dedica a questo cambiamento di attitudine nei confronti degli internazionalisti una vignetta pungente, nella quale accusa il governo di ingigantire problemi inesistenti allo scopo di perseguire secondi fini.
Si può vedere esposto l’opuscolo contenente il programma del congresso riminese: ne sono noti solamente due esemplari superstiti; quello custodito all’Archiginnasio è ulteriormente impreziosito dal fatto di essere un dono di Giosue Carducci alla biblioteca. Proprio a Carducci scriveva, da Rimini, Andrea Costa: lo ringraziava per la vigorosa epigrafe composta in memoria di Francesco Piccinini, internazionalista lughese ucciso in un duro confronto con membri della fazione repubblicana; la lettera esposta appartiene alla serie dei Corrispondenti della biblioteca di Casa Carducci; l’epigrafe compariva già nella prima edizione complessiva delle opere di Carducci, stampata da Zanichelli in venti volumi.
Ai fini dell’allestimento, sono risultati di grande importanza il Fondo Fabbri, costituito dai circa quattrocento periodici di matrice anarchico-socialista raccolti da Luigi Fabbri e il Fondo Bacchelli, contenente il carteggio personale dell’autore, oltre naturalmente alle raccolte storiche dei periodici locali: da esse si è largamente attinto per la ricostruzione della cronaca degli eventi e del processo che ne seguì. Le quattro principali testate bolognesi («Il Monitore», «Gazzetta dell’Emilia», «La Patria», «L’Ancora») presentano gli avvenimenti ciascuna secondo il proprio orientamento politico-ideologico, permettendo così di osservare i fatti da angolazioni differenti. In particolare, il quotidiano «La Patria» tende a prendere le difese dei repubblicani, contro quanti sostenevano che l’insurrezione rappresentasse la confluenza di anime internazionaliste e repubblicane; per contro «L’Ancora», giornale di parte clericale, non nasconde la propria avversione tanto verso i repubblicani, quanto verso gli internazionalisti.
Luigi Fabbri (Fabriano, 23 dicembre 1877 – Montevideo, 24 giugno 1935), oltre ad essere personalmente impegnato nella diffusione del pensiero anarchico attraverso saggi e riviste, raccolse una straordinaria collezione libraria, che corse seriamente il rischio di andare perduta durante la seconda guerra mondiale; dopo avere attraversato varie vicissitudini, e benché dispersa in tre sedi differenti, quella collezione è oggi ancora fruibile e contiene documenti insostituibili per la storia dell’anarchia e dell’internazionalismo in generale. Fabbri lavorò per il Comune di Bologna come maestro elementare fino al marzo 1926, allorquando venne dichiarato decaduto dal posto di lavoro per avere rifiutato il giuramento al regime fascista. Dal Fondo Fabbri, in particolare, è emerso un periodico anarchico francese con annotazioni manoscritte di Carlo Cafiero (Barletta, 1 settembre 1846 – Nocera Inferiore, 17 luglio 1892), una delle voci più significative della prima generazione anarchica.
Dal carteggio di Riccardo Bacchelli (Bologna, 19 aprile 1891 – Monza, 8 ottobre 1985), che attende ancora di essere compiutamente scandagliato, viene proposto un assaggio della lunga conversazione epistolare con la moglie Ada Nuvolari Fochessati; alla vigilia dell’uscita del Diavolo al Pontelungo, lo scrittore confida le proprie ansie e speranze. La pubblicazione del romanzo ebbe vastissima eco e non mancò di suscitare vivaci polemiche anche al di là dell’oceano Atlantico: dall’Argentina giunse infatti la voce critica di Luigi Bakunin, nipote di Michail Bakunin, dalle pagine del periodico di Buenos Aires «Nosotros»: grazie alla collaborazione della Biblioteca Nacional di Buenos Aires, il testo di quell’articolo viene ora proposto in versione integrale. A Luigi Bakunin e a Max Nettlau, che aveva a sua volta sollevato obiezioni sul romanzo, Bacchelli dedicò una breve riflessione sul rapporto fra letteratura e storia, che con il titolo di Transatlantica andò a costituire una sorta di prefazione a tutte le successive edizioni del romanzo.
Alla Fondazione Feltrinelli di Milano, infine, si deve la riproduzione del terzo bollettino del “Comitato Italiano per la Rivoluzione Sociale”: questo organismo segreto, voluto da Bakunin per affiancare dietro le quinte l’attività dell’Associazione Italiana dei Lavoratori e che aveva la propria sede sulla sponda svizzera del Lago Maggiore, accompagnò la preparazione dell’insurrezione attraverso la pubblicazione clandestina di questi bollettini-manifesto; in particolare, il terzo apparve il 4 agosto 1874 e conteneva l’ultima, perentoria esortazione alla rivolta, che da Bologna avrebbe dovuto estendersi all’Italia intera.
La mostra si svolge nell’ambito di “CONCIVES 1116-2016” le celebrazioni del Nono Centenario del Comune di Bologna.
Orario: lunedì- sabato 9 – 19; domenica 10 -14.
Aperture straordinarie: domenica 1° maggio, domenica 15 maggio e giovedì 2 giugno, ore 10-19
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