Le novità di Emilia su Piacenza
PIACENZA – Eletto recentemente a capo di un CDA rinnovato che conta, in quota Piacenza, il sindaco Patrizia Barbieri, il primo cittadino di Bobbio, Roberto Pasquali e la consigliera provinciale con delega al turismo, Mariarosa Zilli, Cristiano Casa si appresta ad affrontare l’avventura nei panni di Presidente di Destinazione Turistica Emilia in un momento più che delicato. Già assessore a Città Internazionale del Comune di Parma con una lunga lista di deleghe, tra le quali quelle al Turismo, al Commercio e alla Sicurezza, Casa sa meglio di chiunque altro quanto la pandemia abbia bruciato tutte le aspettative che l’intera area promossa da Visit Emilia – di cui anche Piacenza fa parte – riponeva nell’occasione incarnata da Parma Capitale Italiana della Cultura, che avrebbe dovuto portare solo nel Parmense, secondo le speranze, a 900 mila presenze. È però perfettamente anche consapevole di come da qui si debba ripartire, puntando sulle sinergie per valorizzare un territorio ricchissimo sotto ogni punto di vista, dal food alla cultura, fino al benessere e a quell’opera d’arte che è un paesaggio diviso tra Appennino e Bassa.
Da cosa si parte per ricominciare?
«Dalle parole. Per riferirci a quest’area ricchissima, dobbiamo parlare di Emilia, come si parla di Champagne, Provenza o Langhe. Destinazione Turistica Emilia è un ente ma il territorio è un’altra cosa».
In questo senso, le basi erano già state poste…
«Esatto. Prima che il Covid si mettesse sulla nostra strada, era già stato fatto un lavoro eccellente. Le tre province si sono mosse come un sistema che ha portato alla nascita delle tre Reti “Food & Wine”, “Cultura & Castelli” e “Terme & Outdoor”. Queste reti rappresentano il core business del territorio».
Quali sono, nello specifico, le azioni in programma per il rilancio?
«Credo che dobbiamo cambiare alcuni strumenti. Innanzitutto, vedo la necessità di lavorare sul brand, portando in primo piano il marchio Emilia, che dovrà essere sempre più presente nei luoghi di arrivo, negli uffici del turismo e perché no sulle etichette nostri straordinari prodotti enogastronomici. Il logo deve accogliere chi si sposta in macchina, in treno o in aereo: i totem devono quindi essere posizionati in punti strategici, come lungo le autostrade, nell’aeroporto e presso le stazioni ferroviarie. Abbiamo in mente campagne stampa e digital mirate per dare una grande visibilità al marchio».
C’è da dire che la situazione del turismo sarà radicalmente diversa…
«Il secondo punto riguarda esattamente questo. Una delle maggiori criticità sta nel fatto che tutte le presenze che si erano generate attraverso il business non torneranno, perché i sistemi di videoconferenze spingeranno le imprese a continuare a lavorare su modalità simili. Si tratterà quindi di puntare con decisione sul leisure, sulle reti di prodotto, sul cicloturismo. Abbiamo dalla nostra un territorio che si presta molto a queste nuove declinazioni».
E il turismo enogastronomico?
«Siamo la Food Valley. Nessuno in Italia può vantare una tale ricchezza di prodotti che vale nel solo food dop e igp il 30% del fatturato totale italiano. Ciononostante, non possiamo dare per scontato il settore. Quindi, è necessario promuovere la nostra Rete “Food & Wine” con nuove iniziative. A questo proposito, insieme alla Regione stiamo studiando, per la fine dell’anno, un evento di portata internazionale che avrà l’obiettivo di valorizzare le filiere della Valle del Cibo, per dirla all’italiana».
L’arrivo della primavera influirà sulla promozione?
«Certo. Nell’ambito di Parma2020+21, che diventerà dunque Emilia2020+21, daremo ampio risalto al tema dei Castelli e all’outdoor, spingendo molto sui percorsi cicloturistici, sulle attività da fare in Appennino, sulle Terme e, in particolare, sugli sport come il golf».
Anche quest’ultimo, quindi, è un settore che avete intenzione di potenziare?
«Non c’è dubbio. Oltre a riconfermare i grandi eventi come la 1000 Miglia e il Giro d’Italia, puntiamo ad attirare manifestazioni che generino incoming. I tornei sportivi sono storicamente occasioni di visibilità e promozione: gruppi numerosi si fermano a dormire e i giovani hanno un’opportunità per vivere la nostra terra».
Abbiamo a disposizione i mezzi per raggiungere obiettivi così ambiziosi?
«Sarà fondamentale lavorare con tutti i vettori. Quindi non solo con le ferrovie a partire dalla Mediopadana e l’aeroporto di Parma. E poi dobbiamo sfruttare le fiere: cercheremo di evidenziare in particolare le esperienze legate al food, per accrescere l’interesse verso il territorio, con degustazioni dei nostri prodotti tipici. Penso, ad esempio, al Parmigiano Reggiano, ai salumi o all’aceto tradizionale di Reggio Emilia».
C’è un livello, forse fino a oggi non considerato a dovere, sul quale pensa si debba investire?
«Credo che il MICE e il sistema del congressuale siano enormi opportunità, perché hanno una ricaduta positiva anche in termini di indotto. Quello che partecipa a riunioni, incentive tour, conferenze ed esposizioni è un turista che spende. Arriva per lavoro e dobbiamo farlo innamorare del territorio per indurlo a ritornare. Insistere su questo punto significa ambire ad assicurarsi presenze di grande valore».
Per informazioni: Visit Emilia
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