«Hay que caminar»: queste parole si trovano in una frase che può fungere da motto per la ricerca di Nono e che viene citata frammentariamente nei titoli di questo pezzo per due violini (datato Berlino 2-3-89), e di due lavori per orchestra del 1987. A Toledo Nono lesse sul muro di un chiostro del 1300: «Caminantes no hay que caminar». O voi che camminate, non vi sono strade, c’è da camminare; non esistono percorsi segnati, strade certe e sicure, c’è la ricerca incessante, quella di Wanderer o di Prometeo. «È il mare sul quale si va inventando, scoprendo la rotta», commenta Nono (in una intervista del 1987 con Enzo Restagno). L’immagine dell’andare e del cercarsi un cammino è sottolineata dalle indicazioni per gli interpreti di “Hay que caminar” soñando: a loro Nono chiede di fare uso di diversi leggii, liberamente disposti, e di crearsi un percorso fra i leggii «camminando alla fine di ogni parte, cercandoli come cercando in cammino».
Anche ne La lontananza nostalgica utopica futura (“Madrigale per più ‘Caminantes’ con Gidon Kremer per violino solo e 8 nastri magnetici”) del 1988, Gidon Kremer si creava un percorso con la disposizione dei leggii. Ma non soltanto per evocare l’immagine del viandante: il “camminare” che Nono chiede agli interpreti della Lontananza e di “Hay que caminar” soñando ha, credo, anche una precisa ragione musicale, si lega al suo interesse per il movimento del suono nello spazio e per la sperimentazione di diversi modi di “far suonare” lo spazio, creando situazioni acustiche comunque non statiche, scoprendo le potenzialità di ambienti diversi.
“Hay que caminar” soñando si rivela affine alla Lontananza per questo aspetto che potremmo chiamare “scenico-musicale”, e perché entrambi i pezzi appartengono alla fase più recente della ricerca di Nono, a un pensiero musicale sempre più rivolto a una inquieta interiorizzazione, a un complesso procedere per frammenti, a un ansioso, incessante interrogare, a sospesi incantamenti, a una tensione visionaria scavata in una dimensione sempre più essenziale. All’interno di questa ricerca i caratteri dei due pezzi si rivelano per alcuni aspetti diversi. L’esperienza della Lontananza si lega specificamente alla collaborazione con Gidon Kremer: un frammentato e labirintico intrecciarsi di percorsi è creato dalle otto piste su nastro (registrate dallo stesso Kremer) e dalla parte per violino suonata dal vivo, e fra questa e le altre parti si stabilisce un gioco di riflessi, ombre e intersezioni teso a creare uno spazio e un tempo non univoci. La scrittura di “Hay que caminar” soñando si può ricollegare più da vicino a quella di Fragmente-Stille, an Diotima (1980), il pezzo per quartetto d’archi che segna un momento chiave nella fase più recente della ricerca di Nono. Già nei materiali del quartetto si trovava la “scala enigmatica” su cui Verdi scrisse la sua tarda Ave Maria, usata soltanto nella sua forma ascendente; in “Hay que caminar” soñando Nono pone in evidenza i suoni di questa scala, chiede agli interpreti di farli risaltare “quasi senza vibrato” ed esplora nella prima parte del pezzo le potenzialità della scala nella forma ascendente, nella terza parte di quella discendente. Più immediatamente dell’interesse di Nono per questo materiale l’ascoltatore potrà cogliere la natura estremamente inquieta, non statica del suono: ai suoi interpreti Nono chiede di cambiare continuamente l’intensità e il modo di produzione del suono (anche questo è un aspetto che prosegue la ricerca di Fragmente-Stille), creando sfumature sempre più cangianti, variegatissime. Si può dire che in ogni battuta i due violinisti trovano minuziosamente prescritta una grande varietà di comportamenti esecutivi, e nel caso di suoni tenuti Nono raccomanda esplicitamente «i suoni tenuti mai statici, ma modulati meno di 1/16». Prevalgono nella dinamica diverse sfumature di pianissimo, soprattutto nella prima parte, mentre la seconda presenta contrasti più frequenti e la terza inizia con una breve, ma violenta esplosione per approdare a un sospeso sussurro. L’inquieta incessante ricerca sul suono serve a definire percorsi musicali fatti di frammenti e illuminazioni, di silenzi e tensioni di canto, di rarefazioni estreme e scatti improvvisi. Anche l’intrecciarsi dei percorsi dei due violini non può essere definito in termini univoci.
Veniero Rizzardi
Docente a contratto presso il Corso di laurea magistrale in Economia e gestione delle arti (Produzione, ricezione e consumo della musica), è attualmente docente presso l’Institute of Sonology del Conservatorio Reale dell’Aia (NL). È stato in precedeza docente di prima fascia presso il Conservatorio Statale di Musica “C. Pollini” di Padova (titolare di Bibliografia e biblioteconomia musicale, e di Storia e Analisi del repertorio elettroacustico presso la Scuola di Musica elettronica). Ha studiato filosofia (laurea presso l’Università di Siena), ha conseguito il dottorato di ricerca in musicologia presso l’Università degli Studi di Milano e in seguito l’abilitazione nazionale alla docenza universitaria. Le sue aree di ricerca riguardano i repertori musicali contemporanei (estetica, analisi, storia culturale) e la storia delle tecnologie musicali. Ha inoltre insegnato e tenuto conferenze e seminari per conto di diverse istituzioni accademiche europee e americane, tra le altre: Harvard University, Mills College (California), Bard College (New York), Université de Montréal, Technische Universitaet (Berlino), Universität München, IRCAM (Parigi), Accademia di Santa Cecilia (Roma) e molte Università italiane. Ha pubblicato numerosi saggi in diverse lingue e curato pubblicazioni relative a diversi repertori musicali (cfr. ‘Pubblicazioni’). È tra i fondatori dell’Archivio Luigi Nono di Venezia e ha fondato insieme a Giovanni Morelli la rivista internazionale «AAA/TAC» (Acoustical Arts and Artifacts /Technology, Aesthetics, Communication) pubblicata dalla Fondazione G. Cini di Venezia, e della serie di pubblicazioni dell’Archivio Luigi Nono.
In qualità di organizzatore e curatore è responsabile per la programmazione musicale del Centro d’Arte degli Studenti dell’Università di Padova; ha fondato e diretto (1998-2003) il Centro italiano di informazione per la musica contemporanea (AMIC) per conto del Cidim (CIM-UNESCO), e ha diretto il settore musicale della Biennale dei Giovani Artisti del’Europa e del Mediterraneo nel 1999. Ha inoltre curato, insieme a F. e R. Masotti e R. Taroni, la prima esposizione italiana di arte acustica ambientata “Sonorità Prospettiche” (Rimini 1982). Ha collaborato alle attività educative della Biennale Musica di Venezia e alla programmazione musicale della Radio della Svizzera Italiana. È anche attivo come esecutore elettroacustico ed è in particolare impegnato in un programma di ‘restituzioni acusmatiche’, o ‘concerti fonografici’, in cui opere elettroacustiche e discografiche vengono restituite a un ascolto multicanale.
Davide Moro, nato nel 1995, inizia lo studio della musica all’età di 6 anni. Frequenta il conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria, diplomandosi in violino con il massimo dei voti e la lode sotto la guida del M. Riccardo Sasso. Successivamente ha frequentato l’Accademia del Talento di Desio seguito dal M. Iakov Zats. A settembre 2017 ha terminato il Master of Arts in Music Pedagogy presso il Conservatorio della Svizzera Italiana sotto la guida del maestro Pavel Berman per il violino ed Anna Modesti per la didattica. Ha frequentato diversi corsi di perfezionamento con maestri quali Feng Ning, Vilehlmas Cepinskis, Roman Fedchuk, Giacobbe Stevanato, Tamas Maior, Sonig Tchakerian, Giuliano Fontanella, Carlo Lazzari e con ensemble cameristiche quali l’Ex-novo Ensemble, il Quartetto Bernini, il Nuovo Quartetto Italiano, Aldo Campagnari (Quartetto Prometeo). Si è esibito in diverse rassegne musicali sia in veste solistica che cameristica, in Italia e all’estero. Ha suonato in occasioni quali il Prague Summer Music Festival, Festival Internazionale di musica da camera Suoni delle Madonie, Noto Music Festival, Rassegna Brianza classica, RaddaEstate, Amusicnet. Ha collaborato e collabora con orchestre come quelle del Teatro F. Cilea, l’Orchestra del Conservatorio della Svizzera Italiana, Teatro Olimpico di Vicenza, facendosi dirigere da maestri quali A. Lonquich, T. Netopil, V. Verbitsky, A.Tamayo, Pavel Berman, Xian Zhang. I primo premio al concorso internazionale “Paolo Serrao” della città di Filadelfia, III premio al “Barlassina International Young Talents Competition”.
Michela Marchiana nasce a Roma il 03/06/1995. Nel 2009 è entrata a far parte dell’Orchestra Giovanile di Roma diretta dal M° Vincenzo Di Benedetto, ricoprendo, dal 2011 al 2014, il ruolo di violino di spalla dei secondi violini. Con la stessa orchestra ha svolto numerosi concerti in Italia in prestigiosi luoghi come Auditorium della Conciliazione (Roma), Auditorium Parco della Musica (Roma), Teatro Ventidio Basso (Ascoli Piceno), collaborando con personalità di spicco quali Lior Shambadal e Carlo Maria Parazzoli. Dal 2014 ha fatto parte dell’orchestra d’archi Archi Accademia Nova, con la quale ha suonato in masterclass e stagioni di musica da camera, con sede nella sala principale di Palazzo Braschi a Roma, con prestigiosi insegnanti (M. Fiorini, M. Paris, S. Pagliani, G. Geminiani, S. Briatore, R. Gonzalez-Monjas, L. Klichkov), ricoprendo il ruolo di spalla dei secondi violini. Con la stessa, ha effettuato registrazioni per Radio Vaticana, per la trasmissione Diapason di Stefano Corato. Collabora dal 2016 con l’Orchestra Filarmonica di Benevento, di cui ha ricoperto il ruolo di concertino dei primi violini, concertino dei secondi violini e violino di fila, suonando con direttori quali Antonio Pappano, Francesco Lanzillotta, Andrea Solinas, Francesco Ivan Ciampa, Alvise Casellati, e solisti come Anna Tifu, Francesco Bossone, Alessio Allegrini, Beatrice Rana. Da settembre 2017 è socia fondatrice della rivista musicale Quinte Parallele Srls, per la quale svolge attività di gestione della rivista, di scrittrice e caporedattrice, nonché lavoro di correzione di bozze e revisione dei testi. Dal 2020 è socia fondatrice della casa editrice Ermes404. Per la rivista, tra le altre cose, in collaborazione con l’Istituto Anselmianum a Roma, ha tenuto, nel 2018, cicli di conferenze sul rapporto tra la musica e il sacro. Con la stessa ha in lavorazione due libri editi da Carocci editore e da Bibliografica editore. Dal 2018 collabora con la Roma Tre Orchestra e con il PMCE (Parco della Musica Contemporanea Ensemble), con sede all’Auditorium Parco della Musica a Roma, prendendo parte a prime esecuzioni assolute di opere contemporanee di compositori quali, ad esempio, Mark Grey, e suonando con compositori e personalità di spicco quali Bryce Dessner e le sorelle Katia e Marielle Labèque. Dal 2020 fa parte dell’Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale come violino di fila. Dal 2022 ricopre il ruolo di violino di spalla dei secondi violini. Con quest’ultimo ha preso parte alla realizzazione di una prima assoluta, l’opera “La porta divisoria” con musiche di Fiorenzo Carpi e Alessandro Solbiati, sotto la direzione di Marco Angius. Nel 2021 ha preso parte alla stagione concertistica estiva della Accademia Filarmonica Romana, suonando in quintetto.
Dallo stesso anno è violino di fila aggiunta dell’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani. Nel 2022 ha preso parte alla rassegna musicale Assoli curata dall’Accademia Filarmonica Romana, suonando in un recital violinistico dedicato alla musica contemporanea, suonando musiche di Fausto Razzi, Franco Donatoni e suonando anche prime assolute di compositori come Paolo Catenaccio e Rouzbeh Rafie