MusicaCantoParola, sabato 13 aprile presso l’Auditorium del Tempio, omaggia uno dei più affascinanti e radicali protagonisti della musica italiana e internazionale del secondo dopoguerra
MODENA – Sabato 13 aprile, alle ore 17.30 presso l’Auditorium del Tempio (viale Caduti in Guerra 196) MusicaCantoParola rende omaggio al compositore e intellettuale Luigi Nono; sarà un momento musicale ma anche di scoperta e racconto, con l’introduzione del prof. Veniero Rizzardi, docente universitario ed esperto della Fondazione Archivio Luigi Nono, una video intervista esclusiva a Nuria Schoenberg Nono e l’esecuzione del brano Hay que caminar soñando, per due violini spazializzati, con Michela Marchiana e Davide Moro.
Ridotto (minori di 26 anni e studenti Vecchi-Tonelli): 5 euro
Anche ne La lontananza nostalgica utopica futura (“Madrigale per più ‘Caminantes’ con Gidon Kremer per violino solo e 8 nastri magnetici”) del 1988, Gidon Kremer si creava un percorso con la disposizione dei leggii. Ma non soltanto per evocare l’immagine del viandante: il “camminare” che Nono chiede agli interpreti della Lontananza e di “Hay que caminar” soñando ha, credo, anche una precisa ragione musicale, si lega al suo interesse per il movimento del suono nello spazio e per la sperimentazione di diversi modi di “far suonare” lo spazio, creando situazioni acustiche comunque non statiche, scoprendo le potenzialità di ambienti diversi.
“Hay que caminar” soñando si rivela affine alla Lontananza per questo aspetto che potremmo chiamare “scenico-musicale”, e perché entrambi i pezzi appartengono alla fase più recente della ricerca di Nono, a un pensiero musicale sempre più rivolto a una inquieta interiorizzazione, a un complesso procedere per frammenti, a un ansioso, incessante interrogare, a sospesi incantamenti, a una tensione visionaria scavata in una dimensione sempre più essenziale. All’interno di questa ricerca i caratteri dei due pezzi si rivelano per alcuni aspetti diversi. L’esperienza della Lontananza si lega specificamente alla collaborazione con Gidon Kremer: un frammentato e labirintico intrecciarsi di percorsi è creato dalle otto piste su nastro (registrate dallo stesso Kremer) e dalla parte per violino suonata dal vivo, e fra questa e le altre parti si stabilisce un gioco di riflessi, ombre e intersezioni teso a creare uno spazio e un tempo non univoci. La scrittura di “Hay que caminar” soñando si può ricollegare più da vicino a quella di Fragmente-Stille, an Diotima (1980), il pezzo per quartetto d’archi che segna un momento chiave nella fase più recente della ricerca di Nono. Già nei materiali del quartetto si trovava la “scala enigmatica” su cui Verdi scrisse la sua tarda Ave Maria, usata soltanto nella sua forma ascendente; in “Hay que caminar” soñando Nono pone in evidenza i suoni di questa scala, chiede agli interpreti di farli risaltare “quasi senza vibrato” ed esplora nella prima parte del pezzo le potenzialità della scala nella forma ascendente, nella terza parte di quella discendente. Più immediatamente dell’interesse di Nono per questo materiale l’ascoltatore potrà cogliere la natura estremamente inquieta, non statica del suono: ai suoi interpreti Nono chiede di cambiare continuamente l’intensità e il modo di produzione del suono (anche questo è un aspetto che prosegue la ricerca di Fragmente-Stille), creando sfumature sempre più cangianti, variegatissime. Si può dire che in ogni battuta i due violinisti trovano minuziosamente prescritta una grande varietà di comportamenti esecutivi, e nel caso di suoni tenuti Nono raccomanda esplicitamente «i suoni tenuti mai statici, ma modulati meno di 1/16». Prevalgono nella dinamica diverse sfumature di pianissimo, soprattutto nella prima parte, mentre la seconda presenta contrasti più frequenti e la terza inizia con una breve, ma violenta esplosione per approdare a un sospeso sussurro. L’inquieta incessante ricerca sul suono serve a definire percorsi musicali fatti di frammenti e illuminazioni, di silenzi e tensioni di canto, di rarefazioni estreme e scatti improvvisi. Anche l’intrecciarsi dei percorsi dei due violini non può essere definito in termini univoci.
In qualità di organizzatore e curatore è responsabile per la programmazione musicale del Centro d’Arte degli Studenti dell’Università di Padova; ha fondato e diretto (1998-2003) il Centro italiano di informazione per la musica contemporanea (AMIC) per conto del Cidim (CIM-UNESCO), e ha diretto il settore musicale della Biennale dei Giovani Artisti del’Europa e del Mediterraneo nel 1999. Ha inoltre curato, insieme a F. e R. Masotti e R. Taroni, la prima esposizione italiana di arte acustica ambientata “Sonorità Prospettiche” (Rimini 1982). Ha collaborato alle attività educative della Biennale Musica di Venezia e alla programmazione musicale della Radio della Svizzera Italiana. È anche attivo come esecutore elettroacustico ed è in particolare impegnato in un programma di ‘restituzioni acusmatiche’, o ‘concerti fonografici’, in cui opere elettroacustiche e discografiche vengono restituite a un ascolto multicanale.
Dallo stesso anno è violino di fila aggiunta dell’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani. Nel 2022 ha preso parte alla rassegna musicale Assoli curata dall’Accademia Filarmonica Romana, suonando in un recital violinistico dedicato alla musica contemporanea, suonando musiche di Fausto Razzi, Franco Donatoni e suonando anche prime assolute di compositori come Paolo Catenaccio e Rouzbeh Rafie