PIACENZA – “È sempre sconfortante leggere di giovani e giovanissimi che si muovono in città come fossero gangster, tra risse, bullismo, rapine, droga, tirapugni e coltelli. Quel che conforta, invece, è il messaggio forte e chiaro che oggi arriva dalla Questura di Piacenza e quindi dalle istituzioni direttamente rivolto a queste bande di delinquenti, perché di questo si tratta. E il messaggio è che a Piacenza questi comportamenti non vengono tollerati, che non esiste una zona franca solo perché chi sceglie certe condotte criminali va ancora a scuola. Le nostre forze dell’ordine, alle quali come Comune abbiamo fornito e continueremo a fornire massima collaborazione, hanno dato un segnale inequivocabile. Un segnale non solo per i 45 giovanissimi coinvolti direttamente nell’indagine della polizia, ma per tutti quanti. E spero sinceramente che venga colto, che i ragazzi e le ragazze – magari affascinanti da modelli aggressivi, rabbiosi, violenti che purtroppo vanno per la maggiore anche nella musica – si rendano conto che alcune azioni generano reazioni. E la reazione delle istituzioni è prendere provvedimenti. Dovrebbero bastare i valori del rispetto, della legalità, della pacifica convivenza, ma a quanto pare per alcuni non è così.
Il fenomeno era già purtroppo ben noto, non solo a Piacenza, e ha avuto un’impennata notevole dopo il periodo Covid. Comportamenti sempre più prepotenti, violenti, aggressivi si sono diffusi tra ragazzi e anche tra ragazze spesso ancora minorenni. Dinamiche deviate di cui fanno parte l’esibizione sui social e l’ostentazione di look e linguaggi che sembrano emulare certi trapper.
È una deriva pericolosa che, come comunità, non possiamo sottovalutare. Come amministratori il nostro dovere è fare tutto il possibile per sensibilizzare sulla gravità di certe condotte, favorire iniziative, confronti, dialoghi che coinvolgano le scuole, gli educatori, le società sportive. E lo stiamo facendo su vari temi, anche ieri con la criminologa Roberta Bruzzone. Ma resta il fatto che certe azioni non possono rimanere impunite.
Proprio in quest’ottica, quand’ero consigliera regionale a Bologna nel 2021 avevo firmato un’interrogazione con la quale chiedevo che venisse stimolato il Governo a prendere provvedimenti che toccassero sul vivo i giovanissimi: sospensione dei profili social e patente a vent’anni e non a 18 come misure accessorie per coloro che si rendessero protagonisti di certi episodi. Tutto ciò a margine degli eventuali provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Non è certo la soluzione a tutti i mali, ma può essere di stimolo”.