PARMA – L’inaugurazione del nuovo Ponte della Navetta ricuce la ferita aperta con l’alluvione del 13 ottobre del 2014, quando le acque impetuose del torrente Baganza distrussero l’antico ponte ciclopedonale. Il nuovo ponte è stato progettato con un‘unica campata di circa 70 metri di lunghezza, sopraelevata rispetto al letto del torrente, in modo da non presentare ostacoli di sorta al deflusso delle acque. Contestualmente all’apertura del nuovo ponte è stata scoperta l’opera che ricorda gli “Angeli del Fango”, i giovani e tutti coloro che si prodigarono nei giorni dell’alluvione per rimuovere fango e detriti.
Al momento hanno preso parte Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna; il Sindaco di Parma, Federico Pizzarotti; Michele Alinovi, Assessore alle Politiche di pianificazione e sviluppo del territorio e delle opere pubbliche; Tiziana Benassi, Assessora alle Politiche di Sostenibilità Ambientale del Comune di Parma. Con loro le massime autorità civile e militari, i rappresentanti delle realtà cittadine, territoriali ed associative che hanno dato il loro contributo nei giorni dell’alluvione ed alla realizzazione del progetto. Hanno preso la parola Giampalo Zucchi, Presidente Comitato Provinciale di Parma della Protezione Civile; Antonio Bodria, Past President del Rotary Club Parma Farnese per Area Emilia 2 Distretto 2072 Emilia Romagna e San Marino; Carmelo Iannello, Presidente della Consulta Provinciale degli Studenti; Pierluigi Saldina, Presidente Comitato Alluvionati Baganza. La benedizione è stata impartita da padre Assuero Mascanzoni.
“Oggi inauguriamo un’opera fondamentale per questa comunità, che ricuce una ferita che si era aperta oltre sei anni con la distruzione del ponte precedente- ha affermato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini-. E ricordando quella disastrosa alluvione, è doveroso l’omaggio agli Angeli del Fango, decine di donne e uomini che lavorarono generosamente giorno e notte per rimuovere il fango che si era accumulato e riportare la situazione alla normalità. Da più di un anno stiamo combattendo la pandemia e finalmente vediamo la luce grazie alla campagna vaccinale che confidiamo possa accelerare nelle prossime settimane. Ma in questi mesi non ci siamo mai fermati e abbiamo proseguito anche politiche prioritarie come la lotta al dissesto idrogeologico, non a caso uno dei punti identitari del nuovo Patto per il Lavoro e per il Clima. Per farlo sono necessari investimenti, come quelli messi in cantiere per la Cassa del Baganza e l’area del fiume Parma. Continueremo su questa strada, perché rispettare l’ambiente significa voler bene al nostro territorio e migliorare la qualità della vita di chi vi abita”.
“Grazie a questa infrastruttura ciclopedonale – ha sottolineato il Sindaco Federico Pizzarotti – i quartieri Montanara e Molinetto saranno di nuovo in dialogo tra loro. L’opera, molto attesa, conclude gli interventi messi in atto a seguito dell’alluvione stessa: ricuciamo, in questo modo, una ferita aperta sette anni fa”.
Soddisfazione è stata espressa dall’Assessore alle Politiche di pianificazione e sviluppo del territorio e delle opere pubbliche Michele Alinovi. “Il nuovo ponte è l’ultima opera pubblica legata alla ricostruzione post alluvione che finalmente trova la sua conclusione. Si è così mantenuta la promessa di restituire l’amato “Ponte della Navetta” ai cittadini dei quartieri Montanara e Molinetto, divisi dalla furia delle acque del Baganza e che oggi il nuovo ponte ciclo-pedonale finalmente riunisce. L’immagine incisa degli Angeli del Fango è il simbolo della forza di una comunità che ha saputo esprimere con grande solidarietà il volto più bello della nostra città e dei nostri giovani. Ora attendiamo l’inizio della realizzazione della Cassa di Espansione del Baganza per voltare definitivamente pagina da quei tragici giorni del 2014.
L’Assessore alle Politiche di Sostenibilità Ambientale, Tiziana Benassi, ha rimarcato che “Il ponte ciclopedonale della Navetta non è solo un collegamento viabilistico, ma anche una testimonianza storica della città. Con la sua apertura riuniamo la città, in un’ottica sostenibile: a breve la rete ciclabile di Parma supererà i 160 chilometri ed il nuovo ponte rappresenta un anello strategico della rete stessa”.
La nuova infrastruttura nasce a seguito di un percorso complesso ed articolato che ha visto il Comune di Parma in prima linea- dal 2014 ad oggi – per garantire la ricucitura tra il Quartiere Montanara ed il Quartiere Molinetto, mettendo, così, in dialogo due sistemi territoriali anche grazie a opere funzionali al nuovo ponte che sono già state realizzate ed in corso di realizzazione, come le piste ciclabili che corrono lungo gli argini del torrente sul fronte sinistro e su quello destro e che si inseriscono nell’ambito delle prescrizioni previste dal Bici Plan del Comune. L’obiettivo è quello di connettere anche il nuovo quartiere Parma Mia e di potenziare il sistema di collegamenti ciclopedonali nell’ambito del sistema delle piste ciclabili che corrono tra i due storici quartieri della città, favorendo la mobilità sostenibile.
La realizzazione dell’infrastruttura nasce da un’azione di squadra che si è concretizzata, oltre che dall’impegno prioritario del Comune di Parma, con il coinvolgimento del Ministero delle Infrastrutture, del Provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche, della Regione Emilia Romagna ed anche dei cittadini. Il progetto che vede oggi la luce è, infatti, frutto di progettazione partecipata promossa dal Comune nel 2015, anche grazie al sostegno dei cinque Rotary Club di Parma e provincia, riuniti nell’Area Emiliana 2, e che ha visto la cittadinanza coinvolta nella scelta progettuale che ha vinto il concorso, che vide la partecipazione di ben 87 progetti. Il progetto vincitore è risultato quello presentato dal seguente raggruppamento tecnico professionale: architetto Mario Macchiorlatti Dalmas (capogruppo), architetto Fabrizio Prato, ingegnere Francesco Velardo ed ingegnere Andrea Tripodi.
La cronistoria degli eventi ha visto il Comune di Parma agire in prima persona, immediatamente dopo l’alluvione. Il rifacimento del Ponte, infatti, non era stato incluso tra i finanziamenti dell’Agenzia di Protezione Civile dell’Emilia Romagna e del Fondo di Solidarietà della Comunità Europea. Da qui l’impegno dell’Amministrazione che, in attesa di reperire i finanziamenti, ha posto come priorità quella del suo recupero e con essa il recupero della memoria storica del ponte, nato come “ponte delle acque” e simbolo del quartiere Montanara. Il Comune, grazie anche alla generosità del Rotary Club Area Emiliana 2, che ha finanziato i premi, nel marzo 2015 ha bandito un concorso di idee per il progetto di rifacimento del ponte, che si è concluso nel luglio dello stesso anno, con la proclamazione del vincitore, decretato anche attraverso il voto popolare.
Nel frattempo, con decreto n. 104 del 17/03/2015, il Ministero Infrastrutture e Trasporti, ha approvato il programma degli interventi urgenti in materia di dissesto idrogeologico, tra cui rientrano i lavori di rifacimento del ponte della Navetta, per un importo di € 1.400.000. A seguito dell’assegnazione del finanziamento al Provveditorato, si è provveduto alla sottoscrizione di una convenzione tra Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per la Lombardia e l’Emilia Romagna, Regione Emilia Romagna e Comune di Parma, al fine di stabilire le varie competenze per la realizzazione dell’opera.
Il Provveditore, in qualità di stazione appaltante, con proprio decreto, ha approvato il progetto esecutivo sviluppato dai vincitori del concorso. Il Provveditorato Interregionale alle Opere Pubbliche per la Lombardia e l’Emilia Romagna, inoltre, ha gestito e sviluppato il progetto esecutivo con metodologia BIM, applicata per la prima volta in Italia ad un appalto di lavori pubblici, anche con il contributo di uno studio tecnico professionale. L’importo totale di quadro economico complessivo dell’opera ammonta a € 1.700.000. L’appalto è stato assegnato all’ATI “Buia Nereo S.r.l. –Parma, per il corrispettivo di circa 1milione e 217mila euro.
IL PROGETTO.
Il ponte è stato ricostruito tenendo conto dei limiti legati alla vecchia struttura, prevedendone una nuova completamente sopraelevata rispetto all’alveo del torrente stesso e modificando leggermente il tracciato del vecchio ponte, ma mantenendo la memoria e la continuità storica nell’uso, proprio nel suo percorso che ricalca in gran parte il vecchio. Al fine di ridurre l’impatto visivo del ponte è stata scelta una soluzione strutturale che non comportasse l’impiego di strutture in elevazione, che superino l’altezza strettamente necessaria; per questo è stato utilizzato uno schema strutturale tale da ridurre l’impatto visivo del ponte: quella della passerella in acciaio. Tale soluzione ha permesso di avere una visuale sul paesaggio completamente libera, lungo tutto il percorso.
L’elemento metallico visibile introduce un nuovo elemento nel paesaggio ma risponde ai mutati requisiti di portata idraulica (una sola campata e assenza di strutture nell’alveo), requisiti sismici e nel complesso requisiti di incolumità per i cittadini.
Il profilo del ponte è costituito da una parte in piano inclinato con pendenza del 5% ed una parte curva in sommità. I dislivelli tra le zone di prossimità del ponte ed il ponte sono state superate con un sistema di rampe ciclopedonali e con scale di accesso poste sulle spalle del ponte. La continuità del percorso ciclopedonale sugli argini è stata preservata ed il percorso entra a far parte del sistema di accesso al ponte. Nei pressi dell’accesso pedonale al ponte dal lato Via Navetta è stata collocata il l’opera dedicata agli “Angeli del Fango”: sulla parete adiacente alla scala di accesso tredici figure in acciaio verniciato ricordano il coinvolgimento della popolazione nel ripristino delle aree alluvionate.
Per chi accede da via Baganza, la rampa di accesso al ponte si trova sul prolungamento della pista sul nuovo argine lungo il viale alberato. Per accedere al ponte sono state realizzate due scale in pietra poste simmetricamente rispetto all’asse longitudinale. Il rivestimento di tutti i muri è stato realizzato in mattone faccia a vista. I parapetti del ponte sono costituiti da ringhiere in acciaio e contengono il sistema di illuminazione del ponte stesso.
Il piano di calpestio del ponte è realizzato in doghe “millerighe” WPC materiale interamente riciclabile costituito da 2/3 di farina di legno, da 1/3 di polietilene ad alta densità (PEHD), con finitura superiore anti-sdrucciolo, colore legno. L’illuminazione, per le rampe e le scale, è stata realizzata utilizzando corpi illuminanti in alluminio equipaggiati con sorgenti a LED ad incasso nei muri laterali rivestiti in mattoni faccia-vista.