FORLÌ – Dopo aver venduto oltre 500 copie, la maggior parte in Emilia Romagna, il libro di Michele Minisci “CASTROCARO – SANREMO. SOLO ANDATA va in ristampa, anche alla luce della febbre che sale sempre di più alla vigilia del festival della canzone italiana di Sanremo, a cui Castrocaro era molto legato per la sinergia tra i due festival durata fino al 1988.
Il libro si può acquistare in tutte le librerie e su Amazon e a Forlì in particolar modo nell’ edicola di piazza Saffi, accanto all’ingresso del Comune, nell’edicola all’inizio di corso della Repubblica e nell’edicola Bonavita in via Sapinia, quartiere Romiti.
Dopo la prima pubblicazione nel settembre scorso, questo libro è servito a registrare l’inserimento del festival Voci Nuove( prima assente!), nel Portale della Musica Leggera Italiana del Ministero della Cultura con la seguente motivazione:
“La maggior parte dei dati che abbiamo raccolto provengono dal libro di Michele Minisci (al quale va il nostro ringraziamento) Castrocaro-Sanremo solo andata, pubblicato da Capire Edizioni (Forlì, 2020), integrati inoltre da ricerche sul web e su alcuni archivi giornalistici italiani e la Biblioteca Nazionale. La presentazione dei dati dei partecipanti al Festival delle Voci Nuove di Castrocaro si interrompe con l’edizione del 1988, l’ultima nella quale veniva data la possibilità al vincitore di partecipare di diritto al Festival di Sanremo. A Castrocaro si sono comunque affermati negli anni, pur senza vincere il festival, cantanti che avranno poi, anche loro, una risonanza nazionale, come Iva Zanicchi, Edoardo Bennato, Caterina Caselli, Fiorella Mannoia, Eros Ramazzotti, Alberto Fortis, Bracco Di Graci, Lighea, Neck, Silvia Salemi, Max Pezzali, Laura Pausini. http://www.canzoneitaliana.it/festival-delle-voci-nuove-di-castrocaro”.
A seguito di ciò, il libro di Minisci si è arricchito di due belle e lusinghiere note da parte di due giornalisti di punta come Ernesto Assante di Repubblica e Tommaso Labate del Corriere della Sera.
“Il libro di Michele Minisci vale la pena! Ha fatto bene ad accendere i riflettori su una manifestazione che per tanti anni, specialmente fino agli anni ’80, è stata veramente importante perché permetteva a legioni di giovani cantanti, autori e interpreti sconosciuti, di poter accedere a un pubblico più ampio, con una porta d’ingresso qualificata e qualificante, come lo sbocco al festival di Sanremo. Non a caso viene citata una lista di nomi molto lunga di concorrenti poi diventati famosi, e quindi devo dire grazie per questo libro che in qualche modo è servito a colmare un buco nella storia e nel racconto della musica leggera italiana.
Nel libro viene spesso sottolineato come anche le canzoni delle Voci Nuove di Castrocaro abbiano rispecchiato e raccontato, dalla parte dei giovani, la storia del nostro paese, perché credo che la canzone rispecchi sempre la cultura, la società e il momento che sta vivendo un paese, nel bene e nel male. Molto interessante, infine, il capitolo in cui Michele si sofferma lungamente sul perché questo importante Festival per voci nuove sia nato proprio in terra di Romagna, a due passi dalla via Emilia, importante crocevia di creatività e di musica, dove sono sorti negli anni ’60 e ’70 decine e decine di locali da ballo, di feste de l’Unità, palestre importanti e fucine per giovani musicisti e cantanti per far diventare finalmente il canto e la musica, una vera professione”. Ernesto Assante
“Mi sono molto appassionato al libro di Michele Minisci perché nel suo racconto c’è esattamente quello che il festival di Castrocaro ha rappresentato anche per il tessuto sociale di questo paese, specialmente negli anni ’60 e ’70, e che purtroppo gli odierni Talent, invece, non sono riusciti e non riescono a rappresentare. In due parole è stato anche un ascensore sociale di cui tanto si parla oggi anche nei dialoghi tra intellettuali e purtroppo troppo poco tra i politici, perché il festival di Castrocaro piombava praticamente dentro le nostre case, le case delle famiglie contadine, delle famiglie operaie, con la possibilità per molti giovani di emanciparsi e di farlo senza che questo rappresentasse la strettoia un pochino da Gratta e Vinci, da Ruota della Fortuna, come succede oggi con i Talent Show, dove sembra che ci sia una gigantesca macchina della comunicazione che confeziona i personaggi prima ancora che le canzoni.
Nelle interviste che Michele ha fatto ai vari vincitori emerge poi chiaramente come tutto partiva dal basso proprio come se fosse un grande campionato di calcio Primavera dove tu hai la possibilità di vedere effettivamente se un giocatore più che dieci tatuaggi o una fidanzata famosa è capace di far emozionare un pubblico e arrivare in prima squadra, a misurarsi veramente con la capacità di sfondare oppure no, perché poi la vita rappresenta semplicemente questa sfida”. Tommaso Labate