“Già in più occasioni abbiamo annunciato la volontà dell’Amministrazione di non disperdere il grande patrimonio di idee, analisi, condivisione maturato nel corso dei mesi scorsi in quella stimolante e gratificante avventura che ha rappresentato la redazione del dossier di Rimini Capitale italiana cultura 2026 e di dare dunque continuità a questo lavoro traducendolo in uno strumento di visione ma concreto, in grado di orientare le scelte e le azioni dei prossimi anni – spiega l’assessore alla Cultura Michele Lari – Tra i tanti lasciti dell’esperienza di candidatura c’è soprattutto una presa di consapevolezza collettiva di una città vitale, creativa, curiosa, oltre agli stereotipi e ai luoghi comuni con cui spesso viene percepita dall’esterno e di cui spesso siamo vittime anche noi che Rimini la viviamo ogni giorno.
Per queste ragioni abbiamo iniziato a ragionare e a confrontarci sulle modalità migliori per proseguire in questo ripensamento di Rimini, per immaginare e pianificare strategie di sviluppo condivise con il territorio. E anche per continuare ad alimentare quel dibattito che soprattutto negli ultimi mesi si è riacceso e che è linfa vitale per una crescita collettiva, facendo sì che però non sia fine a se stesso, ma per tradurlo in obiettivi, azioni, risultati. E’ infatti dentro la cornice del piano strategico che possiamo trovare stimoli e risposte a questioni centrali e di interesse comune quale l’uso degli spazi della cultura esistenti, la programmazione di nuovi luoghi o ancora come le politiche culturali possano integrarsi ai progetti di sviluppo urbanistico della città.
Già dalle premesse è evidente che non si tratta di una sfida semplice a cui ci siamo approcciati guardandoci ‘dentro’: da mesi abbiamo avviato, ed è tutt’ora in corso, un lavoro interno all’Amministrazione coordinato dalla fondazione Piano Strategico fatto di incontri, coinvolgimento di esperti, studio di casi e riflessioni sui modelli di sviluppo culturale di altre città, raccolta di idee, che ci ha permesso di capire potenzialità e vulnerabilità. Questo lavoro che sfocerà in un manifesto metodologico che vogliamo presentare alla città indicativamente già nel mese di maggio e che sarà la base per costruire insieme il processo di progettazione partecipata che coinvolgerà la città a partire dalla seconda metà del 2025. Sarà chiamata a raccolta la comunità, attraverso incontri, laboratori e anche appoggiandosi a nuovi strumenti di comunicazione diretta con i cittadini, per far sì che sia davvero una partecipazione allargata.
“Insieme” è la parola chiave: il piano strategico della cultura sarà infatti l’occasione per essere protagonisti, non solo a parole, del proseguimento di un’evoluzione della città che vede nella cultura non solo una leva di ulteriore attrattività, ma soprattutto una leva per la crescita dell’intero territorio”.