PIACENZA – Aula consiliare gremita di studenti, stamani, in Municipio: tra i banchi gli allievi del liceo Prva Gimnazija di Sarajevo, ospiti a Piacenza nell’ambito di un progetto di gemellaggio internazionale che il liceo Gioia ha avviato, già dall’anno scolastico 2016-2017, con l’istituto straniero, tra i più antichi della Bosnia Erzegovina. Accanto a loro, i coetanei della 4° E a indirizzo scientifico, che li hanno ospitati in famiglia in questi giorni ricambiando l’accoglienza ricevuta in settembre, quando loro stessi avevano condiviso l’esperienza del viaggio nella capitale bosniaca.
Scambio istituzionale di doni, lo stemma della città consegnato dagli assessori Mario Dadati e Francesco Brianzi alle docenti Amela Beca e Soraja Gvozdar, vicine alle professoresse del liceo Gioia Donata Horak – che segue questo percorso formativo e culturale sin dall’inizio – e Ilaria Dioli. E non è mancata, da parte degli amministratori comunali, l’autenticità di sentimenti personali: “Ricordo ancora oggi il dolore e il senso di impotenza – ha sottolineato l’assessore Dadati – di fronte alle notizie di guerra nella ex Jugoslavia, ma anche l’emozione di cui mi sono sentito idealmente partecipe quando 500 pacifisti italiani riuscirono a entrare, l’11 dicembre 1992, in una Sarajevo assediata: tra loro c’erano anche amici e compagni di studi di cui ho condiviso le speranze”. E proprio sul valore del dialogo e della conoscenza reciproca, come fondamento di convivenza civile tra i popoli ed essenza dell’Europa unita, è intervenuto a sua volta l’assessore Brianzi, ripercorrendo il viaggio d’istruzione vissuto da studente del liceo Gioia, con destinazione Sarajevo: “Una meta ben diversa dalle grandi capitali che molti compagni di classe sognavano per la gita – ha raccontato con un sorriso – ma capace di sorprendere tutti per l’arricchimento umano che ne è scaturito, per l’incontro con le persone, per l’atmosfera unica che in questa bellissima città abbiamo potuto respirare”.
Anche le docenti hanno rimarcato, unanimemente, come il valore di questo gemellaggio vada oltre l’apprendimento linguistico per abbracciare, invece, una dimensione più ampia di umanità e consapevolezza, che dall’insegnamento doloroso della storia recente possa essere sempre foriera di pace e dialogo. Guardando anche al futuro e alla possibilità di ritornare a Piacenza, magari per frequentare un ateneo universitario o, semplicemente, per ritrovare amicizie e legami che si sono instaurati nonostante le distanze chilometriche.
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