Ferrara

In mostra all’Ariostea i facsimili di quattordici capolavori della miniatura

Esposizione visitabile fino al 31 agosto 2024 in via Scienze 17 a Ferrara

Emily Dickinson, Herbarium, ed. facsimile, Roma, Elliot, 2017

FERRARA – Dal manoscritto dell’Eneide all’erbario di Emily Dickinson, passando per la bibbia di Borso d’Este e l’edizione del Decamerone vergata e miniata alla corte estense. Sono quattordici i facsimili di grandi opere del passato in mostra fino al 31 agosto 2024 nella sala Ariosto della biblioteca comunale Ariostea di Ferrara (via Scienze 17). I preziosi esemplari, appartenenti alle collezioni della stessa biblioteca, sono stati realizzati fra il 1980 e il 2021, da case editrici italiane e straniere dedite alla produzione di edizioni d’arte.

“Si tratta – spiegano i curatori della mostra – di autentici capolavori della miniatura, memorie e immagini dell’antichità, eccellenze del Medioevo, del Rinascimento e dei secoli successivi, fedelmente riprodotti conformemente all’originale. Le moderne tecnologie digitali e l’artigianalità di maestri librai, di legatori d’arte, si coniugano per raggiungere alti livelli di produzione. Pur non essendo gli originali in alcun modo sostituibili, attraverso i facsimili che li riproducono diventano fruibili e accessibili e il loro stato conservativo è fissato e preservato”.

L’esposizione è visitabile durante gli orari di apertura della biblioteca, dal lunedì al venerdì ore 9-19 e sabato 9-13.

LA SCHEDA – Le opere in mostra

Inaugura l’esposizione, seguendo un percorso cronologico, il facsimile di uno dei più antichi manoscritti contenenti l’Eneide di Virgilio: il Vergilius Vaticanus. Scritto a Roma attorno al 400 d. C., accoglie altresì i frammenti delle Georgiche.

Segue il Codex Purpureus Rossanensis, facsimile di un codice membranaceo realizzato tra il secolo V e il VI. È uno degli Evangeliari più antichi esistenti: raccoglie l’intero Vangelo di Matteo, buona parte del Vangelo di Marco e un frammento della lettera di Eusebio a Carpiano sulla concordanza dei Vangeli. Realizzato in uno dei centri di attività scrittoria di matrice bizantina, ritenuta essere dalla prevalenza degli studiosi ad Antiochia di Siria, da altri a Cesarea di Palestina. Il codice, in caratteri onciali d’argento, tranne i primi tre righi d’oro, scritto in lingua greca, su supporto scrittorio pergamenaceo tinto di colore purpureo, e disposto su due colonne, è costituito da 188 carte, quattordici delle quali recano miniature ritenute capolavori dell’arte bizantina.

Noto come Dioscurides Neapolitanus è l’Herbarium (De materia medica) di Dioscorides Pedanius (40-90 d. C.), facsimile di un codice membranaceo dei secoli VI exeunte – VII ineunte conservato alla Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli. Il codice, in lingua greca, raccoglie parte dell’opera di Dioscoride Pedanio: l’Herbarium. Medico del I secolo d.C. originario di Anazarba, presso Tarso, Dioscoride fu medico, botanico e farmacista. L’esemplare contiene poco più di 400 miniature distribuite sul recto di 172 carte e propone oltre 600 tipologie di piante medicinali conosciute all’epoca, corredate da commento.

Il percorso continua con il Tacuinum sanitatis in medicina, codice di produzione veneta, probabilmente commissionato alla fine del Trecento dalla famiglia Sperono Alvarotti di Padova ad una bottega di miniatori veronesi. E’ costituito da 206 miniature a piena pagina, in cui sono illustrate piante, animali, uomini e donne dediti alla loro cura, varietà di cibi, spezie, il loro uso e le loro proprietà. Scene di vita domestica, quotidiana, cortese, costumi dell’epoca. Sono altresì rappresentate architetture, interni di botteghe di varie attività, spezierie, magazzini, abitazioni private ed edifici pubblici.

Una edizione facsimilare di un prezioso testimone di Ars nova italiana del Trecento è il codice Vaticano Rossiano e il suo complemento di Ostiglia. Il facsimile riunisce due membra disiecta, di un codice originariamente unico, che ora sono custodite in due istituti di conservazione distinti: la Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma e la Fondazione Opera Pia don Giuseppe Greggiati di Ostiglia. La silloge costituita da 37 composizioni – per la maggior parte madrigali e ballate – fu realizzata in ambiente veneto.

Due vetrine consecutive accolgono la Bibbia di Borso d’Este, in due tomi, capolavoro assoluto della miniatura ferrarese nonché italiana del Rinascimento, compiuta per celebrare la magnificenza del casato Estense e in primis di Borso che ne fu il committente. Incaricati i miniatori Taddeo Crivelli e Franco dei Russi coi quali lavorarono altre maestranze del tempo come Girolamo da Cremona, Giorgio D’Alemagna, Marco dell’Avogaro, Guglielmo Giraldi, fu vergata su pergamena in scrittura semigotica dal calligrafo milanese Pietro Paolo Marone; il bolognese Giovanni della Badia ne predispose le pergamene, mentre il legatore Gregorio da Gasparino realizzò una coperta in velluto cremisi con borchie d’argento dorato. Il facsimile è una straordinaria opera artistica realizzato a distanza di 60 anni dalla prima edizione facsimilare compiuta nel 1937 da Emilio Bestetti, che la Biblioteca Ariostea conserva con dedica autografa di Giovanni Treccani degli Alfieri.

Altro prezioso facsimile è costituito da il Decameron di Giovanni Boccaccio, codice di produzione ferrarese, vergato e miniato nel 1467 alla corte Estense, ancora una volta commissionato da Borso d’Este come dono per Teofilo Calcagnini.

A seguire Les petites prières de Renée de France, Libro d’Ore di Renata di Valois (1510-1575), figlia del re di Francia Luigi XII e di Anna di Bretagna, andata sposa, nel 1528, ad Ercole II d’Este, in una edizione facsimilare che, nel caso specifico, supplisce necessariamente all’originale che fu sottratto nel corso di un’esposizione all’abbazia di Montecassino e mai più ritrovato. Un’ampia vetrina verticale accoglie due facsimili accomunati dal luogo d’origine di produzione e di committenza: Ferrara e gli Estensi.

La Genealogia dei principi d’Este, prezioso album di famiglia con la galleria di ritratti dei signori di Ferrara, codice eseguito per la famiglia d’Este negli anni 1474-1479, ora costituito da due frammenti conservati alla Biblioteca Estense Universitaria di Modena e alla Biblioteca Nazionale Centrale “Vittorio Emanuele II” di Roma. Il Libro d’Ore di Alfonso I d’Este, conosciuto come Offiziolo Alfonsino, prodotto a Ferrara, nel secolo XVI (1505-1510) dal miniatore Matteo da Milano, è considerato l’ultimo capolavoro della miniatura ferrarese.

A rappresentare il Seicento barocco, il facsimile della raccolta di disegni botanici tratti dal vero del pittore olandese del Seicento barocco Franciscus de Geest (1638-1699) dal titolo: Hortus Amoenissimus omnigenis floribus, plantis, stirpibus, etc. etc. etc., Leeuwarden, 1668.

Sempre restando in tema botanico, l’Herbarium di Emily Dickinson (1830-1886), creato dalla nota scrittrice tra il 1839 e il 1846, il cui originale è conservato alla Houghton Library di Harvard. Emily Dickinson, amante della natura ed in particolare dei fiori, delle piante, di cui era attenta conoscitrice, compose il suo erbario durante l’adolescenza. È nota una lettera, datata 7 maggio 1845, che la poetessa scrisse all’amica Abiah Root in cui, nel mandarle una piccola foglia di geranio, le chiedeva se avesse iniziato a collezionare fiori e piante per un erbario: “sarebbe come un tesoro per te; quasi tutte le ragazze ne hanno uno”. L’Herbarium è composto da 424 esemplari essiccati, di cui 250 appartenenti a specie autoctone o naturalizzate di Amherst, città natale della Dickinson, nella contea di Hampshire nello Stato del Massachusetts, disposti sul recto di 66 carte in un album dalla coperta rigida color verde.

Termina il percorso espositivo un particolarissimo facsimile. Dell’architetto, designer, nonché artista poliedrico, Luigi Serafini, il Codex Seraphinianus, realizzato tra il 1976 e il 1978, è considerato il libro più strano e misterioso mai pubblicato. Composta da 360 tavole, è una enciclopedia surreale di un mondo immaginario, fantastico, illustrato e descritto in un alfabeto enigmatico pubblicato per la prima volta, in formato di libro, nel 1981 dall’editore Franco Maria Ricci. L’enciclopedia di un visionario così lo definì Italo Calvino. La nuova edizione aggiornata e integrata in occasione del 40° anniversario dall’editio princeps del Codex Seraphinianus è stata stampata a Milano da Rizzoli, 2021.

Il programma completo degli appuntamenti culturali della biblioteca comunale Ariostea di Ferrara alla pagina: http://archibiblio.comune.fe.it

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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