Si tratta di una tecnica del tutto nuova per la quale, dopo Parigi e Barcellona, Reggio Emilia è stata individuata quale terzo centro europeo sperimentatore (solo altri tre centri analoghi nel resto del mondo, negli Stati Uniti e Canada) dalla ditta produttrice dell’apparecchiatura, la statunitense General Electric.
“Un’ulteriore conferma delle straordinarie capacità dei nostri professionisti sanitari, riconosciute anche a livello internazionale- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Anche nella fase complicata che da un anno a questa parte vede la nostra sanità impegnata notte e giorno a combattere la pandemia, la ricerca va avanti per individuare nuovi approcci terapeutici, e garantire le cure più avanzate. Siamo orgogliosi e soddisfatti che una struttura ospedaliera dell’Emilia-Romagna sia stata scelta per partecipare a un progetto di ricerca così avanzato e possa fare da apripista in Italia nella diagnosi di una malattia che ancora colpisce molte donne”.
“La nuova tecnologia consente una rapida e agevole esecuzione della procedura diagnostica- spiega Pierpaolo Pattacini, direttore della Struttura di Radiologia e del Dipartimento Diagnostica per Immagini dell’Azienda Usl Irccs di Reggio Emilia-. Dedicheremo uno studio ad approfondire il grado di precisione nel condurre il prelievo bioptico all’interno dell’area sospetta, dove si presenta l’accumulo del mezzo di contrasto, e al confronto con la tradizionale biopsia guidata dalla semplice mammografia. Anche in questo caso, l’attività di ricerca si conferma un momento importante del nostro impegno professionale, che non va mai a scapito dell’attività ordinaria”.
L’indagine effettuata
Tra le metodiche di imaging (diagnostica per immagini), la mammografia con mezzo di contrasto (CEM) consente un’analisi molto accurata sia delle micro-calcificazioni, nella loro morfologia e distribuzione, sia dell’accumulo del mezzo di contrasto, la cui disposizione è dimostrato essere associata alla componente tumorale più grave. Grazie a questa metodica è possibile ottenere una definizione precisa dell’invasività del tumore in fase pre-operatoria, informazione fondamentale per una corretta programmazione chirurgica.
Ancora una volta, l’Unità di Diagnostica Senologica dell’ospedale di Reggio Emilia precorre dunque i tempi nell’utilizzo di metodiche innovative. In passato, aveva già pubblicato uno studio sulla mammografia con mezzo di contrasto per pazienti sottoposte a trattamento di chemioterapia neo-adiuvante (Iotti V. e coll., Breast Cancer Research 2017) che, a livello internazionale, aveva aperto la strada a progetti analoghi. Anche in questo caso è stato l’elevato profilo scientifico a far sì che General Elecrtic, produttrice della tecnologia all’avanguardia, scegliesse Reggio Emilia come partner italiano per questa collaborazione scientifica.
Mammografia, i dati
In provincia di Reggio Emilia vengono eseguite ogni anno circa 46mila mammografie nell’ambito dell’attività di screening al seno e altre 16mila per pazienti sintomatiche, fuori dalla campagna di prevenzione o già operate, oppure per monitoraggio e prevenzione del tumore per cause di ereditarie. Sono 350mila l’anno le mammografie di screening effettuate in tutta l’Emilia Romagna.
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