IMOLA (BO) – Dopo aver premiato nel 2016 Judith Wade, fondatrice e CEO della rete Grandi Giardini Italiani che raccoglie le meraviglie verdi d’Italia e nel 2017 il compianto Gino Girolomoni, precursore e padre dell’agricoltura biologica in Italia, ieri sera in occasione dell’evento “Sapori in Villa” nell’ambito della 28esima Festa del Contadino, Clai ha consegnato il Premio “100% Italiano” alla Cooperativa sociale Giotto di Padova per il suo impegno verso le fasce sociali più deboli e per dare la possibilità di riscatto personale e di reinserimento ai detenuti del carcere di Padova attraverso il lavoro.
“Anche per questa terza edizione il Premio istituito da CLAI ha ricevuto il Patrocinio del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – spiega Giovanni Bettini, Presidente di Clai – e ciò in questa occasione è particolarmente significativo perché viene assegnato alla Cooperativa Sociale Giotto che attraverso la sua originale intrapresa ha coniugato inserimento lavorativo a concreti percorsi di riabilitazione sociale per oltre 400 persone. Una bellissima esperienza che ha messo al centro della sua missione il valore della persona, della sua dignità. Valori nei quali ci riconosciamo per la stessa tensione alla costruzione del “bene comune” nel nostro paese”.
Fin dal 1962, anno della sua nascita, Clai ha sempre garantito che i suoi prodotti provenissero da una filiera 100% italiana: dai campi alla tavola, coltivando terreni, gestendo allevamenti e curando ogni fase della produzione. Spinta dai valori della sua identità, la Cooperativa Lavoratori Agricoli Imolesi si è fatta portavoce della valorizzazione del patrimonio e delle tradizioni italiane arrivando a ideare un premio “100% Italiano” per celebrare una personalità o un’impresa che si è distinta per l’impegno a favore della promozione della cultura e del lavoro.
Un dono, come pure un premio, non conta tanto in se stesso. La cosa più importante è chi ti ha fatto quel dono, chi ti assegna quel premio. Chi consegna questo premio alla Cooperativa Sociale Giotto è un’importante realtà imprenditoriale che negli anni ha creato valore dal punto di vista lavorativo e umano, in una parola una realtà che ha creato economia reale di cui oggi il nostro Paese, e non solo, ha bisogno. In questo senso il premio che riceviamo parla di territorio, di lavoro, di prodotti, di valori, di singoli, di famiglie, di una comunità che partecipa e costruisce, con la fatica del proprio lavoro un pezzettino di Bene Comune.
Altra cosa importante è che questo bene non lo tiene tutto per sé, ma lo offre e lo fa crescere (i fatti ed i numeri dal 1962 ad oggi parlano da soli). Ecco che questo premio, di cui ne siamo tutti enormemente fieri, – conclude Boscoletto – è il premio di tutti i lavoratori della Cooperativa Sociale Giotto, ma non solo. È il premio anche di tutti quelli che l’hanno incontrata, conosciuta, aiutata e sostenuta, e sono tanti, singole persone e aziende, istituzioni e enti pubblici.”
Cooperativa sociale Giotto di Padova
La Cooperativa sociale Giotto viene creata nel 1986 da alcuni giovani laureati e laureandi in Scienze agrarie e forestali dell’Università di Padova con lo scopo di lavoro come opportunità di dignità per sé e per gli altri con al centro la persona con i suoi bisogni e le sue aspirazioni.
Per la Cooperativa sociale Giotto, pur essendo una cooperativa sociale, l’aspetto della professionalità viene prima dell’aspetto sociale, perché se si intende stabilizzare situazioni lavorative in stato di disagio è necessario essere ineccepibili nei prodotti o nei servizi offerti. Solo così è possibile aiutare veramente situazioni di bisogno senza cadere nel buonismo e nell’assistenzialismo. In questa maniera la ricaduta in termini di benefici sociali ed economici per tutta la società risulta essere veritiera e duratura. Questo modo di affrontare il lavoro per tutti, svantaggiati e non, ha reso la Cooperativa Sociale Giotto un modello guardato e studiato a livello internazionale.
Oggi la Cooperativa sociale Giotto offre una vera opportunità lavorativa a circa 400 persone. Di queste oltre un centinaio afferiscono al mondo del disagio sociale, in particolare al mondo del carcere, e a questi si aggiungono una ottantina di persone disabili fisici, psichici o psicofisici.
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