Il teatro che guarda al futuro. 40 stagioni di Teatro ragazzi a Cesena 1980-2019:

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Venerdì 5 aprile ore 16 al teatro Bonci presentazione del volume curato da Franco Pollini

CESENA – Il Teatro Ragazzi a Cesena compie quarant’anni. Emilia Romagna Teatro Fondazione ha organizzato varie iniziative per festeggiare questo importante traguardo: il primo appuntamento aperto alla città è la presentazione del catalogo delle 40 edizioni della rassegna, un vero e proprio diario di un’attività che si ripete felicemente nel tempo.

Il volume “Il teatro che guarda al futuro. 40 stagioni di Teatro ragazzi a Cesena 1980-2019”, a cura di Franco Pollini – edito dalla Società Editrice “Il Ponte Vecchio”, con la grafica di Ugo Bertotti –, sarà presentato venerdì 5 aprile alle ore 16.00 nel Foyer del Teatro Bonci di Cesena.
Introducono l’Assessore alla Cultura del Comune di Cesena, Christian Castorri, e Claudio Longhi, Direttore di Emilia Romagna Teatro Fondazione. Intervengono Marino Biondi, docente dell’Università di Firenze, e gli autori dei testi contenuti nel libro: alcuni membri della “Bottega del Teatro Franco Mescolini”, Luciana Berretti, Flavia Bussolotto, Davide Carnevali, Paolo Chiavacci, Denio Derni, Michele Dell’Utri, Michele Di Giacomo, Simone Francia, Marta Galli, Mariangela Gualtieri, Chiara Guidi, Gabriele Marchesini, Diego Maj, Roberto Mercadini, Donatella Missirini, Bobo Nigrone, Valentina Pagliarani e Cesare Ronconi.

Il catalogo si apre con le riflessioni dell’Assessore alla Cultura del Comune di Cesena, Christian Castorri, e del Direttore di Emilia Romagna Teatro Fondazione, Claudio Longhi; continua con un testo di cronaca teatrale delle 40 stagioni, a cura di Franco Pollini; seguono un insieme articolato di interventi sul passato e sul futuro – da parte di testimoni attivi, di compagne e compagni di strada della rassegna – e un elenco completo degli spettacoli. Una sezione è dedicata alle immagini grafiche delle diverse edizioni, tutte realizzate da Ugo Bertotti.

La rassegna di Teatro Ragazzi è stata inaugurata, al Teatro Bonci di Cesena, nel 1980 in occasione dell’Anno Internazionale del Fanciullo; da quella prima esperienza è cresciuta nel tempo, perseguendo una propria originale idea: la centralità del mondo della scuola. Ne sono testimonianza anche alcune modalità organizzative, tra cui la partecipazione attiva dei docenti nella costruzione del cartellone e la gestione da parte degli uffici del trasporto delle classi a teatro.
La rassegna è parte integrante della visione e della progettualità di Emilia Romagna Teatro Fondazione, che dedica molta della sua attività allo spettatore e al cittadino del futuro.

Come sostiene il Direttore di Emilia Romagna Teatro Fondazione Claudio Longhi nella sua introduzione al volume, «la grande festa dell’anniversario dei 40 anni della stagione del Teatro Ragazzi a Cesena diventa l’occasione per ribadire il convinto investimento che ERT porta avanti in rapporto al mondo della scuola» perché «se nessuno di noi è in grado di sapere quale sarà per davvero il mondo di domani, è possibile però provare a immaginarne, e a definirne, i confini e gli orizzonti attraverso quel grande e multiforme laboratorio di “vita futura” che è stata e che continua a essere – pur tra innumerevoli difficoltà – la scuola. Di fronte alla complessità del reale e della sua comprensione, alla difficoltà di raccontarla e alla questione del “come” raccontarla, al tentativo di scioglierne la matassa, la scuola resta un riferimento imprescindibile per lo sviluppo dell’identità degli individui e per la costruzione di possibilità di esistenza, in vista della formazione di cittadini responsabili».

La rassegna di Teatro Ragazzi è organizzata da Emilia Romagna Teatro Fondazione e promossa dal Comune di Cesena con il sostegno della Banca Popolare dell’Emilia-Romagna.

Informazioni:
Teatro A. Bonci
Piazza Guidazzi – Cesena
cesena.emiliaromagnateatro.com

Debora Pietrobono
Responsabile Ufficio Stampa Emilia Romagna Teatro Fondazione

Emanuela Dallagiovanna
Ufficio Stampa Teatro Bonci

www.emiliaromagnateatro.com

CONTINUARE A COSTRUIRE IL FUTURO. PER I PRIMI 40 ANNI, E OLTRE, DELLA STAGIONE DI TEATRO RAGAZZI A CESENA

di Claudio Longhi, direttore di Emilia Romagna Teatro Fondazione

Il fine di tutta la nostra esplorazione è quello di arrivare là da dove siamo partiti e di conoscere quel luogo per la prima volta
T. S. Eliot

La gioventù è così forte come sente d’essere e insieme così delicata e debole come si atteggia; questa è la sua ambiguità e la sua demonìa
H. von Hofmannsthal

In un passo dell’Uomo senza qualità di Robert Musil, l’antieroe Ulrich spiega a sua sorella Agathe che anche per cogliere il verde di un prato è necessaria una «disposizione secondo valori» (A. G. Gargani), un atteggiamento etico che permetta di osservare adeguatamente la realtà in modo da poterne afferrare le dissonanze: «Dunque se io dico che quel prato lì davanti è verde, sembra un’affermazione molto precisa, però io non ho detto un gran che. […] Allora è meglio accontentarsi di notare che quel prato verde è per l’appunto color verde prato, o addirittura che è verde come un prato sul quale è caduta da poco una leggera pioggia…» (R. Musil, L’uomo senza qualità, vol. II, Torino, Einaudi, 1982, p. 1050).

L’indagine attorno alla molteplicità interessante del nostro oggi che ERT sta perseguendo nel triennio 2018-2020 è, in fondo, una interrogazione sulla possibilità, dall’angolo di mondo del teatro, di penetrare e fotografare il proprio tempo ed elaborare nuove letture dei processi e delle trasformazioni epocali in atto che diventino strumenti e occasioni di cambiamento: il teatro è, dunque, concepito proprio come l’assunzione di una posizione/prospettiva di valore che aiuta non solo a preservare ma anche a potenziare la percezione della realtà, dando ascolto e respiro alle sue modificazioni. In questo viaggio intrapreso col convincimento che «non si dà emozione senza moto del pensiero, senza un processo interiore» (ancora A. G. Gargani), se nessuno di noi è in grado di sapere quale sarà per davvero il mondo di domani, è possibile però provare a immaginarne, e a definirne, i confini e gli orizzonti attraverso quel grande e multiforme laboratorio di “vita futura” che è stata e che continua a essere – pur tra innumerevoli difficoltà – la scuola. Di fronte alla complessità del reale e della sua comprensione, alla difficoltà di raccontarla e alla questione del “come” raccontarla, al tentativo di scioglierne la matassa, la scuola resta un riferimento imprescindibile per lo sviluppo dell’identità degli individui e per la costruzione di possibilità di esistenza, in vista della formazione di cittadini responsabili.

In tal senso, come ricorda Giulio Ferroni, costitutiva dell’esperienza scolastica è la sua natura “anfibia”. Da un lato, il tempo della scuola, a partire dallo stesso etimo, è un tempo “altro” in rapporto a quello della quotidianità: «Nelle sue diverse funzioni […], come del resto mostra la forma linguistica a cui hanno attinto le moderne lingue occidentali, il greco σχολή, la scuola si pone comunque come luogo separato, sospensione del tempo normale e creazione di un tempo particolare che non coincide con quello del lavoro e della lotta quotidiana per la sussistenza: σχολή è prima di tutto tempo libero, riposo, pausa, tregua […]» (G. Ferroni, La scuola sospesa. Istruzione, cultura e illusioni della riforma, Torino, Einaudi, 1997, p. 16). Dall’altro lato, proprio nello spazio separato e parzialmente chiuso della scuola, si ripropongono le modalità e le dinamiche della “vita ordinaria”: in questo modo, la scuola si appella, dal proprio interno, al mondo di fuori, rispecchia il presente e riflette su di esso; e, affinché ciò possa svilupparsi efficacemente, il tutto deve accadere non a livello di «conferma e ratifica del già dato», di «adesione diretta ai turbinosi e confusi modelli che il mondo impone sulla vita giovanile», ma per mezzo del «loro parziale distanziamento, in vista di un orientamento nella vita futura, di una futura possibilità di muoversi liberamente e criticamente nel mondo» (Id., La scuola impossibile, Roma, Salerno Editrice, 2015, p. 18).

In ragione di questo suo duplice fondamento, la scuola svolge un ruolo centrale nel mantenere viva la coscienza del territorio in cui è radicata, in un confronto tangibile e problematico con la comunità di riferimento (e, di riflesso, con la complessità del mondo); scuola e città sono, dunque, luoghi di scambio di significati, intuizioni, temi generatori: l’identità personale, la soggettività autonoma, la percezione del “proprio sé” in rapporto all’“altro” e al “noi collettivo” maturano man mano che ci si prende cura di un qualche pezzo di spazio urbano (e di Paese), nel momento in cui si rende abitabile (su molteplici piani) il proprio territorio e si collabora nel costruire legami e beni collettivi. Ne conseguono un’idea e una pratica di cultura come sistema, patrimonio di elementi di una data collettività, di una comunità in continuo mutamento: cultura, dunque, come processo in cui gli individui e i gruppi sociali possono modificare le condizioni esistenti apportando cambiamenti e innovazioni. L’impegno di responsabilità per il futuro – proprio della scuola – si incontra, così, con la collettiva rielaborazione del senso dell’“esserci a questo mondo” e dell’“esserci in questa città”. Partendo dalla scuola si giunge ad abbracciare un orizzonte ben più ampio che tiene insieme presente e futuro, sorte individuale e destini comunitari, come ancora una volta sottolinea Ferroni: «[…] riflettere sulla scuola porta inevitabilmente lontano da ogni specialismo: equivale a pensare al destino del proprio Paese, dell’umanità, del mondo; coinvolge tutti i problemi, le lacerazioni, le eventuali speranze del presente. È qualcosa di tremendamente globale, che chiama in causa il senso e il valore della vita, le ragioni stesse del nostro essere al mondo, la cura dei propri figli e di tutto ciò che si ama» (ivi, pp. 7-8).

Nel solco degli orientamenti fin qui sinteticamente esposti, la grande festa dell’anniversario dei 40 anni della stagione del Teatro Ragazzi a Cesena diventa l’occasione per ribadire il convinto investimento che ERT porta avanti in rapporto al mondo della scuola e che proprio nella città, con le parole di Dante, «cu’ il Savio bagna il fianco, / così com’ella sie’ tra ’l piano e ’l monte […]» si concretizza in una vasta gamma di interventi, destinati tanto agli alunni quanto agli insegnanti.
In primo luogo, la volontà di favorire lo sviluppo, nei giovani spettatori, degli strumenti di lettura e di fruizione dei linguaggi del teatro passa attraverso una intensa programmazione di recite scolastiche che, concertate con i docenti per un pubblico di età compreso tra i 3 e i 18 anni, include la presentazione delle esperienze sceniche più “avvertite” in materia (valgano, a mo’ di esempio, i fondanti percorsi del Teatro Valdoca e della Socìetas): in tal senso, il Teatro Ragazzi è vissuto come un crocevia nell’evoluzione dei paradigmi scenici e come un centrale terreno di sperimentazione nella ricerca di nuove forme rappresentative sempre comunque in dialogo con la tradizione.
Dal tronco della stagione del Teatro Ragazzi si diramano, poi, varie iniziative che, sempre a Cesena, coinvolgono gli studenti su molteplici livelli. Ne sono parte essenziale il progetto “Teatro in classe” – realizzato in collaborazione con Il Resto del Carlino e dedicato alla stesura di recensioni a spettacoli del cartellone ERT da parte degli alunni delle scuole medie superiori – e il ciclo delle lezioni-spettacolo “Letteratura & Teatro / Teatro vs Letteratura”, curato dagli attori di ERT e rivolto a classi di studenti che vanno dalla classe singola alle 3-4 classi riunite. Proprio in occasione della 40a edizione della rassegna di Teatro Ragazzi a Cesena, ERT ha anche voluto realizzare un blog sugli spettacoli in programma da gennaio a maggio 2019, in modo da documentare, per mezzo di un “diario informale”, 10 opere di artisti che hanno lasciato un segno pure nelle stagioni passate o che rappresentano il futuro del teatro per i ragazzi. Gli autori del blog sono giovani dai 20 ai 25 anni che fanno parte del gruppo cesenate della giuria del Bando Radar promosso da ERT.
Allo stesso tempo, con i classroom plays, a cura di Davide Carnevali, si lavora alla sperimentazione di una nuova modalità di dramma didattico brechtiano: non si tratta di una noiosa operazione educativa, ma di un gioco molto serio che si serve della teatralità per stabilire una comunicazione viva e immediata con gli studenti delle scuole medie superiori. Gli argomenti sono trattati in modo trasversale, seguendo un filo che congiunge filosofia, letteratura, arte, storia, religione. Nello specifico, delle tre grandi aree tematiche che saranno affrontate nel corso del triennio 2018-2020, nella stagione 2018-2019 ci si concentra, con Aristotele invita Velázquez a colazione e gli prepara uova e Bacon, sui concetti di Presentazione e Rappresentazione dalla Grecia alla Modernità.
Inoltre, Cesena è una delle sedi dei percorsi di alternanza scuola-lavoro che ERT ospita al fine di favorire l’integrazione tra mondo della scuola e dell’impresa. Infatti, in ragione della sua natura di struttura in primo luogo produttiva, complessa, votata non tanto alla distribuzione di spettacoli teatrali, quanto alla creazione degli stessi – oltre che alla messa a punto di complessi progetti artistico-culturali dalla forte impronta multidisciplinare – , ERT si mostra come luogo di lavoro ottimale per quegli studenti che intendano confrontarsi con le prassi artistico-teatrali, così come con le dinamiche attinenti al versante organizzativo/produttivo della messa in scena o a quello della comunicazione dei percorsi artistici. È fondamentale sottolineare che, se l’alternanza scuola-lavoro si prefigge in primo luogo di fornire elementi di formazione professionale, d’altra parte ha anche un’importante valenza sul piano della formazione dello spettatore: difatti, introduce alla consapevolezza, da non darsi mai per scontata, che l’esperienza teatrale si qualifica anche come esperienza professionale e fornisce agli studenti strumenti per accostarsi all’evento scenico e decodificarlo.
Due appuntamenti cardinali animano ulteriormente la stretta relazione con l’universo scolastico a Cesena: il “Festival Nazionale del Teatro Scolastico Elisabetta Turroni” (in collaborazione con il Comune di Cesena – Assessorato alla Cultura e con il sostegno della Banca Popolare dell’Emilia Romagna), una delle più importanti manifestazioni nazionali nel settore, giunta alla 21a ed. nel 2019, grazie alla quale si attiva ogni anno un vero e proprio cantiere della formazione; il progetto partecipato “Cesena, un teatro volante sotto i cieli della via Emilia”, sostenuto da Consorzio Romagna Iniziative e dedicato, da gennaio a maggio 2019, a dieci scuole di ogni ordine e grado della città, che prendono parte a piccoli percorsi laboratoriali, finalizzati a immaginare e generare in un fine settimana di primavera la fascinosa macchina del “teatro volante”.
D’altra parte, l’attività di formazione interessa anche i docenti di ogni ordine e grado con l’elaborazione di nuovi livelli didattici per il corso di lettura “Ad alta voce”.

In conclusione, e per tornare all’orizzonte lessicale da cui hanno preso le mosse queste pagine, il catalogo delle iniziative messe in campo da ERT in rapporto ai 40 anni della stagione di Teatro Ragazzi a Cesena vuole essere una ferma presa di posizione, “secondo valori”, in merito alla necessità del legame tra teatro, scuola ed esperienza: in un tempo presente in cui una parte non trascurabile delle esperienze dei giovani può essere considerata la sconfessione stessa della possibilità dell’esperienza, ci si propone di costruire occasioni e opportunità di concreto raffronto con la realtà, per fare esperienza all’interno di mondi concreti, di coordinate e confini stabiliti, non svaporati, in modo da continuare a sfidare il futuro.