“Il segno e la forma” di Mario Bertozzi in mostra alla Galleria Pescheria (FOTO)

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Presentazione stampa della mostra Il segno e la forma

Sabato 13 novembre, alle 17.30, inaugurazione del percorso espositivo a cura di Francesca Caldari

CESENA – Sabato 13 Novembre alle 17.30 presso la Galleria Pescheria di Cesena sarà inaugurata la mostra di Mario Bertozzi dal titolo “Il Segno e la Forma”. Fortemente voluta dal figlio Rodolfo, l’esposizione celebra l’artista a un anno dalla sua morte, avvenuta lo scorso 28 novembre, ed è a cura di Francesca Caldari. Forte il legame dell’autore con la città di Cesena, la quale per oltre un ventennio ne ospitò lo studio e se ne avvalse come docente presso numerosi Istituti.

“Cesena – commenta l’Assessore alla Cultura Carlo Verona – ha un buon legame con l’arte, non solo per la presenza di artisti nella nostra città ma anche per la cura e l’interesse che i cesenati stessi dedicano all’arte. È una città di collezionisti. Come Amministrazione comunale portiamo avanti quest’opera di valorizzazione e promozione delle realtà locali artistiche e questa mostra, che sarà aperta al pubblico in Galleria Pescheria da domani fino al prossimo 8 dicembre, ne è una dimostrazione. Si tratta della prima esposizione allestita dopo la morte del maestro Bertozzi e per questo ringrazio i figli Rodolfo, Teresa e Manuela per averci proposto, insieme alla curatrice Francesca Caldari, questa importante occasione di approfondimento e conoscenza”.

Mario Bertozzi, artista che ha sempre amato definirsi l’ultimo dei romagnoli, per il suo essere così sanguigno ed estroverso, non ha bisogno di presentazioni. Le sue opere trasmettono la carica vitale che ne ha sempre guidato la sua instancabile produzione. Quando si pensa a lui si immaginano subito le sue potenti ed evocative opere scultoree, ma Bertozzi oltre ad essere stato un grande scultore è stato anche un abile e sensibile disegnatore. In particolare, dal momento della perdita della moglie, il disegno e la pittura diventarono per lui terapeutiche e da questo periodo scaturirono meravigliose serie di disegni che gli furono di conforto per superare il dolore.

“Bertozzi – commenta la curatrice della mostra Francesca Caldari – ha avuto lo studio a Palazzo Romagnoli e ha lavorato in diversi Istituti scolastici del Cesenate. La mostra oltre a presentare opere bronzee realizzate per lo più tra il 1960 e il 1980, di cui quattro a grandezza naturale, ci offre l’occasione di ammirare un corpus amplissimo di disegni, alcuni inediti, che documentano varie fasi della sua vita. Si va dunque da tematiche a lui strettamente legate e identificative come quella dei Tori, potenti e superbi di energia, simbolo della forza bruta, dove nessuno è mai uguale all’altro e dei Galli, immagini di grande potenza e virilità, per arrivare a quelle dei ‘Gallotauri’, figura simbolica, generata dall’unione degli aspetti battaglieri e virili dei due animali, unione di potenza ed eleganza. Si passa poi alla serie dedicata ai nudi; la donna e la sua sensualità sono stati senza dubbio fonte di grande ispirazione per il Maestro. Le sculture rivelano corpi morbidi e hanno caratteristiche classiche ma con una forte impronta di modernismo”.

Presenti in mostra la serie “Il Bimbo col piffero”, dove una straordinaria dolcezza avvolge le figure, i disegni “Nero su bianco”, “le Conchiglie”, in cui la freschezza del segno ci porta appieno a respirare l’atmosfera marina, “le Scene di Battaglia”, quelle con “l’Ariete”, la serie denominata “Uragani”, dove è insita una forza primordiale e infine la corposa raccolta “Ai confini dell’anima”, che rappresenta l’ultima fase dell’espressione poetica di Bertozzi. Sono disegni astratto-surrealisti in cui ricorre spesso la raffigurazione di farfalle, tanto amate dalla moglie. L’artista per mantenere vivo dentro di sé il ricordo dell’amata, la raffigura come una farfalla, che ora è libera e leggera in un’altra dimensione. In esposizione anche opere inedite come quelle dedicate ad una tematica amara ma inevitabile come “La morte”. “Io sono colei che sarai tu domani. Se ti scordi di me, scorderai te stesso”. Così il Maestro ne scrive. Sono opere intense, che tramite fattezze quasi deformi e di grande inquietudine, ricordano il ciclo inevitabile a cui siamo prima o poi tutti soggetti. Tutta questa serie è un invito a vivere appieno, a non arrendersi e ad essere battaglieri come i suoi “Gallotauri”.

Un viaggio completo ed esaustivo attraverso la vastissima produzione del Maestro, che ci mostra la sua grande versatilità nell’affrontare tematiche diverse, calibrando forza e impeto, dolcezza e sensualità nei diversi argomenti trattati. In modo istintivo infatti, Bertozzi trasferisce sé stesso e la sua anima nelle opere che va a realizzare. Un pezzetto di sé, della sua romagnolità e della sua schiettezza genuina, permea di un sapore fresco e istantaneo tutta la sua produzione.

Mario Bertozzi nasce a Forlimpopoli nel 1927. Fin da bambino sente la necessità di creare e plasma oggetti con la terra dei campi. Lo scultore forlivese Giuseppe Casalini lo sprona a frequentare il Liceo Artistico di Bologna e qui avranno un grande ruolo i suoi maestri Cleto Tomba e Luciano Minguzzi. Ha insegnato disegno e storia dell’arte in vari Istituti superiori e alle Scuole medie per molti anni.Contemporaneamente ha portato avanti il suo impegno di scultore e ha allestito moltissime mostre. Nonostante l’intenso e proficuo periodo a Milano, il richiamo della Romagna fu fortissimo e decise di vivere appieno la sua romagnolità facendovi ritorno. Moltissimi i premi e i riconoscimenti ricevuti, tra i quali si ricordi il primo premio (medaglia d’oro) Città di Seregno. Ha realizzato grandi sculture come l’immagine di Pellegrino Artusi a Forlimpopoli e altri numerosi monumenti dislocati sul territorio. Le sue opere sono esposte in collezioni pubbliche e private.