“Buonasera a tutti e benvenuti al teatro Amintore Galli di Rimini. Benvenuto, signor Presidente. Benvenuto, Maestro Muti.
La città di Rimini è onorata orgogliosa e felice per la vostra presenza.
Oggi. Dopo 75 anni di ferita aperta, torna a risuonare la musica e a risplendere l’arte nel Teatro Amintore Galli, ricostruito.
Questo teatro è un racconto di due secoli. Ed in qualche modo la storia del Teatro è la storia di tutta la gente di Rimini. Quelle donne e quegli uomini, incerti tra le macerie, che nel 1945 tornarono alla vita vedendo che sui pochi muri rimasti in piedi ricominciavano ad apparire gli annunci funebri: “Elvira Gasperoni ostetrica, una prece: capivamo che si tornava alla vita perché si tornava a morire uno alla volta”. Ha scritto magnificamente Sergio Zavoli”.
La storia non si rottama. Non si cancella. Non si riduce ad un tweet. E i suoi cambiamenti, come quelli di oggi, si interpretano, se non si vogliono subire.
E così, Signor Presidente, la nostra traiettoria di comunità, il nostro cambiamento lo possiamo dire con le parole di Calvino e delle sue ‘città invisibili’:
‘ Ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone’.
Finalmente non siamo più banali discendenti, ma eredi a pieno titolo del nostro passato. Abbiamo scelto di dare forma al nostro presente e al nostro futuro investendo ancora sul mare. Come nell’800. Col più grande progetto sul sistema idrico fognario e di risanamento ambientale e di riqualificazione urbana della marina che il Paese conosce.
E ancora stiamo nel presente, guardando al domani, investendo sui luoghi della cultura, dell’arte. Al deserto delle paure, magari alimentate dalle connessioni e dall’algoritmo opponiamo piazze vere, che vivono di relazioni tra persone. Come la piazza sull’acqua dove parte la via Emilia, sul ponte millenario di Tiberio. Piazze come questo Teatro ritrovato o come il Museo internazionale dedicato a Federico Fellini, che sarà pronto l’anno prossimo e alla cui apertura confidiamo di potere contare ancora sulla Sua pazienza e quindi sulla Sua presenza.
Rimini non è una città perfetta, non è arrivata. Ma è in cammino. Se in fondo 2 italiani su 3 ci sono venuti e se 2 europei su 4 la conoscono, con le sue decine e decine di milioni di presenze, è anche perché il senso di libertà, l’apparente spensieratezza ha fondamenta solide: quelle del dolore e quelle della bellezza, quelle di progetti che danno un senso al futuro.
Questa, signor Presidente, è Rimini. Come questo Teatro, che è sì com’era e dov’era, ma ricostruito per come sarà, per stare nella modernità, con le sue 8 sale, un museo e l’arena esterna delle arti.
Grazie ancora Signor Presidente.
Averla con noi con uno dei più grandi talenti italiani che il Paese abbia, il Maestro Muti, è una pagina straordinaria di questo libro italiano, chiamato Rimini.
Ancora una volta, benvenuti e buona serata.”
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