“Il Portico” a Emilio Porcaro, l’intervento del sindaco Matteo Lepore

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BOLOGNA – Oggi in sala del Consiglio, la presidente del Consiglio comunale, Maria Caterina Manca ha consegnato l’onorificenza civica “Il Portico” a Emilio Porcaro.
Di seguito l’intervento del sindaco Matteo Lepore.

“Grazie, Presidente.
Saluto le consigliere, i consiglieri, il professor Porcaro e tutte le persone che sono qui presenti, le autorità che rappresentano l’Ufficio scolastico regionale, le forze dell’ordine, il delegato Bassi della Città metropolitana, tutti i colleghi e le colleghe che immagino siano presenti qui in sala. È un giorno importante perché, appunto già la nostra Presidente ce lo diceva, conferiamo per la prima volta un’onorificenza che ha un significato molto profondo: parla di Bologna, dei suoi valori, della sua storia, ma anche del modo nel quale intendiamo affrontare il nostro presente e il nostro futuro, ognuno di noi, con il proprio impegno, con la nostra capacità di contribuire.
Come ricordava la nostra presidente Manca, è la prima volta che viene conferito ‘Il Portico’, per premiare il lavoro di coloro che si siano distinti per il loro impegno civico, la loro dedizione alla promozione dell’inclusione, della solidarietà e della partecipazione attiva alla vita della nostra città. E devo dire che questo è un bell’inizio, perché il professor Porcaro, che ho conosciuto in diverse occasioni e sopralluoghi, devo dire spesso sopralluoghi operativi, perché dovevamo trovare la modalità – prima con la vicesindaca Pillati, poi con altri colleghi, come l’assessore Ara -, per far sì che il Cpia (Centro Provinciale per l’Istruzione degli Adulti) potesse svolgere meglio il proprio lavoro, è sicuramente il simbolo di quello che la nostra città è capace di fare, e penso potrà ancora continuare a fare.

Infatti, il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti di Bologna è a tutti gli effetti un luogo di emancipazione, di crescita, dove le persone trovano la possibilità di mettersi o rimettersi in gioco e trovare nuove strade. Un luogo dove nascono e si rafforzano le relazioni. Credo che questo non fare mai sentire le persone sole di fronte alle difficoltà, anche quelle più cupe e difficili, sia il messaggio che Bologna, come Città della solidarietà e della speranza, vuole portare avanti. Quella stessa speranza che io ho trovato, ad esempio, in tantissimi scolari – chiamiamoli così – che frequentano questo centro.
Da ultimo, mi è capitato su un treno per andare a Roma, ormai un mese fa, una classe che si stava trasferendo a Roma per una serie di incontri, una gita con alcuni docenti, educatori, e ci siamo presentati, hanno voluto fare una foto con me, ma soprattutto ci siamo fermati a parlare di quello che fanno ogni giorno al Cpia, che per loro è un luogo davvero di grande libertà, perché sentono che attraverso questa esperienza formativa, attraverso i diplomi che avranno, la lingua italiana che imparano, le materie che possono approfondire da adulti, quindi spesso già da genitori, secondo me qualcuno anche già da nonno, tra quelli che avevo incontrato su quel treno, possono dirsi pienamente parte della nostra comunità, ma di più ancora possono essere in grado di contribuire alla loro vita familiare, alla cura delle proprie relazioni, a essere orgogliosi di quello che fanno ogni giorno. Mi raccontavano di quanto ci sia la necessità di aumentare la disponibilità di ore, ma soprattutto di venire incontro alla flessibilità necessaria per potere lavorare e studiare, per poter occuparsi della propria famiglia e continuare a studiare, per poter affrontare la propria vita e farlo con l’orgoglio di chi in questa fase adulta, nella fase adulta vuole portare avanti gli studi.

Per questo, credo l’immagine del portico sia molto importante, e anche la scelta di questa onorificenza per il professor Porcari è importante, perché il portico è la cosa che ci abbraccia, che ci tiene insieme, nelle periferie come nel nostro centro storico, in un mondo laico, in un mondo religioso, in un mondo educativo.
Se guardiamo i chilometri dei portici, sono sessantatré, ma sono innanzitutto in gran parte privati ad uso pubblico – questo ce lo siamo ripetuti molte volte, soprattutto il dopo riconoscimento Unesco del portico come Patrimonio universale dell’umanità –, un uso pubblico di ciò che è privato, che ci racconta la nostra università, le nostre scuole che troviamo lungo i portici, gli spazi artigianali, il mondo delle imprese; ci racconta anche le fragilità, lungo il portico di Bologna, che noi troviamo.

Lungo i portici troviamo oggi tanti cantieri, ma troviamo anche tante cose belle e importanti che i nostri turisti vengono a visitare, e in ogni caso troviamo le persone che attraversano Bologna, protette, coperte, con le loro storie, con le loro esperienze, con la loro voglia di ritrovarsi nella città, attraverso un portico che conduce nelle nostre piazze, nei nostri luoghi di incontro.
Quindi è un simbolo di unità, ma è anche un simbolo di impegno, perché per stare insieme, per vivere assieme occorre impegno, l’impegno delle persone che credono l’una nell’altra, ma anche l’impegno delle istituzioni che devono sempre di più lavorare per rafforzare ciò che continua ad essere ascensore sociale.
La nostra è una città, da questo punto di vista, che nella sua storia, dal dopoguerra in avanti, è stata e tuttora è un ascensore sociale per generazioni e generazioni di persone che la scelgono proprio per questo motivo. Persone che, pur avendo un lavoro, faticano ad arrivare alla fine del mese, persone che a volte quel lavoro lo cercano e non lo trovano, persone a cui manca magari una lingua per potere riuscire a sentirsi alla pari degli altri. E, dunque, noi con questo Portico oggi andiamo a riconoscere un lavoro importante, che in questi dieci anni, e anche prima, nella sua professione è arrivato a creare qualcosa che prima non c’era, a renderlo visibile agli occhi; e sappiamo quanto questo sia essenziale. Il suo lavoro, il lavoro del professor Porcaro non si è limitato alla gestione di un istituto di istruzione, ma ha dato vita a un modello educativo innovativo, capace di integrare e formare cittadini provenienti da contesti diversi, in particolare quelli più svantaggiati.
Il Cpia in questi dieci anni di attività è stato un punto di riferimento, e lo sarà anche nei prossimi anni, per tutto ciò che riguarda la formazione continua di giovani e adulti, dai 16 ai 65 anni, attraversando dimensioni come il carcere, come le materie tecniche, le aziende, come tutto ciò che oggi a volte viene più che altro accolto dalle associazioni caritatevoli o di volontariato, che attraverso il Cpia invece diventano il servizio di un’istituzione pubblica; e questo credo faccia la differenza: che non si lasci alla carità, che non si lasci alla autorganizzazione dei cittadini ciò che deve invece essere un diritto.
Sappiamo quanto questo possa fare la differenza fra una città che include e una città che esclude, possa fare la differenza fra il portico e le mura della città di Bologna. È un riconoscimento, questo, che deve arrivare a lui, ma anche a tutti i colleghi e alle colleghe che sono impegnati affinché la conoscenza possa essere un vero e proprio motore di cambiamento sociale, oltre che personale. Un cambiamento che non si ferma alle aule, ma che ha bisogno di aule sicuramente. Come dicevo, ci sono alcune novità recenti, come l’utilizzo delle vecchie scuole Besta, per ampliare l’offerta didattica, soprattutto rimodularne gli orari e permettere anche di alleviare alcune sofferenze logistiche. Ma sappiamo benissimo che questa è una parentesi e non è sufficiente per dare risposte alle necessità, e credo che come istituzioni, locali, regionali e nazionali, noi dobbiamo prendere anche questa giornata come un faro acceso su quelle che sono le necessità, i bisogni che tutti insieme istituzionalmente dobbiamo sapere assecondare. Un cambiamento, dicevo, che va oltre la vita quotidiana, ma vive di quello che emerge nella vita quotidiana, creando una rete di persone capaci di collaborare, di aiutarsi, di promuovere una crescita reciproca.
Questa onorificenza è, quindi, un riconoscimento che va al cuore dei valori del nostro sistema educativo che tanta parte svolge nel rendere questa città un luogo di opportunità e di crescita. Con orgoglio, quindi, voglio ringraziare il professor Emilio Porcaro e tutti i suoi colleghi e le sue colleghe, e con questo mio intervento anche il Consiglio comunale per questa scelta, che sicuramente rende merito dei tanti dibattiti che qui facciamo, che per fortuna arrivano a comprendere le cose che a volte sono invisibili agli occhi.
Oggi Bologna ti rende onore, ma siamo certi che il tuo impegno, caro professor Porcaro, continuerà a segnare in meglio la vita di tanti e tante nella nostra città”.