Modena

Il peso del mondo nelle cose, regia Claudio Longhi dal 29 settembre al Teatro Storchi

MODENA – La stagione 2020/2021 Una volta, c’era… del Teatro Storchi di Modena si apre martedì 29 settembre con la prima assoluta de Il peso del mondo nelle cose, la nuova regia di Claudio Longhi che lavora sulla drammaturgia originale di Alejandro Tantanian.

In scena fino a domenica 11 ottobre, lo spettacolo, prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione, vede sul palco sette attori della Compagnia permanente di ERT – Simone Baroni, Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Elena Natucci, Massimo Vazzana –, Renata Lackó in alternanza con Mariel Tahiraj al violino, ed Esmeralda Sella al pianoforte.

Partendo da due racconti dello scrittore tedesco Alfred Döblin, Fiaba del materialismo e Traffici con l’aldilà, Alejandro Tantanian, figura di riferimento del teatro contemporaneo argentino, poliedrico artista che con Longhi condivide l’idea di un teatro aperto, vivo e dinamico, in stretto dialogo con la comunità, prova a immaginare un avvenire luminoso in cui l’uomo ritrova la sua relazione con il mistero e riconosce la signoria immensa e inesorabile della natura.

«Al centro dei due cunti – per Alejandro Tantanian e Claudio Longhi – generati da un medesimo sconvolgimento cosmico figlio nell’un caso della crisi depressiva della natura subentrata alla sua presa di coscienza di essere mera materia e nell’altro di una temporanea nausea della natura stessa, ahinoi così attuale!, tutta intenta a rivomitare i trapassati sui viventi (o forse i viventi sui trapassati?), le dicotomie di conoscenza esatta/mistero, prova/intuizione, scienza/fantasia esplorate in tutte le loro infinite declinazioni e possibilità. Orizzonte comune dei due divertissement: la morte, nella sua ottusa insuperabilità di gusto quasi canettiano e nel suo incessante e sin quasi indecente flirtare con la vita…

Da un rocambolesco montaggio ejzenstejniano delle due svelte allegorie (d’altronde, “se un romanzo non può essere tagliato in dieci pezzi come un lombrico”, era uso ripetere il Nostro, “e ogni parte non è in grado di muoversi da sé, allora non vale niente”), è nato dunque Il peso del mondo nelle cose, una fantasmagoria a matrioska (non per nulla figlia dell’amore infinito di Marina Cvetaeva e di Boris Pasternak consumato tra lo sbuffare dei treni alla stazione) sceneggiata per ripensare “in maschera” alla nostra fantomatica “Fase 2”. Una favola rappresentativa tutta contemporanea e neoperformativa, messa in scena per dissolvere il palcoscenico nel gran teatro del (nostro sconvolto) mondo…».

Fra il 1940 e il 1945, Döblin, tedesco di origine ebraiche in esilio negli Stati Uniti, vive con forte disagio l’impatto con la civiltà americana industrializzata mentre in Europa divampa la furia nazifascista: in quegli anni, con il suo penetrante senso dell’umorismo e con l’acutezza del suo sguardo critico, costruisce due straordinarie invenzioni letterarie in cui i concetti di natura e umanità, presente e futuro entrano in tensione mentre si spinge a esplorare i misteri dell’aldilà, il mondo degli spiriti, passando in rassegna i modi in cui i morti continuano a comunicare con noi, qui, dall’altro lato dello specchio. E per farlo, mette mano ai generi popolari: la fiaba, il racconto fantastico, il thriller… dando loro un nuovo impulso e nuove forme.

In Fiaba del materialismo (pubblicato in Italia da Ibis) Döblin sceglie la strada del “divertissement” per interrogarsi sulla rottura nell’equilibrio dei rapporti fra natura e civiltà, fra scienza e vita, e indagare con humour gli spettri del caos in cui si sentiva immerso: un improvviso sovvertimento delle leggi fisiche e delle regole naturali getta nello scompiglio il mondo, il disordine ha capovolto la realtà. La specie umana è isolata, sopraffatta, incapace di capire e di agire. Poi una tregua improvvisa riporta l’ordine. Ma non è più come prima, c’è una nuova consapevolezza nel rapporto tra l’uomo e la realtà.

Traffici con l’aldilà (edito in Italia da Adelphi) è un thriller occultistico, una detective-story vorticosa e piena di humor. In una piccola città della provincia inglese, durante la Seconda guerra mondiale, si indaga su un inspiegabile delitto, l’omicidio del birraio van Steen, rinvenuto con la testa fracassata. Un circolo di spiritisti ritiene di poter utilizzare un medium, tal Wiscott, reduce da una clinica per malati di nervi, per entrare in contatto (nell’aldilà) con l’assassino. La principale indiziata è la non irreprensibile soubrette Eveline Dutort, che si dice abbia conosciuto da vicino il defunto van Steen. Indaga la polizia, indagano gli spiritisti. Anzi, l’inchiesta finisce ben presto per concentrarsi su una serie di sedute spiritiche quanto mai bizzarre e animate da paradossali sorprese, nel corso delle quali sembrano prendere il sopravvento le forze dell’aldilà.

Dunque, il mondo dei defunti ci viene presentato in maniera scherzosa come una pittoresca comunità che introduce il caos nelle indagini per la morte del protagonista, il birraio van Steen – morto che non sa di essere morto, convinto com’è di essere partito per un viaggio e di trovarsi semplicemente «altrove».

Due opere che raccontano un quanto mai attuale senso di sconvolgimento cosmico e le tensioni fra i concetti di conoscenza esatta e mistero, prova e intuizione, scienza e fantasia, che abbiamo vissuto dolorosamente in questi ultimi mesi. Dal montaggio di queste allegorie nasce Il peso del mondo nelle cose, una favola contemporanea che gioca con i codici del teatro – dal cabaret al mélo – per riflettere sul potere e sulla funzione dell’immaginazione nel rapporto con la realtà, chiamando a raccolta gli spettatori in una sorta di festa: un invito alla celebrazione permanente del teatro, uno spettacolo per tornare a credere nella forza della fantasia.

Alejandro Tantanian è nato a Buenos Aires nel 1966. Nei primi anni ’80 inizia a lavorare come attore. Da allora porta avanti le attività di scrittore, regista, cantante, insegnante e traduttore. Ha fatto parte del collettivo di autori “Caraja-ji” (dando il via a una proficua collaborazione con Daniel Veronese, una delle figure di riferimento del teatro argentino di Buenos Aires nel periodo della post-dittatura) e di “El Periférico de Objetos” – un “paradigmatico” gruppo indipendente di teatro sperimentale argentino (fondato con Rafael Spregelburd e Mónica Duarte).

A fine ottobre 2020 uscirà per ERT Fondazione e Luca Sossella Editore, nella collana LineaExtra, l’antologia di testi argentini che comprende La vida extraordinaria di Mariano Tenconi Blanco, Nou Fiuter di Franco Calluso ed El día perfecto di Maria Marull.

Il peso del mondo nelle cose
drammaturgia Alejandro Tantanian
traduzione Davide Carnevali
regia Claudio Longhi
con Simone Baroni, Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Elena Natucci, Massimo Vazzana
violino Renata Lackó / Mariel Tahiraj
pianoforte Esmeralda Sella
elementi scenici a cura del Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
costumi Gianluca Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini
disegno sonoro Alberto Tranchida
arrangiamenti musicali Renata Lackó
preparazione al canto Cristina Renzetti
assistente alla regia Davide Gasparro
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena Gianluca Bolla
capo elettricista Uria Comandini
elettricista Nicolò Fornasini
fonico Pietro Tirella
attrezzista Elena Giampaoli / Eugenia Carro
sarta realizzatrice e sarta di scena Eleonora Terzi
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Sergio Puzzo, Marco Fieni, Riccardo Benecchi
scenografe decoratrici Ludovica Sitti e Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni, Martina Perrone (tirocinante)
foto di scena e documentazione video Francesca Cappi
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione

Stagione 2020/2021

Teatro Storchi
Largo Garibaldi 15, Modena

da martedì 29 settembre a domenica 11 ottobre 2020

29 e 30 settembre, 1, 2 e 6 ottobre: ore 21.00, I parte
3 ottobre: ore 20.00, I parte
4 ottobre: ore 16.00, I parte

7, 8 e 9 ottobre: ore 21.00, II parte
10 ottobre: ore 20.00, II parte
11 ottobre: ore 16.00, II parte

Il peso del mondo nelle cose

drammaturgia Alejandro Tantanian
traduzione Davide Carnevali
regia Claudio Longhi

con Simone Baroni, Daniele Cavone Felicioni, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea,
Elena Natucci, Massimo Vazzana
violino Renata Lackó / Mariel Tahiraj
pianoforte Esmeralda Sella

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione
prima assoluta

durata: 1 ora e 45 minuti – I parte
1 ora e 20 minuti – II parte

Informazioni e prenotazioni Teatro Storchi:
Prezzi dei biglietti € 15 / 12
Biglietteria Teatro Storchi – Largo Garibaldi 15, Modena
Orari apertura al pubblico: martedì, venerdì e sabato ore 10.00 – 13.00 e dalle 16.30 -19 – mercoledì e giovedì ore 10.00 -14.00
biglietteria@emiliaromagnateatro.com | modena.emiliaromagnateatro.com | www.vivaticket.it
Biglietteria telefonica – tel. 059 2136021
Dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00

Foto di Francesca Cappi

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Pubblicato da
Donatella Di Biase

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