Giovedì 9 giugno, a Ferrara, Silvia Pellegrini e Cristina Stefani presentano in convegno il progetto di riorganizzazione dei depositi museali modenesi
MODENA – Il Museo Civico di Modena porta la propria esperienza nella riorganizzazione dei depositi museali attraverso il metodo “Re-Org” a “Restauro”, il Salone internazionale dei Beni culturali e ambientali in corso a Ferrara.
Giovedì 9 giugno, Silvia Pellegrini e Cristina Stefani, che hanno coordinato il piano di riorganizzazione dei depositi museali di via Cavazza, presenteranno, infatti, ad addetti ai lavori, operatori museali e studiosi l’esperienza modenese che si è svolta lo scorso ottobre nell’ambito di “Re-Org”, il corso regionale per il riordino e la gestione professionale dei depositi museali. Al convegno interviene anche Gael De Guichen, tra i massimi esperti di conservazione preventiva, ideatore e responsabile del metodo “Re-Org”, che in ottobre aveva guidato la riorganizzazione del deposito di via Cavazza.
Alla settimana di lavori modenese, che ha concluso il corso regionale, alla sua prima edizione italiana, avevano partecipato venti operatori provenienti da dieci musei regionali: oltre a quello di Modena, il Museo del Duomo e diocesano di Fidenza, i Musei civici di Cento, il MAMbo – Museo d’arte moderna e le Raccolte Lercaro di Bologna, il Museo della civiltà contadina – Villa Smeraldi di Bentivoglio, i Musei civici di Forlì, il Museo degli usi e costumi della gente di Romagna di Santarcangelo, il Museo Casa Pascoli di San Mauro Pascoli, il Complesso di San Domenico a Cesena.
La scelta del deposito di via Cavazza come oggetto del caso di studio per l’attuazione di un piano di riordino era stata determinata dall’ampiezza degli ambienti, che misurano 4.200 metri quadrati, e soprattutto dall’eterogeneità delle raccolte del Museo civico che hanno offerto l’opportunità di applicare il metodo conservativo a raccolte di arte, artigianato, archeologia ed etnologia, specializzazioni che caratterizzano i diversi musei partecipanti.
Il corso Re-Org era stato attivato e finanziato dalla Regione Emilia Romagna coinvolgendo il Centro internazionale di studi per la conservazione e il restauro dei beni culturali (Iccrom), ente fondato nel 1956 e tra i più accreditati a livello internazionale in materia di conservazione del patrimonio. È già allo studio una seconda edizione con l’obiettivo di capitalizzare e strutturare i risultati raggiunti.