Che anno quel lontano 1957! La Spal a Ferrara batteva la Juve per 3 a 1. In televisione iniziava l’era di Carosello e dal cosmodromo di Baikonur, nell’odierno Kazakistan, l’allora Unione Sovietica lanciava nello spazio lo Sputnik 1, il primo satellite della storia, e la Fiat presentava, come diretta discendente della mitica Topolino degli anni Trenta, la Fiat 500.
Elvis Presley cantava Jailhouse Rock ma in Italia, con Carla Boni, la gente sognava una casetta piccolina in Canadà con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà.
E proprio in quell’anno, in un piccolo paese della bassa appoggiato sulle rive del fiume Reno, Santa Maria Codifiume, accadde un fatto alquanto singolare che non mancò di suscitare l’attenzione dei giornali e di quella che allora, con ancora un solo canale, si chiamava televisione di Stato. Proprio così.
Lungo l’argine sinistro di Reno, andando da Santa Maria Codifiume verso Traghetto, c’erano alcune cave o maceri, specchi d’acqua di forma rettangolare, pieni di canne palustri, probabilmente in passato utilizzati per estrarre della terra per rinforzare gli argini del fiume.
Alla sera, dopo il lavoro, gli abitanti della zona erano soliti andare a pescare in quei maceri trattenendosi fino a tarda ora. In uno di questi maceri, una notte di fine maggio del 1957, uno di questi pescatori, raccolse in fretta le canne da pesca e fuggì via raccontando poi in paese di essersi spaventato nell’udire, nel buio della sera, uno strano verso, quasi il muggito di un grosso vitello, risalire dall’acqua. Altri, curiosi o forse soltanto increduli, recatisi successivamente sul posto udirono anch’essi quello strano e straziante muggito.
Così in men che non si dica, di bocca in bocca e di osteria in osteria, la notizia corse veloce e, man mano che veniva riportata, il raccontò non mancò di arricchirsi di terribili particolari, era nato il “mostro del Saraceno”.
La psicosi del mostro coinvolse un po’ tutti da quelle parti e per giorni il “mostro” fu l’argomento principe delle chiacchiere del paese e di quelli vicini, l’oggetto di curiose quanto inusuali temerarie iniziative e, inutile negarlo, vi fu pure chi sul mostro non esitò a speculare creandoci un piccolo business.
Per giorni una gran folla, circa 10.000 persone secondo i giornali dell’epoca, si assiepò dunque ai margini del macero del Saraceno per vedere, e se possibile catturare, il mostro.
Alcuni professoroni dell’Università ipotizzarono che quello strano e straziante grido altro non fosse il richiamo di un’enorme bestia in amore. Fatto sta che, nel fresco di quelle notti sulle rive dello stagno, in amore vi andarono, o perlomeno vi andarono più del solito, anche gli abitanti del posto, perché nove mesi dopo si registrò un sensibile aumento delle nascite.
Ora come andò a finire la storia, se sia mai stato trovato il mostro e, se sì, cosa effettivamente fosse non vogliamo certo svelarlo, per non togliere nulla al piacere di leggere “Il mostro al Saraceno”, il nuovo libro di Andrea Poli (già vincitore per 2 volte del prestigioso Premio Domina per letteratura umoristica), Bruno Sgarzi e Luca Ghetti.
Nel libro infatti gli autori, attraverso un’attenta ricerca basata sulle testimonianze dell’epoca, ricostruiscono, romanzandolo, il racconto di questa singolare vicenda dai tratti decisamente umoristici e talmente incredibili da essere per forza esageratamente vera.
Bruno Sgarzi, Andrea Poli, Luca Ghetti
Il mostro al Saraceno. Romanzo umoristico di una storia vera.
Festina Lente Edizioni
pp. 176
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