LA SCHEDA (a cura degli organizzatori)
In questo volume sono raccolte le “Lezioni” accademiche di Italo Mancini sul giovane Hegel (1788-1800), da lui tenute nelle università di Milano e Urbino tra la fine degli anni ’60 e inizio ’70, registrate da alcuni suoi studenti di allora, ora trascritte e pubblicate. Vi si trova un Hegel inedito, sconosciuto quasi fino a un secolo dalla sua morte e in Italia pochissimo noto fino alla seconda metà del secolo scorso. Si ha a che fare con un Hegel interessato ai problemi dell’uomo concreto, dell’uomo storico, più attento alla sua sensibilità che alla sua razionalità, ai suoi bisogni elementari e necessità concrete che alle sue aspirazioni ideali, all’uomo vero, sensibile, quello che “veste panni e mangia pane”.
Il tema che occupa la maggior parte degli scritti del periodo giovanile hegeliano è la Religione popolare (Volksreligion) e il confronto col cristianesimo: La tesi sostenuta: il cristianesimo non è e non può diventare religione popolare.
Costante è l’insonne preoccupazione di Hegel di riuscire a capire come possono rapportarsi fattivamente ed efficacemente l’esigenza, l’esperienza e la vita religiosa con la pratica e la vita civile dell’uomo; e riuscire a comprendere come debba essere una religione per essere efficace per questa funzione. Deve essere una religione popolare- Per il giovane Hegel è duro scoprire che questa conciliazione di religione e realtà umana, sociale e politica, intrisa anche di sensibilità, fantasia, creatività, festosità, piacere – caratteri tipi della Volksreligion – non si dà nel cristianesimo “positivo”, storico, istituzionalizzato. Questo ha avuto il destino di cadere nel dogmatismo piatto e arido, che vive nelle organizzazioni religiose, nelle chiese, diventate non meno illiberali, mortificanti e oppressive delle stesse organizzazioni degli Stati assoluti, Tale cristianesimo è entrato in contrasto con la realtà dell’uomo, con i suoi impulsi di libertà e le esigenze vitali. Constatazione amara, ma vera. Tema che sarà l’oggetto specifico degli ultimi due scritti giovanili di Hegel: La positività della religione cristiana e Lo spirito del cristianesimo e il suo destino.
È evidente che tale concetto di religione e tale valutazione del cristianesimo cambiano significativamente nell’Hegel maturo. La religione, da “cosa del cuore” diventa “cosa della ragione”, da dimensione pratica viene ridotta a momento astratto, da momento totale sintetico, “domenica della vita”, a momento secondario subordinato alla filosofia.
Nonostante questi rilievi sulle differenze tra il giovane Hegel e quello della maturità, Mancini non sposa, tuttavia, la tesi della discontinuità, o addirittura della contrapposizione tra i due Hegel.
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