BOLOGNA – Dal 9 al 12 gennaio il regista Leonardo Lidi presenta al Teatro Arena del Sole di Bologna Il giardino dei ciliegi di Anton Čechov, terza e ultima tappa della Trilogia dedicata al grande drammaturgo russo, che sarà possibile vedere interamente in una maratona teatrale sabato 11 gennaio: a partire dalle 14.30 fino alle 21.00 (orario di inizio dell’ultimo spettacolo) andranno in scena i tre episodi dell’intero progetto cechoviano: Il Gabbiano (coproduzione ERT), Zio Vanja e Il giardino dei ciliegi, con delle pause di un’ora tra l’uno e l’altro.
«Una trilogia con la stessa Compagnia – come spiega il regista – per sottolineare l’importanza e il talento delle attrici e degli attori italiani, classificati nei pensieri politici in zona retrocessione ma vera pietra preziosa del teatro italiano»: in scena Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Sara Gedeone, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna (sostituita a Bologna da Sara Gedeone).
Il progetto è nato dall’invito di Nino Marino, direttore del Teatro Stabile dell’Umbria, a realizzare un lavoro sulla nuova triennalità post pandemica, che Lidi ha colto scegliendo un classico del teatro, Čechov, con la volontà, come lui stesso scrive «di consegnare tre testi straordinari al pubblico attraverso la forza di insieme e saper dunque cogliere l’amore che Čechov dedicava alla figura dell’attore nelle sue dinamiche di scrittura».
Il progetto ha recentemente ricevuto il Premio Ubu 2024 per i Migliori Costumi a Aurora Damanti.
Per la prima tappa del percorso Lidi mette in scena Il gabbiano, uno spettacolo che parla dell’amore e della sua assenza, attraverso le complesse relazioni fra i personaggi, che portano gli spettatori a porsi delle domande non solo sul tema dell’opera, ma anche su loro stessi. La pièce scritta nel 1895, per stessa ammissione dell’autore, «contro le convenzioni teatrali in un modo terribile», è l’opera che ha fatto innamorare il regista. Come scrive Lidi, «l’autore sembra creare un testo che possa interrogarsi sulla differenza tra Simbolismo e Realismo, sul senso critico del teatro rispetto al suo pubblico ma alla fine – contro ogni pronostico – arriva la vita. In scena ecco apparire l’amore e l’assenza di esso e ci ritroviamo accompagnati da personaggi talmente ben scritti e messi così bene in relazione tra di loro che tutti insieme decidiamo di deviare la trappola del tema per aprirci e interrogarci sulla semplicità del nostro essere. Sui ricordi e la nostalgia dell’infanzia, su quell’incontro che ci ha fatto male e quell’incontro che ci ha cambiato la vita. O fatto sorridere. O fatto piangere. Come in un patto. Come se un gruppo di uomini e di donne lavorasse assieme con impegno e gioia confidando nell’arrivo della vita in scena. Ecco forse spiegato il perché Čechov ha superato il suo tempo, ecco come utilizzare un testo per arrivare alla vita».
La seconda tappa vede la messa in scena di Zio Vanja, opera scritta due anni dopo nel 1897: nella tenuta in cui Vanja trascorre la sua placida esistenza, è sufficiente l’arrivo del professor Serebrjakov, accompagnato della giovane moglie Elena, a distruggere ogni equilibrio, tra amori infelici e vite mai pienamente vissute. «Fatto sparire sotto un lenzuolo bianco l’astrattismo dalle assi del nostro palcoscenico – scrive il regista – ci concentriamo sulla storia della nostra strana società/famiglia e sul suo stato di ininfluenza. Tutti i personaggi sbattono la testa nella sensazione di vivere in una stagione che ha perso la forza d’impatto, che non crede più nella sua natura e che genera dunque una confusa e pericolosa genericità. Un teatro che non crede più in sé stesso è un teatro ininfluente, un luogo che, nascondendosi nei fasti del passato, uccide la possibilità del presente. Vanja: “sono cinquant’anni che parliamo, parliamo, leggiamo opuscoli. È ora di piantarla… fino all’anno scorso anche io come te mi riempivo la testa con tutti questi sofismi, per non guardare in faccia la vita vera, e credevo di fare bene. Adesso, se tu sapessi!! Passo intere notti a rodermi dalla rabbia per aver buttato così stupidamente il mio tempo».
Infine chiude il cerchio la terza tappa, Il giardino dei ciliegi, opera scritta tra il 1902 e il 1903, forse tra le più note della drammaturgia russa, racconto del declino dell’aristocrazia terriera e dell’inafferrabile passare del tempo. Un lavoro politico, secondo il regista, che pone le sue profonde domande al pubblico.
Dopo cinque anni trascorsi a Parigi, Ljuba fa ritorno alla tenuta di famiglia, nella campagna russa. Una terribile notizia la accoglie: a causa dei debiti accumulati, la proprietà sarà messa all’asta. Il mercante Lopachin propone di lottizzare i terreni e affittarli, ma la donna non è pronta a cedere il suo magnifico giardino.
«Un testo che presenta a tratti monologhi – continua il regista – più concettuali e smaccatamente filosofici rispetto ai precedenti, ma che continua a sballottarci da un personaggio all’altro, spostando la “ragione” su più punti e facendoci letteralmente girare la testa. (…) Termineremo il viaggio confusi, pieni di domande e con pochissime risposte. Ecco, forse, cosa vuol dire drammaturgia. Ecco perché Čechov, sopravvissuto al tempo, dovrebbe essere il maestro di riferimento del teatro del domani: un simpatico individuo che prendendosi un po’ in giro immette generosamente una riflessione nell’altro».
Il gabbiano
di Anton Čechov
regia Leonardo Lidi
con (in o.a.) Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna/Sara Gedeone
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Franco Visioli
assistente alla regia Noemi Grasso
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi
Interpreti e personaggi:
Giordano Agrusta – Semen Semenovič Medvedenko
Maurizio Cardillo – Evgenij Sergeevič Dorn
Ilaria Falini – MaŠa
Christian La Rosa – Konstantin Gavrilovič Treplev
Angela Malfitano – Polina Andreevna
Francesca Mazza – Irina Nikolaevna Arkadina
Orietta Notari – Petr Nikolaevič Sorin
Tino Rossi – Il’ja Afanas’evič Šamraev
Massimiliano Speziani – Boris Alekseevič Trigorin
Giuliana Vigogna/Sara Gedeone – Nina Michajlovna Zarečnaja
Zio Vanja
di Anton Čechov
regia Leonardo Lidi
con Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna/Sara Gedeone
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Franco Visioli
assistente alla regia Alba Porto
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, in coproduzione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale e con Spoleto Festival dei Due Mondi
Interpreti e personaggi:
Giordano Agrusta – Il’ja Il’ic Telegin
Maurizio Cardillo – Aleksandr Vladimirovjc Serebrjakov
Ilaria Falini – Elena Andreevna
Angela Malfitano – Marija Vasil’evna Vojnickaja
Francesca Mazza – Marina
Mario Pirrello – Michail L’vovic Astrov
Tino Rossi – guardiano
Massimiliano Speziani – Ivan Petrovic
Vojnickij (Vanja), figlio di Marija Vasil’evna Vojnickaja
Sara Gedeone – Sof’ja Aleksandrovna (Sonja)
Il giardino dei ciliegi
di Anton Čechov
traduzione Fausto Malcovati
regia Leonardo Lidi
con Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Alfonso De Vreese, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Orietta Notari, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna/Sara Gedeone
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono Franco Visioli
assistente alla regia Alba Porto
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
in coproduzione con Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Spoleto Festival dei Due Mondi
Interpreti e personaggi:
Francesca Mazza – Ljubov’ Andreevna
Sara Gedeone – Anja, sua figlia
Ilaria Falini – Varja, sua figlia adottiva
Orietta Notari – Lenja Andreevna
Mario Pirrello – Ermolaj Alekseevic Lopachin
Christian La Rosa – Peter Sergeevic Trofimov
Giordano Agrusta – Boris Borisovic Simeonov-Piscik
Maurizio Cardillo – Charlotta Ivanovna
Massimiliano Speziani – Semen Panteleevic Epichodov
Angela Malfitano – Dunja
Tino Rossi – Firs
Alfonso De Vreese – Jasa
Teatro Arena del Sole, via Indipendenza 44
Prezzi dei biglietti de Il giardino dei ciliegi: da 7 € a 27 €
Prezzo per la Maratona Čechov: da 18 € a 38 €
Biglietteria: dal martedì al sabato dalle ore 11.00 alle 14.00 e dalle 16.30 alle 19.00
Tel. 051 2910910 – biglietteria@arenadelsole.it | bologna.emiliaromagnateatro.com
Teatro Arena del Sole
Via dell’Indipendenza 44, Bologna
dal 9 al 12 gennaio 2025
Sala Leo de Berardinis
Il giardino dei ciliegi
Progetto Čechov – terza tappa
giovedì e venerdì ore 20.30
domenica ore 16.00
sabato 11 gennaio
Maratona Čechov
Il gabbiano
ore 14.30
durata 1h e 50 minuti
Zio Vanja
ore 18.00
durata 1 h e 45 minuti
Il giardino dei ciliegi
ore 21.00
durata 1h e 40 minuti