Migliaia di scatti che documentano la vita di Cesena dagli anni Settanta in poi
CESENA – I fondi fotografici della Biblioteca Malatestiana si arricchiscono degli scatti del fotorerporte Vittorio Calbucci, a lungo fotografo ufficiale del Resto del Carlino di Cesena, scomparso nel 2015. Nei giorni scorsi, la Giunta Comunale ha infatti approvato una delibera per accettare la donazione dei figli del fotografo, Marco e Alberto Calbucci.
Il fondo fotografico restituisce alla città una rilevante testimonianza della vita di Cesena dagli anni ’70 ai giorni nostri, grazie alle sue 5600 pellicole, 1600 diapositive, 8300 positivi (stampe) e 37 CD.
La Biblioteca, che si riserva i diritti commerciali del corpus fotografico, si occuperà della sua conservazione e condizionamento, per poi passare alle fasi più tecniche di riordino, inventariazione e digitalizzazione. Infine, un insieme di foto rappresentative della ricchezza e varietà del Fondo, sarà catalogato e ne sarà data visibilità sui canali istituzionali della rete bibliotecaria di Romagna.
“Apprezziamo molto la donazione della famiglia Calbucci – spiegano il Sindaco Paolo Lucchi, l’Assessore alla Cultura Christian Castorri – con cui l’archivio fotografico della Biblioteca Malatestiana si arricchisce di un importante tassello per la storia della fotografia locale. La macchina fotografica di Calbucci ha raccontato la vita di Cesena dai fatti di cronaca ai grandi eventi sportivi, catturando l’emozione dei singoli momenti della nostra città per restituirli intatti a chi li guarda. Lo ricordiamo come un fotoreporter sempre presente ai grandi momenti della nostra città, che con grande passione e professionalità ha immortalato inaugurazioni, spettacoli, esibizioni di cantanti e attori, personaggi famosi, sport, cronaca nera. Lasciare ad una biblioteca la propria raccolta fotografica è un modo per mantenerla viva e vederla sempre più valorizzata negli anni, ed è quello che certamente accadrà al corpus fotografico di Vittorio Calbucci, grazie alla lungimirante scelta dei figli Marco e Alberto che in questo modo hanno assicurato al padre una duratura memoria”.