PARMA – Con una breve cerimonia non aperta al pubblico l’Università di Parma ha celebrato questa mattina il Giorno della Memoria. Presenti il Rettore Paolo Andrei e il Pro Rettore Fabrizio Storti, l’Ateneo ha voluto testimoniare la sua partecipazione attiva a una ricorrenza che tutto il Paese ha fatto propria nel ricordo dello sterminio del popolo ebraico e dei deportati politici e militari italiani nei campi di concentramento nazisti, nel giorno in cui le truppe dell’Armata Rossa liberarono le persone detenute nel campo di concentramento di Auschwitz nel 1945.
Nel corso dell’incontro, trasmesso in diretta sulla pagina Facebook dell’Ateneo, Fiorella Guerra, studentessa di Lettere classiche e moderne e Direttrice di RadiorEvolution, la radio degli studenti universitari di Parma, ha letto i nomi dei docenti dell’Università di Parma coinvolti dalle leggi razziali del 1938, uno dei passaggi più drammatici di un climax negativo che avrebbe portato a deportazioni e stermini: i professori ordinari e straordinari Walter Bigiavi (Facoltà di Giurisprudenza), Alessandro Levi (Facoltà di Giurisprudenza), Enrico Tullio Liebman (Facoltà di Giurisprudenza), Guido Melli (Facoltà di Medicina), gli assistenti e i liberi docenti Alberto Carmi (libero docente a Medicina), Giulio Faldini (libero docente a Medicina), Bruno Levi della Vida (assistente volontario a Medicina), Alberto Montel (libero docente a Giurisprudenza). Gli stessi nomi riportati in una grande pietra d’inciampo simbolica, oggi significativamente posta sul pavimento dell’Atrio delle Colonne.
«Noi tutti abbiamo il dovere di non dimenticare – commenta il Rettore Paolo Andrei – ed è un dovere che è parte sostanziale e irrinunciabile del nostro essere Università. Abbiamo il dovere di ricordare perché ciò che è accaduto è stato orrendo, inumano, e perché la memoria è il primo seme per l’agire nell’oggi e per progettare il nostro futuro. Quest’anno abbiamo voluto puntare l’attenzione sui Docenti coinvolti dalle leggi razziali, che sono state una tragedia in sé e un prodromo drammatico delle tragedie di qualche tempo dopo: ci siamo concentrati sul coinvolgimento del mondo universitario parmense nelle persecuzioni razziali, con particolare attenzione al 1938, anno in cui vennero introdotte per la prima volta in Italia le leggi discriminatorie, e alla cacciata dei professori di origini ebraiche dall’Ateneo. I nomi che oggi leggiamo qui, quelle persone allora discriminate per la loro origine, sono oggi più che mai “dentro” il nostro Ateneo».
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