La pellicola, distribuita da Mescalito Film (qui orari e programmazione delle proiezioni in tutta Italia https://mescalitofilm.com/distribuzione/cuori-liberi/), sarà presentata in sala dal regista Alessio Schiazza e dai protagonisti del film: Sara D’Angelo, portavoce della Rete dei Santuari di Animali Liberi, e Roberto Manelli del Rifugio Progetto Cuori Liberi che, in quella tremenda giornata di un anno fa, hanno opposto resistenza in modo pacifico per tentare, invano, di difendere Crosta, Crusca, Pumba, Dorothy, Mercoledì, Bartolomeo, Ursula, Carolina e Spino: uccisi, come tutti sappiamo, dalla violenza di Stato senza un vero motivo.
La presentazione vedrà in sala anche i rappresentanti della sede locale di LNDC Animal Protection che interverranno sui temi del film e saranno disponibili, successivamente, a un dialogo con il pubblico. L’associazione animalista, insieme a LAV, ha sostenuto il docufilm e, da subito, prestato assistenza legale al Rifugio, facendo il primo ricorso urgente al TAR, in cui si chiedeva di fermare quella ordinanza di uccisione, che con il successivo ricorso al Consiglio di Stato richiamava al principio di “leale collaborazione”, completamente ignorato dall’ATS e dalle altre autorità preposte.
“Cuori Liberi, fino all’ultimo respiro” vuole ricordare non solo quanto accaduto a Sairano ma anche il movimento popolare di oltre 10.000 persone, accorse nell’autunno 2023 da ogni parte d’Italia e non solo, per manifestare e chiedere giustizia nelle due grandi manifestazioni di Milano e di Roma.
All’inizio di quel mese di settembre 2023 dopo che allevatori, sotto indagine, non avevano colpevolmente denunciato la presenza della malattia nei loro impianti, si era sviluppato nel rifugio Cuori Liberi un focolaio di PSA, mentre la malattia dilagava tra gli allevamenti industriali del pavese. Molti maiali erano morti, ma alcuni di loro stavano resistendo al virus e potevano probabilmente salvarsi. Eppure, dopo settimane di resistenza da parte di attivisti e animali contro l’uccisione indiscriminata ordinata dall’ATS di Pavia, si è verificato l’epilogo peggiore che si potesse immaginare. La vicenda si è chiusa con l’uccisione dei maiali rimasti e una violenza inaudita usata su coloro che li volevano difendere in modo pacifico, oltre che danni importanti alle strutture del rifugio. Rifugio che, come tutti gli altri di questo tipo, ospita animali sequestrati da situazioni di maltrattamento e sfruttamento senza alcun sostegno di fondi pubblici ma solo dal sacrificio delle persone che lo gestiscono e dei sostenitori, offrendo di fatto un presidio di legalità sul territorio e un alto valore educativo per la cittadinanza.
“Il documentario “Cuori liberi, fino all’ultimo respiro” ripercorre le tappe di questa vicenda, facendo luce su una pagina buia dei diritti animali e umani nella storia italiana. Continueremo a chiedere giustizia e a lottare per un’effettiva tutela dei rifugi, dei santuari e delle vite che ospitano, verso un necessario e urgente cambiamento radicale del sistema produttivo. Le gravi carenze gestionali nel rispetto della biosicurezza e nei controlli adeguati negli allevamenti di maiali hanno portato ad un’evoluzione catastrofica della malattia come dimostrato dal fatto che ci troviamo di fronte a una nuova ondata in diverse zone d’Italia con epicentro proprio nella provincia di Pavia, di nuovo. La PSA è l’emblema di un modello fallimentare di produzione che si basa sul confinamento estremo di milioni di animali trattati alla stregua di oggetti, e solo pochi fortunati sottratti a questo ciclo crudele trovano vita e rispetto all’interno dei rifugi e santuari.
Sull’uccisione dei nove maiali di Cuori Liberi, la prossima udienza del procedimento amministrativo aperto al TAR si terrà in dicembre 2024, e lì si discuterà delle responsabilità di merito dell’ATS pavese nella gestione di questa emergenza. Riteniamo l’ATS responsabile di non aver trovato una via alternativa, applicando opportune deroghe all’uccisione degli animali possibili alla luce del Regolamento europeo sulla sanità animale, in virtù del fatto che gli animali erano protetti all’interno di un rifugio permanente, con il ruolo che questa realtà riveste, e mai sarebbero stati spostati altrove”, dichiarano LNDC Animal Protection e LAV.
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