Bologna

Il discorso del sindaco Matteo Lepore per l’inaugurazione del Tecnopolo alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

BOLOGNA – Discorso del sindaco Matteo Lepore:

“Signor Presidente della Repubblica, Signor Prefetto, Signora Ministro, Signor Presidente della Regione, Autorità civili, religiose e militari, a tutte e tutti gli intervenuti, rivolgo innanzitutto un caloroso benvenuto a Bologna.

Oggi siamo qui per celebrare un momento importante per la nostra città.

L’inaugurazione del Supercomputer Leonardo ci lancia verso la rivoluzione digitale, grazie ad una forte capacità di lavoro comune, tra istituzioni, mondo accademico e realtà economiche.

Una rivoluzione che ci consentirà di esplorare le frontiere della ricerca e dello sviluppo tecnologico, di migliorare la nostra capacità di compiere le scelte giuste per le nostre comunità. Penso ai cambiamenti climatici e alle conseguenze di eventi naturali sempre più estremi; alla pandemia e agli effetti che questi fenomeni hanno avuto o stanno avendo sulla crescita delle disuguaglianze o sulla nostra salute.

Bologna, insieme ad altre nove città italiane, è entrata a far parte della Missione della Commissione Europea delle città intelligenti a impatto climatico zero entro il 2030. Cento città in tutta l’Europa, che dovranno sperimentare politiche urbane avanzate per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica, con una missione di servizio verso tutte le altre, condividendo modelli ed esperienze. Un obiettivo che potremo raggiungere solo costruendo alleanze: con la scienza, tra istituzioni e – cosa in cui credo fortemente – tra città.

Anche per questo, il Comune di Bologna ha iniziato a lavorare con Barcellona e il suo centro di calcolo per la realizzazione di un gemello digitale delle due città, firmando un accordo inedito.

Abbiamo deciso insieme di rafforzare l’alleanza sul tema del calcolo e del gemello digitale, perché vediamo in questa dimensione la chiave di volta per affrontare questioni come la transizione ecologica, l’inclusione sociale dei nostri cittadini e la democrazia.

Sarà l’occasione per sviluppare un pensiero ed una strategia attorno al tema del governo democratico delle piattaforme e degli algoritmi, il governo dello sviluppo digitale, l’uso etico e responsabile dell’intelligenza artificiale, il rispetto dei diritti digitali e la promozione dell’uso pubblico e cittadino degli open e big data.

La potenza di calcolo che inauguriamo oggi – la quarta in ordine di capacità nel mondo – ci consentirà di realizzare tutto questo: individuare soluzioni operative tramite le simulazioni, ma ci sfiderà altrettanto nel campo del pensiero applicato filosofico e politico.

Il Tecnopolo sorge sulle ceneri della Manifattura Tabacchi e i suoi capannoni realizzati negli anni ’50. Qui lavoravano nel periodo di massima espansione più di mille persone. Un luogo di emancipazione e di lotte per i diritti.

Signor Presidente e cari ospiti, l’idea stessa del Tecnopolo nasce da una vertenza sindacale, una lunga trattativa con la multinazionale, che aveva acquisito la Manifattura e poi chiuso lo stabilimento. L’idea cioè di salvare una parte dell’occupazione esistente investendo in una ‘fabbrica’ di tipo diverso, che non trattasse più tabacco, ma conoscenza e futuro. Vorrei oggi ricordare quelle lavoratrici e quei lavoratori e la Regione Emilia-Romagna che si è adoperata nel tempo con pervicacia e competenza per questa soluzione. Al loro impegno e ai loro sogni dobbiamo la scintilla che ha acceso tutto questo.

Ecco, la memoria è per noi una giusta consapevolezza da cui partire, per fare le cose.

Bologna ha deciso ad esempio di promuovere un progetto denominato “Città della Conoscenza” finanziato dai fondi PNRR. Un progetto che muove nel quadrante nord-ovest della città, tra la Stazione 2 Agosto e il luogo dove siamo ora; un’area di 500 ettari con una concentrazione importante di poli di ricerca e di innovazione, a partire dal Cineca e dal Centro Meteo.
Poli che vogliamo connettere in un Rete metropolitana della Conoscenza, recuperando altre aree dismesse dall’Appennino alla pianura imolese. Un progetto fortemente orientato all’innovazione e allo stesso tempo ancorato alla storia. Farà perno infatti sul Polo della Memoria Democratica, un centro di ricerca e studio del pensiero critico, che ospiterà il più importante archivio di storia contemporanea del Paese, con una dotazione di 8 mila metri quadrati all’interno della Stazione Alta Velocità.

Caro Presidente, autorità.
La strada che siamo chiamati a costruire insieme non riguarda solo il tipo di sviluppo tecnologico ed economico del quale saremo capaci, ma quale governo democratico dei dati vogliamo promuovere. Come possiamo rendere questo patrimonio un bene pubblico e accessibile a tutti i cittadini e le cittadine, senza lasciare indietro nessuno.

Presidente Mattarella, grazie davvero di essere qui. Sappiamo infatti quanto lei tenga ai giovani del nostro paese.
Bologna è per eccellenza una terra scelta ogni anno da migliaia di giovani. Ogni dieci anni infatti la nostra popolazione cambia di un quarto e 2 immigrati su 3 sono di nazionalità italiana. Vengono qui per motivi di studio e di lavoro, per realizzare i loro progetti di vita. E noi vogliamo sempre più essere all’altezza dei loro sogni e delle loro aspettative.

Da Bologna, capitale dei dati, mi auguro che la Repubblica Italiana e l’Europa investano di più sulla scienza e la ricerca affinché siano gli uomini e le donne a guidare le tecnologie e non viceversa. Sulla disponibilità di alloggi pubblici e dignitosi per studenti, ricercatori e lavoratori. Accanto a una grande capacità di calcolo, infatti, servirà una grande quantità di democrazia e uguaglianza, la frontiera delle opportunità. Questo sogno da Sindaco, per la nostra città e per la mia patria, seguendo fedelmente il dettato costituzionale, già alle origini così lungimirante.

In conclusione, prendo a prestito una semplice e amorevole espressione di Renzo Imbeni: lavoreremo insieme e lo faremo bene.

Ebbene sì, solo così potremo consegnare alle nuove generazioni un mondo migliore”.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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