Bologna

Il Consiglio comunale resta in silenzio in ricordo del personale sanitario vittima del Covid-19

BOLOGNA – Oggi il Consiglio comunale ha ricordato, in alcuni interventi di inizio seduta, le vittime da Covid-19 tra il personale sanitario. Al termine degli interventi il Consiglio comunale ha osservato un minuto di silenzio.

Di seguito l’intervento della consigliera Federica Mazzoni (Partito Democratico)

“In ricordo di Sergio Bonazzi, primo infermiere morto a Bologna a causa del Covid-19
Sabato è venuto a mancare l’infermiere Sergio Bonazzi a causa del Covid19. E’ la prima vittima tra gli operatori sanitari in servizio a Bologna da quando è cominciata l’emergenza sanitaria.

Sergio Bonazzi aveva 59 anni, era stato ricoverato d’urgenza in terapia intensiva il 6 novembre scorso. Le sue condizioni sono subito apparse gravi e hanno reso necessaria l’intubazione immediata, da allora, nonostante gli sforzi estremi di tutti i colleghi, è rimasto sempre in condizioni critiche, fa sapere il Sant’Orsola presso il quale lavorava e che lo definisce “un’istituzione” del Poiclinico. Da trent’anni era impiegato alla Cardio-Anestesia pediatrica, di recente, quando è stato riaperto il padiglione 25 per curare i pazienti nella terapia intensiva Covid.
Tutti i colleghi lo ricordano, oltre che come un professionista dedito e capace di relazionarsi con tutti i pazienti, dal nenonato prematuro all’anziano lungo degente, anche come “una persona di grande umanità e disponibilità verso il prossimo, sempre pronto a dispensare un sorriso”.
Luisa Scardovi a nome di tutta la Direzione delle Professioni Sanitarie del Policlinico saluta Sergio Bonazzi: “Per tutti noi era Bonni. Siamo sinceramente addolorati per la scomparsa di una persona speciale della nostra comunità professionale.
“Sergio, era uno di noi. – afferma Marco Marseglia Coordinatore assistenziale del Padiglione Covid del Policlinico. “Ha aiutato centinaia di giovani infermieri a formarsi e ad affrontare la professione nel modo migliore. E’ venuto a mancare proprio durante quello che sarebbe stato il suo turno, con tutti i colleghi vicini. È stato un momento terribile e intensissimo allo stesso tempo. Non lo scorderemo”.
Il Cordoglio anche di Pietro Giurdanella, presidente dell’ Ordine delle Professioni Infermieristiche Bologna “Sergio siamo noi e rappresenta il sacrificio e lo sforzo che tutta la nostra comunità professionale sta facendo per contrastare il virus. Alla sua famiglia va tutto il nostro cordoglio e le condoglianze più sincere”.
La Direttrice del Policlinico Sant’Orsola, Chiara Gibertoni ha annunciato che “per ricordare Sergio, il suo impegno e quella di tutti gli operatori che come lui stanno combattendo contro il virus, gli intitoleremo la Covid Intensive Care, la nuova terapia intensiva del Padiglione 25”.
Un gesto toccante per la famiglia che fa sapere attraverso il figlio Gianluca che “così tutti lo ricorderanno perché papà era una persona speciale, un’anima bellissima. Chi lo desidera potrà fare delle donazioni ai reparti in cui ha lavorato”.
Si uniscono al cordoglio per la morte di Sergio Bonazzi anche il Sindaco di Bologna Virginio Merola e l’Assessore comunale alla sanità Giuliano Barigazzi, così come Stefano Bonaccini e Raffaele Donini, Presidente e Assessore alla Sanità della Regione Emilia-Romagna.
La scomparsa di Sergio Bonazzi è un dolore, la prova dell’impegno di tutti gli operatori della sanità.
Non amo le locuzioni di eroi e angeli per i professionisti sanitari -pur provando enorme stima e gratitudine nei loro confronti- temo si possa perdere di vista quanto questa categoria sia sotto pressione per salvare altre vite, per garantire la funzionalità del Servizio sanitario della nostra regione, di Bologna.
La verità davanti alla quale non possiamo sottrarci è che infermieri, medici, professionisti sanitari tutti sono sovraccarichi di lavoro, sottodimensionati come organico, con la preoccupazione di contagio da Covid-19.
Una condizione aggravata dalla presenza di un personale non più giovanissimo e dall’elevata presenza di donne che sottopone la gran parte del personale allo stress derivante dalla crescente difficoltà di conciliare gli equilibri vita-lavoro come illustra il recente report realizzato dalla Fondazione dal titolo ‘Medici e infermieri, tra sottodimensionamento degli organici, rischi alla salute ed esigenze di conciliazione’.
Ma nonostante tutto questi professionisti, non si tirano indietro, mai. Proprio come ha fatto Bonazzi.
Con questo intervento desidero rivolgere la più profonda vicinanza alla famiglia di Sergio Bonazzi -il figlio Gianluca, la moglie Eleonora- alla comunità del Sant’Orsola e a tutta quella professionale degli infermieri, esprimendo loro le più sentite condoglianze, mie e quelle di tutto il Consiglio comunale di Bologna.
Rivolgendo il nostro pensiero anche a tutti i/le professionisti/e sanitari che hanno pagato con la vita il loro prendersi cura di altre persone malate di covid19, tenendo in piedi il nostro Servizio Sanitario.

L’intervento della consigliera Mirka Cocconcelli (Lega nord)

“Covid: i 7 errori legati alla “mattanza”dei sanitari
Annuncio che chiederò l’inversione dell’ordine dei lavori odierni e l’anticipazione della discussione urgente del mio ODG n°143 e che esso venga anteposto a tutti gli ordini del giorno odierni, come richiesto alla scorsa Conferenza dei Capigruppo ed eventualmente, se il Regolamento lo consente, discuterlo tra una delibera e l’altra.

Due giorni fa è morto l’ennesimo sanitario, un infermiere del Sant’Orsola e subito tutti si sono scapicollati con i soliti irritanti comunicati stampa di “vicinanza”, mentre poco o nulla viene attuato per far cessare questa “mattanza”.
Dal secondo dopoguerra ad oggi si sono succedute ben 5 epidemie (nel ‘57-‘58 l’asiatica, nel ‘68-‘69 l’influenza cinese H3N2, nel novembre 2002 la Sars, nel triennio 2004 – 2007 l’influenza suina H1N1, successivamente l’influenza aviaria H5N1) ma, nonostante ciò ci siamo trovati impreparati davanti alla pandemia da Sars Cov 2.
Tutto il comparto sanitario rischia quotidianamente la propria salute e lo testimoniano i morti: 221 medici, 58 infermieri, oltre 55.000 i contagiati, 19.000 solo nell’ultimo mese.
L’alto numero di sanitari deceduti, infettati, ricoverati sono la palese dimostrazione che pochissimo è stato fatto per fermare questa mattanza e nessun burocrate che abbia avuto il pudore per una sana autocritica ed abbia analizzato gli errori commessi.
Non cerco colpevoli, ma esigo soluzioni ai 7 errori, da me individuati!
Primo errore:
È stato completamente dimenticato l’insegnamento di Carlo Urbani, morto per combattere la Sars in Vietnam che raccomandava alle istituzioni di isolare i contagiati, ma soprattutto esortava a proteggere adeguatamente il capitale umano rappresentato dagli Operatori Sanitari, fondamentale per evitare la diffusione di qualsiasi virus,
Secondo errore:
Non esistevano o erano assolutamente inadeguati i Piani Pandemici Nazionali (l’ultimo risale al 2006) e Regionali (2007) e lacunose erano anche le specifiche sul contenimento della diffusione del contagio previste dal D.Lgs 81/2008: “ Percorsi puliti/sporchi, aree pulite/sporche con apposite zone filtro, sistemi di ventilazione a pressione negativa, docce per il personale, sanificazione degli ambienti, etc.
Sono stati applicati in maniera carente i protocolli di sicurezza negli ospedali , nelle Case della Salute, nelle ex RSA, nelle USCA e proprio pochi giorni fa la Corte dei Conti ha denunciato che in Emilia Romagna le Usca sono insufficienti: ne dovevano essere attuate 89 sono 75, quindi 14 in meno rispetto allo standard previsto.
Terzo errore:
Carenza, inadeguatezza o mancanza dei DPI per categoria a rischio III. Mi riferisco a maschere FFP2 e FFP3, occhiali/visiere, sovra-camici/tute idrorepellenti, guanti, calzari e sovracalzari, copricapi che a tutt’oggi mancano in diversi reparti e di cui sono ampiamente sprovvisti i MMG, in palese contrasto con quanto prevede la normativa vigente. Carenza coperta con norme di Legge ad hoc con cui si è innalzata a dignità di DPI la semplice mascherina chirurgica (vedi articolo 34 del DL 9/2020), in aperto contrasto con le linee guida delle Società scientifiche internazionali ed i Regolamenti europei. Ci si è adeguati alle tutele minime dettate dall’OMS, che notoriamente sono assolutamente insufficienti.
Quarto errore:
Omesso l’obbligo di sorveglianza sulla sicurezza del personale sanitario. Infatti l’articolo 7 del DL 14/2020, esclude il personale sanitario dal dovere d’isolamento fiduciario, in caso di esposizione non protetta a Covid-19, precedentemente prevista per tutti i cittadini con le misure del Dpcm n.6 del 23/02/2020. Conosco personale sanitario, non esonerato dal proprio lavoro e ciò per evitare il rischio chiusura di alcuni servizi, considerata la carenza cronica di personale.
Il suddetto personale è stato costretto alla quarantena al termine del servizio per non rischiare di diffondere il probabile contagio ai propri familiari. Condizione questa che ha costretto molti sanitari ad evitare il ritorno fra le mura domestiche.
Quinto errore:
Disattesa l’indicazione e la tempistica per l’esecuzione dei tamponi naso faringei con conseguente mancata messa in sicurezza di tutto il personale sanitario, come previsto da specifiche normative. Spesso, si è voluto limitare la procedura diagnostica ai soli sanitari con evidente sintomatologia, dimenticando la possibilità di casi asintomatici o pauci-sintomatici fra i sanitari, con la possibilità concreta che questi ultimi diventino vettori inconsapevoli del virus .
Sesto errore:
Mancata o carente attuazione di luoghi adeguati dove i sanitari potessero trascorrere la quarantena senza contagiare familiari o conviventi. Sono ancora scarsi i Covid-hotel e le Asl si sono mosse tardivamente per stipulare bandi per convenzioni con hotel e altre strutture.
Settimo errore, il più importante:
In Italia, nel 1998, vi erano 5.8 PL per 1.000 abitanti, nel 2020 i PL sono 3,14 per 1.000 abitanti, ampiamente al di sotto della media europea di 4.96/1000 ab.
Tra il 2007 e il 2017 il nostro Servizio sanitario nazionale ha subito una drastica dieta: in 10 anni sono stati chiusi circa 200 ospedali, tagliati 45 mila posti letto, ridotto di 10 mila unità il personale medico (tra ospedalieri e convenzionati) e di 11 mila quello infermieristico (Quotidiano Sanità, Il lento declino del Ssn,Giovedì,19.03.2020).
Oggi, in piena pandemia, non dovremmo meravigliarci se ci viene presentato il conto di decenni di tagli, con il paradosso che il prezzo più alto di questa mattanza di Stato, lo stiano pagando non solo i pazienti, ma anche gli Operatori sanitari che questi tagli draconiani li denunciano da anni”.
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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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