Al centro della cerimonia la lettera che il giovane partigiano Giacomo Ulivi scrisse prima di essere fucilato esortando gli amici alla cura della cosa pubblica
MODENA – La lettura della lettera che il giovane partigiano Giacomo Ulivi scrisse agli amici poco prima di essere fucilato, esortandoli all’impegno politico e alla cura della cosa pubblica, “il nostro lavoro più importante”, è il modo in cui il Consiglio comunale di Modena, nella seduta di ieri, giovedì 20 aprile, ha celebrato il 78° anniversario della Liberazione della città dal nazifascismo avvenuta il 22 aprile 1945.
La cerimonia è stata aperta dal sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli che ha affermato che quella della Liberazione “deve essere una festa unificante. Non di divisioni, ma di unità tra le diverse forze politiche e con tutti i cittadini”. Dopo aver ricordato che Modena è città Medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza, il sindaco ha sottolineato che “senza la lotta di Liberazione, senza il riscatto politico e militare del nostro paese, non avremmo l’Italia di oggi: l’Italia della piena libertà, che bilancia diritti e doveri, uno Stato democratico e repubblicano, unico e indivisibile”. La grande eredità della lotta partigiana, ha proseguito Muzzarelli, sono state le prime elezioni libere dopo il ventennio fascista e la Costituzione, “che abbiamo potuto scrivere noi, a differenza di paesi come la Germania e il Giappone, perché i paesi vincitori sapevano di potersi fidare di noi grazie alla lotta partigiana. Questo è stato il fattore dirimente per riprendere in mano il nostro destino. Quello spirito di pace, libertà e democrazia che caratterizza profondamente la nostra città deve caratterizzare tutto il paese e va portato avanti, insieme alla memoria di ciò che è avvenuto”. Il sindaco, quindi, ha lanciato un appello alle forze di governo affinché cessi ogni ambiguità sul fascismo in modo che l’antifascismo possa unire tutti.
Giacomo Ulivi, come è stato sottolineato nell’introduzione dal presidente del Consiglio comunale Fabio Poggi, è stato fucilato ad appena 19 anni, in piazza Grande, “lasciando, nonostante la giovanissima età, un grande esempio di coraggio e di impegno. Le sue parole, scritte nel 1944, sono ancora attualissime. Il loro ascolto rappresenta un invito, per tutti noi, a riflettere”.
Nella lettera che scrisse agli amici, letta con l’accompagnamento di immagini della guerra, della Resistenza e della Liberazione di Modena, Giacomo Ulivi affermava che il desiderio, più che legittimo, di quiete dopo la guerra, il tentativo di allontanarsi il più possibile dalla cosa pubblica fosse “l’errore più tremendo. La cosa pubblica – scriveva infatti – è noi stessi: ciò che ci lega ad essa non è un luogo comune, una parola grossa e vuota come patriottismo. Al di là di ogni retorica, la cosa pubblica siamo noi stessi, la nostra famiglia, il nostro lavoro, il nostro mondo. Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante. Perché da questo dipendono tutti gli altri, le condizioni di tutti gli altri. Se non ci appassionassimo a questo, quella ripresa che speriamo e a cui tenacemente ci attacchiamo sarà impossibile”.
Al termine della lettura, una copia dello scritto di Giacomo Ulivi è stata consegnata a ciascun consigliere.