Il Comune di Russi ricorda le dimissioni del Sindaco Arturo Babini

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100 anni fa, il 17 gennaio 1923, venivano annunciate le dimissioni del Sindaco di Russi e del Consiglio Comunale

RUSSI (RA) – Oggi, 17 gennaio 2023, l’Amministrazione comunale di Russi intende ricordare un importante avvenimento che ha segnato la storia della Città: esattamente 100 anni fa, il 17 gennaio 1923, Arturo Babini, il Sindaco allora in carica, annunciò le sue dimissioni a seguito di quello che venne definito “un atto indegno di popoli civili, una punizione senza che fosse palese giudizio, senza il diritto della difesa e della ragione, che a nome di un partito e credevamo non per ordine di un partito, fu inflitta al Sindaco […] e ad altri ancora, mentre tutto, come sempre, nel paese regnava la calma o qualcuno avesse dato motivo per essere punito”.

Queste le parole dell’Assessore Pezzi Virginio durante la seduta straordinaria del Consiglio Comunale del 17 gennaio, durante la quale vennero annunciate le dimissioni del Sindaco, che fu vittima di brutali violenze da parte degli squadristi nel novembre 1922. Il 21 gennaio 1923, con una lettera al Prefetto di Ravenna, vennero poi comunicate le dimissioni di tutti i consiglieri comunali.

In seguito alle dimissioni di Babini venne nominato un commissario straordinario, Silvio Jannetti, che rimase in carica fino alle elezioni sopracitate.

La presenza del regime sul territorio russiano cominciò a mostrare i propri segni nefasti, che apparvero evidenti alle elezioni amministrative del 10 giugno 1923, quando l’unica lista presentata fu quella fascista. Il regime, dopo la Marcia su Roma eliminò infatti ogni forma di dissenso dando agli avversari, come scrisse Italo Balbo “il senso del terrore”, rendendo ogni critica pericolosa e ogni incertezza dannosa.

Oggi, l’importanza del ricordo vale in quanto simbolo di una raggiunta libertà di pensiero, parola e azione. Non si vuole però solo ricordare che il genere umano ha la capacità di generare odio, ma che l’umanità ha la possibilità ogni giorno di abbandonare quella capacità, far si che non si rigeneri.