L’autore, milanese, collaboratore dei mensili “BBC History” e “Medioevo”, ha scritto numerosi saggi e un romanzo – “La moglie del Santo”, Minerva Editore – vincitore del premio speciale Italia Medievale nel 2019. Divulgatore storico sui social network, ha incentrato questo suo secondo lavoro letterario sulla vera storia della contessa Elisabetta Confalonieri, protagonista del tardo Rinascimento al fianco del marito Gianluigi.
La narrazione parte proprio da Piacenza, nel settembre 1545, quando la città accoglie il suo primo duca Pier Luigi Farnese – figlio naturale di Papa Paolo III – che in breve tempo semina malcontento tra l’aristocrazia locale imponendo tributi, confiscando feudi e pretendendo fedeltà assoluta dagli Anguissola, dai Pallavicino, dai Landi e dagli stessi Confalonieri. E’ abbastanza perché i nobili piacentini, i ‘cappellazzi’, percepiscano il duca – che nel frattempo si inimica anche l’imperatore Carlo V – come un tiranno e diano vita ad una congiura per destituirlo.
Chiamato a partecipare al complotto è anche il conte Gianluigi Confalonieri. La moglie Elisabetta – donna saggia, dallo spirito forte e indipendente – cerca di farlo desistere: infrangere il giuramento di fedeltà al duca sarebbe un atto di lesa maestà, punibile con la damnatio memoriae. Ma, nonostante i suoi avvertimenti, Gianluigi si fa coinvolgere in un intrigo più grande di lui e molto pericoloso, che lo condanna a subire la vendetta dei Farnese. Ad andarci di mezzo sarà anche la felicità di Ortensia,
l’amata figlia dei conti Confalonieri. Elisabetta, suo malgrado, si trova quindi a prendere le redini della famiglia e riparare a Noto, in Sicilia, dove i Confalonieri, discendenti di san Corrado, santo patrono della città siciliana, sono accolti e protetti.
A Noto crescono anche i nipoti di Elisabetta, Giovanna e Fabrizio Paveri Fontana. Elisabetta ha sempre lottato per diffondere il culto di san Corrado, di cui solo 39 anni dopo l’omicidio di Pier Luigi i Farnese, placata la loro sete di vendetta, permisero la diffusione fuori dalla città netina. I Confalonieri poterono così consacrare alla storia il loro avo più illustre.
Basato su fatti storici e personaggi realmente esistiti, il romanzo è ambientato in un Rinascimento nepotista, spietato, sanguinario, combattuto solo dalla forza dei sentimenti di donne come Elisabetta. Così la descrive l’umanista e biografo Lodovico Domenichi nel suo saggio La nobiltà delle donne del 1552: “Mostra una certa schiettezza e generosità in tutti i suoi costumi, con cui le cose noiose e avverse pazientemente sopporta; e ritrovandosi in altezza e felicità non è punto sopra l’humana misura levata”.
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