Sabato 8 Agosto alle 21 presso il Museo della Regina verrà presentato il libro scritto da Matteo Incerti per Corisero editore
CATTOLICA (RN) – La storia de “I pellerossa che liberarono l’Italia” e la Romagna dal nazifascismo arriva a Cattolica. Sabato 8 Agosto alle 21 presso il Museo della Regina di Cattolica verrà presentato il libro scritto da Matteo Incerti per Corisero editore (398 pagine, 120 foto euro 18). Libro che è giunto alla prima ristampa in meno di un mese dalla sua pubblicazione.
Discriminati e confinati nelle riserve, migliaia di nativi nord americani si arruolarono come volontari nell’esercito canadese e statunitense per combattere il nazifascismo in Europa e in Italia. Il libro sotto forma di romanzo storico documentato da centinaia di foto d’epoca, narra per la prima volta l’epopea di centinaia di soldati nativi canadesi e americani che si batterono per diritti e libertà di cui neanche loro al tempo godevano.
Tra loro, partirono per l’Europa per partecipare al D-Day in Normandia a Juno Beach e alla campagna di Francia, anche due fratelli mezzosangue, i fratelli Jack e James Rossetti, figli di Samuele ‘Sam’ Rossetti cercatore d’oro di Palermo e una indigena della tribù dei Nak’azdli , di Fort St. James British Columbia. Una storia incredibile scoperta dall’autore, che è entrato in contatto con i figli di Jack Rossetti che vivono in questa piccola tribù di sole millecinquecento anime. Al nonno Sam, che poi aprì una miniera d’oro è stata dedicata anche una montagna: ‘Mount Rosetti’ e un murales. Ora il sogno dei quattro figli di Jack Rossetti , morto negli anni ’90 è quello di tornare un giorno a Palermo e cercare le tracce del nonno. “Papà imparò un po’ d’italiano o forse meglio siciliano da nostro nonno morto nel 1955 a Vancouver. Nonno era nato a Palermo nel 1877, ricordava le sue memorie prima di partire, i giochi da bambino in strada nelle strade di Palermo, vorremmo ritrovare le sue tracce, vedere le chiese che frequento’ nei suoi anni giovanili”.
LA STORIA
Sbarcati in Sicilia il 10 luglio 1943, battaglia dopo battaglia, da Agira a Salerno, da Ortona ad Anzio, dal fronte della Valle dei Liri e Cassino, la Liberazione di Roma, fino allo sfondamento della Linea Gotica orientale in Romagna, centinaia di pellerossa cree, mohawk, ojibwa, ‘piedi neri’, pawnee, creek, cherokee solo per citare alcune tribù, contribuirono a liberare l’Italia dal fascismo. Quelli, volontari, arruolati con le truppe canadesi sbarcarono a Pachino. I nativi inquadrati nel 179° reggimento della 45a US Infantry sbarcarono a Scoglitti.
Eroi dimenticati per settantacinque lunghi anni, almeno una sessantina di loro sacrificarono la vita sul suolo italiano e sono sepolti nei cimiteri di guerra britannici e americani di Agira (Catania), Ortona (Chieti), Cassino (Frosinone), Roma, Nettuno, Gradana (Pesaro), Ancona, Coriano (Rimini), Cesena, Ravenna, Villanova di Bagnocavallo (Ravenna). L’autore ne ha rintracciati almeno 58, di cui 52 dell’esercito canadese, e sei nativi dell’esercito statunitense, raccontandone le loro storie. Almeno 17 riposano nei cimiteri di guerra romagnoli.
TRE CADUTI ‘PELLEROSSA’ SEPOLTI A CORIANO
Sono almeno tre i caduti ‘pellerossa’ nell’esercito canadese che riposano nel cimitero militare del Commonwealth di Coriano. Le loro storie sono narrate nel libro. Si tratta di Solomon Cardinal, 21 enne cree dellla tribù Wildfish-Goldfish di Lake Fn (Treaty 8) caduto il 18 settembre 1944 a San Martino nell’assalto verso l’aeroporto di Miramare con le insegne del Loyal Edmonton Regiment, di Francis Pictou 33 enne di Darlington della tribù dell’Eel River caduto il 12 settembre 1944 con il Carleton e York Regiment e Albert Joseph Saddleman , 34enne della tribù della Prima Nazione Okanagan , Vernon in British Columbiac morto il 17 settembre e che vestiva la divisa del Princes Patricias Canadian Light Infantry.
Nei cimiteri romagnoli in totale sono sepolti almeno 17 soldati nativi volontari nell’esercito canadese. Nel riminese a San Vito di Rimini, morirono il 23 settembre 1944 anche due soldati ‘pellerossa’ sepolti a Cesena: l’ojibwa della riserva di Cape Croker Isadore Pedoniquott, 29 enne del 4th Princess Louise Dragoon, e Lawrence Stonefish, 37 enne della tribù dei Moravians of the Thames sempre nell’Ontario, caduto con la divisa dei del Lord Stracona’s Horse. Terribile scherzo del destino Pedoniquott, morì nello stesso giorno della sua piccola figlia Carole, di soli sei anni, spezzata da una terrible malattia.
EROI IN TERRA DI ROMAGNA: IL CREE DAVID GREYEYES, IL CALCIATORE CHE APRI’ LA STRADA VERSO RIMINI A SUON DI BOMBE DI MORTAIO
Diversi di loro, conquistarono onori sul campo nella battaglia di Romagna. Come il tenente David Greyeyes, cree del Lago Muskeg nello Saskatchewan. Inquadrato nello Saskatton Light Infantry a comando di una squadra di mortai, Greyeyes si conquisto’ la military medal greca aprendo il varco verso la liberazione di Rimini con un preciso bombardamento che coprì il fianco all’avanzata delle truppe elleniche. Greyeyes, uno dei primi nativi ad diventare graduato già prima dello sbarco in Sicilia, aveva un altra particolarità. Era un atleta di primo livello. Sia come velocista che calciatore, tanto da militare nella All Star Team delle squadre militare e della nazionale militare canadese di calcio con la quale a sorpresa nel 1942 vinse il titolo interforze in Inghilterra. Nel dopoguerra Greyeyes continò la sua carriera da atleta sia come calciatore che giocatore di hockey che poi come allenatore e fu il primo nativo a ricoprire un ruolo dirigenziale nell’amministrazione canadese oltre. Nel 1949 sfidò anche gli allora campionissimi d’Inghilterra del Newcastle United in una sfida d’altri tempi che viene ricordata nel libro. Negli anni ’90 tornò a Coriano per rendere omaggio agli amici caduti.
L’EROE IN COPERTINA SEPOLTO A CESENA: IL MOHAWK HURON BRANT
Eroi dimenticati, che conquistarono medaglie su medaglie, e vennero decorati da generali del calibro di Montgomery come capitò a Huron Eldon Brant, mohawk della riserva della Baia di Quinto nell’Ontario. Brant da solo il 14 luglio 1943 assaltò una postazione tedesca a Grammichele (Catania) uccidendo e facendo prigionieri trenta nemici. Brant, trovò poi la morte il 14 ottobre 1944 nella battaglia del borgo di Bulgaria, alle porte di Gambettola (Forlì Cesena) e oggi riposa nel cimitero delle forze del Commonwealth di Cesena. A lui è dedicata la copertina del libro.
IL DOPO GUERRA: NUOVE BATTAGLIE PER I DIRITTI CIVILI – Coloro che ritornarono dal fronte, diventati capo tribù, artista o attore in film e telefilm continuarono a lottare per conquistare quei diritti civili che avevano già donato agli italiani e gli europei, come il cree dello Saskatchewan Henry Beaudry che, sbarcato in Sicilia il 10 luglio 1943, venne catturato a Villa Prati di Bagnocavallo, Ravenna il 14 dicembre 1944) e poi riuscì fuggire dal lager tedesco di Moosburg dandosi alla macchia nei boschi nella neve per due mesi; l’ojibwa dell’Ontario Wilmer Nadjiwon, del Perth Regiment che combattè anche lui in Romagna o il pawnee dell’Oklahoma Brummet Echohawk che tratteggiò le sue azioni e quelle dei suoi commilitoni in Italia con la 45a Divisione USA in decine di bellissimi disegni a matita (quattro sono riprodotti nel libro).
I nativi canadesi conquistarono solo nel 1962 il pieno diritto di voto incondizionato alle elezioni federali, e qualche anno più tardi riuscirono a mettere fine all’esperienza traumatica e razzista delle ‘scuole residenziali’ confessionali cattoliche e protestanti dove migliaia di piccoli indigeni (inclusi i veterani della campagna d’Italia come Wilmer Nadjiwon che venne violentato da bambino o Henry Beaudry e Len Bailey , anche lui combattente in Romagna che subirono pesanti violenze) venivano rinchiusi, subendo anche violenze sessuali indicibili. Proprio come capitato all’allora giovanissimo ojibwa Wilmer Nadjiwon. Negli ultimi anni sono stati prima Papa Benedetto XVI e poi Papa Francesco a chiedere scusa a nome della Chiesa Cattolica per gli abusi e violenze perpetrate nelle ‘scuole residenziali’. Episodi anche questi narrati nel libro, che ripercorre anche il percorso di diversi veterani come Henry Beaudry (che nel luglio 1944 incontrò i Papa Pio XII, in una udienza per i soldati canadesi anglofoni che hanno sempre fatto convivere il loro credo ancestrale nel ‘Grande Spirito’ con il cristianesimo, tanto che lo stesso Beaudry nel novembre 1944 una volta liberata Ravenna staccò un piccolo crocifisso dal muro di una chiesa per poi metterselo al collo.
VETERANI IN DIFESA DELL’AMBIENTE
Quei pellerossa, sbarcati in Sicilia e che avevano liberato l’Italia dal fascismo, dopo il secondo conflitto mondiale, continuarono le loro battaglie, in modo pacifico difendendo anche la propria terra sacra dagli scempi ambientali. Come accadde nel 2010 con capo Nadjiwon, ultraottantenne, che ‘schierò’ in una pacifica battaglia ambientalista ojibwa, mohawk e i fratelli americani Sioux e Cheyenne, per impedire la costruzione della più grande discarica del Canada, ‘Dump 41’ in Ontario, che minacciava una delle falde acquifere considerate tra le più pure della Terra.
STORIE D’AMORE E FIGLI DI GUERRA PELLEROSSA: ORVILLE JOHNSTON L’OJIBWA CHE COMBATTE’ IN ROMAGNA ED EBBE UN FIGLIO
Il libro narra anche diverse storie d’amore e di “figli di guerra” pellerossa. Come quella incredibile a lieto fine del cecchino meticcio Len Bailey, military medal a Pofi (Frosinone) che ebbe una figlia in una notte d’amore alla fine del conflitto e quella di Orville Johnston, oijbwa di Cape Croker, Ontario che combatté in Sicilia, ad Ortona dove venne leggermente ferito e poi in Romagna ed ebbe un figlio in Italia. Un figlio che lo cercò invano tutta la vita, ma il padre povero e in preda all’alcol negli anni Settanta si negò come ricordano le figlie. E forse questo libro potrà servire a ritrovarlo. E’ forse in Romagna ?
RICERCHE DI DUE ANNI
Una storia vera, frutto di due anni di ricerche da parte dell’autore Matteo Incerti tra archivi militari canadesi, statunitensi e testimonianze dirette raccolte nelle varie tribù indigene del Canada e degli Stati Uniti dove i figli di quei veterani (l’ultimo Wilmer Nadjiwon è morto a 96 anni nel 2018) hanno aperto il cuore delle loro memorie e messo a disposizione lettere inviate dal fronte dal 1943 al 1945. Il libro edito da Corsiero Editore 398 pagine e con 120 foto, riporta anche tutti i luoghi di sepoltura dei 57 pellerossa arruolati nell’esercito canadese (51) e statunitense (6) di cui l’autore narra le gesta e anche le biografie di oltre un centinaio di loro che ritornarono a casa dal fronte della seconda guerra mondiale.
L’OMAGGIO DELLA TRIBU’ CREE ‘MOSQUITO GRIZLY BEAR’ ALL’AUTORE DEL LIBRO:
BATTEZZATO ‘AQUILA SVETTANTE’
Diverse tribù indigene del Canada hanno deciso di omaggiare Matteo Incerti per il lavoro svolto per ricordare per la prima volta le gesta in Italia dei loro padri e nonni. Così gli Ojibwa di Cape Croker hanno invitato l’autore nella loro tribù e gli hanno dedicato un intero numero della rivista storica bismestrale della comunità. La tribù dei cree delle pianure della Prima Nazione Mosquito Grizly Bear Head lean man’ ha fatto ancora di più. E’ stato omaggiato ufficialmente durante il “Pow Pow” della tribù nell’Indigenous National Day lo scorso 21 giugno e per ringraziare Incerti, su proposta del figlio del veterano Henry Beaudry, della capo tribù Tania Aguilar Anti-Man e consultata la senatrice delle prime Nazioni e guardiana della conoscenza Jenny Spyglass, hanno battezzato il giornalista e scrittore emiliano con il nome spirituale: “Pa pa mi sut ki hiw – Soaring Eagle”. In italiano: Aquila Svettante. Non appena l’emergenza Covid cesserà, l’autore si recherà in Canada per essere omaggiato da questa tribù dello Saskatchewan e ricevere il ‘battesimo’ indigeno secondo i riti tradizionali, dove la saggia senatrice delle Prime Nazioni Jenny Spyglass, gli renderà noto il significato del nome scelto per lui.