La produzione e raccolta massiva di dati (i cosiddetti Big Data) paiono aprire a inimmaginabili scenari di quella che è definita come la digital mass surveillance. Se da un lato l’analisi automatizzata di una grande mole di dati o metadati (derivanti dalle telecomunicazioni elettroniche, ma anche attraverso i dati biometrici) rappresenta per le autorità di pubblica sicurezza e le agenzie di intelligence un prezioso strumento di prevenzione e repressione di crimini gravi, dall’altro le operazioni di raccolta, conservazione, accesso e uso di questi dati costituiscono una grave minaccia per il rispetto dei diritti fondamentali e i principi dello stato di diritto, potendosi tradurre in una vera e propria invasione della sfera privata dei cittadini.
In questo contesto emerge la necessità di una legislazione chiara e puntuale, che ponga limiti al controllo delle autorità pubbliche e che riesca tuttavia a bilanciare il rispetto dei diritti fondamentali con l’esigenza di garantire la sicurezza in un’epoca caratterizzata sempre più dall’emergenza “normalizzata” del terrorismo e della criminalità organizzata e transfrontaliera.
Intorno a questa riflessione si articola il convegno del 14 ottobre, che sancisce una significativa collaborazione tra il Dipartimento di Giurisprudenza, Studî Politici e Internazionali dell’Università di Parma e l’Academia Interamericana de Derechos Humanos dell’Università di Coahuila (Messico): il convegno si inserisce infatti nella serie di incontri dell’Observatorio Internacional de Derochos Humanos, promosso dalla stessa Academia messicana e finalizzato a incentivare e sostenere momenti di confronto e incontro tra studiosi messicani e colleghi provenienti dalle Università di tutta Europa, creando occasioni di dibattito capaci di coinvolgere anche gli studenti e di sensibilizzarli rispetto a tematiche di attualità legate alla tutela dei diritti fondamentali.
All’incontro parteciperanno docenti e studiosi esperti in materia di Big Data e del loro utilizzo a scopi securitari, che illustreranno e discuteranno della raccolta e accesso massivi ai dat. Una riflessione introduttiva di Giuseppe de Vergottini (Università di Bologna) darà avvio ai lavori attraverso la lettura delle sfide vecchie e nuove del bilanciamento tra sicurezza e diritti fondamentali. Seguiranno tre diversi panel, che si distribuiranno nella mattinata e nel primo pomeriggio e che permetteranno di sviscerare le insidie della sorveglianza digitale di massa sotto il profilo della giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Giovanna De Minico – Università di Napoli, Marco Bassini – Università Bocconi, Giulia Formici – Università di Milano), della complessa regolamentazione del trasferimento di dati oltre i confini europei (Irene Spigno – Academia IDH, Nicole Lazzerini – Università di Firenze e Arianna Vedaschi – Università Bocconi), oltre che degli avanzati sistemi di raccolta e utilizzo a scopi identificativi e securitari di dati personalissimi quali i dati biometrici (Lucia Scaffardi – Università di Parma, Lara Trucco – Università di Genova, Chiara Graziani – Università di Genova, Rossana Ducato – UCLouvain e Université Saint-Louis Bruxelles). La relazione finale di Erica Palmerini (Scuola Superiore Sant’Anna) aprirà infine a prospettive future ancora poco indagate, ma di grande rilievo: la possibilità cioè di regolare lo sviluppo tecnologico nel particolare ambito delle decisioni automatizzate, degli algoritmi e delle elaborazioni automatiche delle informazioni.
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