Ad aprire la presentazione sarà la voce del piccolo Giuseppe Di Matteo, interpretata dall’attore Alessandro Fiorucci, e del padre Santino Di Matteo interpretato dall’attore Rosario Terranova.
L’autrice presenta alla sua città il racconto intenso dei 779 giorni di prigionia. Scritto con la partecipazione del padre di Giuseppe, Santino Di Matteo.
Uno dei primi Collaboratori di Giustizia dello Stato.
Dal pentimento, al sequestro. Da un covo all’altro, allo scioglimento nell’acido. Sino al racconto del travaglio vissuto da un giornalista, nel riportare alla luce gli orrori di un passato incancellabile.
Dedicato all’intero Ordine dei Giornalisti.
Il libro liberamente ispirato alla storia di Giuseppe Di Matteo, figlio di Santino ex mafioso e collaboratore di giustizia. Giuseppe fu rapito il 23 novembre 1993 su ordine di Giovanni Brusca, con l’intento di tappare la bocca al padre, che aveva iniziato a collaborare.
Il bambino fu spostato da un covo all’altro per mezza Sicilia, ma è nell’ultimo bunker che rimase per 180 lunghissimi giorni, prima di essere strangolato e dissolto nell’acido.
Il racconto è come un puzzle, composto da momenti freddi e agghiaccianti come i numeri che l’autrice definisce i numeri del disonore:
93 l’anno di cattura
12 i suoi anni
23 il giorno del sequestro
779 i giorni di prigionia
11 il giorno dello scioglimento nell’acido
96 la fine dell’agonia
L’autrice Marina Paterna, subito dopo l’uccisione del Generale Dalla Chiesa si trasferisce con la famiglia a Palermo. Città in cui incontrerà, nell’ufficio del padre, presso la Procura Generale di Palermo due figure di riferimento fondamentali per la sua crescita morale: Falcone e Borsellino.
Decide nel suo libro “HO SCONFITTO la mafia. IO SONO VIVO!” di raccontare un fatto di cronaca tra romanzo ed autobiografia, andando alla ricerca del collaboratore di giustizia Santino Di Matteo, che per la prima volta si presenta come padre a volto scoperto.
Il libro è un romanzo corale, dove a narrare non è mai una sola voce ma una coscienza universale.
Dedicato a tutti quegli uomini di penna uccisi, morti ammazzati per aver onorato e perseguito i valori di verità e giustizia.
Marina lascia ai suoi lettori un desiderio da realizzare:
“Cancellatela questa macchia sulla Sicilia. Lustratela e prendetevene cura. È Casa Vostra.”
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