BOLOGNA – Lo storytelling aziendale dei colossi tecnologici globali ci ha abituato a localizzare la nascita dei progetti più geniali in un garage. Non è stato così per Giunko, nata come start up intorno al tavolo di una cucina bolognese. Italians do it better.
Era il 2014 e intorno a quel tavolo, a masticare tortellini e bit, c’erano tre amici (Giacomo Farneti, Benedetta De Santis e Todor Sergueev Petkov) con due caratteristiche in comune: erano tutti esperti di informatica e sensibili al tema della sostenibilità. Questi ingredienti hanno composto il primo impasto di Junker, l’app che oggi – 10 anni dopo quella cena – è diventata il più avanzato e affermato sistema integrato a disposizione di Comuni e Gestori di rifiuti urbani per dare ai cittadini informazioni geolocalizzate, aggiornate, complete e immediatamente accessibili sulla raccolta differenziata e su tutte le iniziative di economia circolare (riuso, recupero, riparazione, condivisione) nel Comune aderente.
Giunko, la piccola start up fondata da quei tre amici, adesso è una PMI Innovativa, ha superato il primo milione di fatturato ed è entrata a far parte del Gruppo Terranova, società benefit specializzata nello sviluppo di soluzioni software per la trasformazione digitale del settore ambientale.
COME SI DIFFERENZIA IL CARTONE DEL SUCCO DI FRUTTA?
A far scattare la scintilla – creativa prima, imprenditoriale dopo – è stata l’ispirazione di uno dei commensali, Giacomo Farneti: come era possibile che trovare le giuste indicazioni per differenziare un cartone del succo di frutta fosse così complicato? Il fantastico trio si mette all’opera e poche settimane dopo presenta il progetto al contest “Un’idea di impresa”, promosso da Innovami, l’ente accreditato dalla Regione Emilia Romagna per il trasferimento tecnologico.
La loro idea è sviluppare un’app in grado di riconoscere al volo i prodotti di consumo come fanno le casse del supermercato, ossia “leggendo” il codice a barre presente sulla confezione. In questo modo è possibile indicare in tempo reale agli utenti i materiali di cui sono composte le singole parti dell’imballaggio e come vanno differenziate, rispettando pure, grazie alla geolocalizzazione, le regole in uso nel Comune in cui si trova l’utente. L’app viene chiamata “Junker”, dall’inglese “junk” (scarto) più le iniziali della regione Emilia Romagna. L’idea piace molto alla giuria, che le riconosce il terzo premio e, soprattutto, una proposta di incubazione.
LA DESPAR NIGHT
Il primo grande ostacolo che i neo-startappari devono risolvere riguarda la costruzione del database al quale l’app deve poter attingere per riconoscere i prodotti. Sembrava facile, ma la scoperta è che non esiste nulla di simile, nemmeno negli archivi proprietari. La soluzione è un po’ folle, ma sicuramente pragmatica: dopo la chiusura al pubblico, i nostri eroi si chiudono in un supermercato Despar gestito da amici e, con un pc appoggiato su un carrello e una pistoletta scansiona-codici a barre in mano, passano la notte a scansionare prodotti e a classificarli. Così nasce la prima base dati dell’app e vengono classificati i primi 20.000 prodotti di Junker. Oggi quel piccolo database è diventato grande e contiene circa 2 milioni di record, di cui 520mila segnalati direttamente dagli utenti.
70 MILIONI DI GESTI SOSTENIBILI
Senza investimenti esterni né pubblicità, l’app lanciata nel 2015 da una piccola start up italiana è diventata una best practice riconosciuta non solo a livello italiano (è una delle 41 buone pratiche di economia circolare descritte nel rapporto tecnico UNI/TR 11821), ma anche a livello europeo (Junker è stata inserita nel Libro bianco delle buone pratiche di economia circolare del Parlamento Europeo) e soprattutto ha cambiato il modo di differenziare i rifiuti di milioni di italiani.
Junker è stata adottata come partner tecnologico da 1 Comune su 4, da città metropolitane come Torino, Bari e Firenze a piccoli borghi, senza distinzioni territoriali. Da Bolzano a Nuoro, da Trento a Salerno, l’app è stata scaricata gratuitamente da oltre 3 milioni di famiglie, che, grazie alle ricerche effettuate, sono state instradate per 70 milioni di volte verso comportamenti più virtuosi per l’ambiente e l’economia. Una raccolta differenziata più pulita, effettuata dai cittadini, è infatti il primo passo per consentire l’effettivo avvio a riciclo dei rifiuti e la loro valorizzazione come nuove materie prime.
Non male per un’idea nata sul tavolo di una cucina!