Giulio Colangeli in “Le volpi” dal 10 al 12 gennaio a Teatri di Vita

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BOLOGNA –  Tra i chiaroscuri della “decadenza” di un’epoca tanto vivace creativamente quanto sull’orlo di tempi bui che avanzano, ecco la nuova stagione di Teatri di Vita, che si propone di raccogliere alcune tracce di questo strano decennio. Si intitola “Decadenza. Vestigia degli anni Venti” la stagione teatrale dal 10 gennaio al 12 aprile 2025, a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485, Bologna; tel. 333.4666333; teatridivita.it): 9 eventi e il tradizionale appuntamento con la mostra di Art City costellato di ulteriori performance. Una stagione che parte con la decadenza della politica nei piccoli giochi di potere della provincia italiana nello spettacolo “Le volpi” di CapoTrave e si conclude con la decadenza della geopolitica internazionale nella nuova produzione firmata da Andrea Adriatico “Sette bambine ebree” di Caryl Churchill. In mezzo, l’altra nuova produzione che fa riferimento direttamente al decadentismo italiano – “Il piacere. Libro 1” dal primo romanzo di Gabriele D’Annunzio – e tutt’attorno altre suggestioni che vanno dal premio Nobel Annie Ernaux al racconto dell’ILVA di Taranto.

L’abbonamento per la stagione, che è stata presentata al pubblico la sera del 6 gennaio in occasione della “Tombola decadente”, è di 69 euro.

“Decadenza. Vestigia degli anni Venti” è realizzato da Teatri di Vita – Centro di produzione teatrale, in convenzione con il Comune di Bologna, e con il contributo della Regione Emilia Romagna e del Ministero della Cultura.

Si inizia con “Le volpi” (10-12 gennaio) di CapoTrave, uno spettacolo di Lucia Franchi e Luca Ricci: un ritratto della provincia italiana e della decadenza della politica, tra clientelismo e favoritismi, piccoli poteri e corruzione, ovvero il malaffare nella quotidianità dei piccoli soprusi, che vede protagonista Giorgio Colangeli, volto pluripremiato del cinema e della televisione italiana, insieme a Manuela Mandracchia e Federica Ombrato. “L’Oreste” (25-26 gennaio) è un racconto sull’abbandono e sull’amore negato, di struggente poesia e forza, con Claudio Casadio che impersona un internato in un manicomio e che per questa interpretazione ha vinto come miglior attore il Premio Franco Enriquez-Città di Sirolo: uno spettacolo che intreccia il teatro e l’illustrazione con i disegni di Andrea Bruno, la scrittura di Francesco Niccolini e la regia di Giuseppe Marini. “MONDOpatie” (6-16 febbraio) è il titolo della mostra che presenteremo nel nostro spazio centrale di Teatri di Vita Studio in via del Pratello nell’ambito di Art City: una mostra collettiva di dodici artisti, realizzata con Stazione Arte Contemporary, a cura di Valerio Dehò e Giovanni Busacca, per fare una “istantanea del pianeta Terra”, un fermo immagine della sua decadenza, attraverso il linguaggio dell’ironia e del pop; con diversi appuntamenti con azioni e performance il cui programma pubblicheremo più avanti. “ILVA Football Club” (15-16 febbraio) riporta a Teatri di Vita una compagnia giovane che ci ha affascinati con lo spettacolo “Topi” dedicato al G8 di Genova. Sono Usine Baug, qui insieme ai Fratelli Maniglio, questa volta alle prese con un altro scandalo italiano, una ferita aperta: l’ILVA di Taranto, la più grande e inquinante acciaieria d’Europa, raccontata in modo sorprendente attraverso un’incredibile storia vera, quella della squadra di calcio dell’ILVA. “Il piacere – Libro 1” (28 febbraio-2 marzo”) è il debutto della nostra nuova produzione, diretta da Andrea Adriatico, che ci accompagnerà nel prossimo triennio, ovvero un affondo nel romanzo del decadentismo italiano, il primo libro di Gabriele D’Annunzio, nell’anniversario della sua morte: una sfida nei confronti di un’opera cristallizzata nello stereotipo dannunziano, che farà discutere.

Torna il “Grande ballo in maschera” (4 marzo), un ballo che è anche un gioco di squadra che è anche uno spettacolo che è anche l’invito a essere protagonisti con esibizioni: un martedì grasso decadente o decadentista o semplicemente carnevalesco e comunitario. “Alter” (7-9 marzo) è un viaggio appassionato, visionario e teatrale, nell’arte contemporanea, proposto da Stalker Teatro: un tuffo nelle forme, nei colori, nei gesti di un linguaggio vivo e coinvolgente, che va da De Chirico a Marina Abramovic, passando per Pistoletto, Boltanski e tanti altri fino ad Ai Weiwei che proprio in questi giorni è in mostra a Bologna. “Variazioni Ernaux” (21-23 marzo) ci porta nel mondo di una grande scrittrice, vincitrice del Premio Nobel 2022, Annie Ernaux, e nel suo racconto della memoria. A portare in scena le sue parole è il Florian Metateatro con la regia di Anna Paola Vellaccio: sono le tre età di una donna che ricorda i suoi uomini, interpretate da tre diverse figure che si rincorrono nella memoria. “La difficilissima storia della vita di Ciccio Speranza” (4-6 aprile) è il racconto poetico e drammatico di una diversità, di uno sradicamento, di una marginalità, di una speranza: quella del protagonista, grasso e dall’anima fine, che sogna di danzare col suo tutù rosa in un mondo di provincia ostile e ottuso; a presentarlo è una bella compagnia giovane, Les Moustaches. Infine, “Sette bambine ebree. Un’opera per Gaza” (10-12 aprile) è la seconda nuova produzione di questi primi mesi dell’anno, diretta da Andrea Adriatico. Si tratta di un breve componimento della più importante autrice teatrale inglese, Caryl Churchill, che attraversa la storia dal genocidio degli ebrei sotto il nazismo fino alla cronaca attuale a Gaza: il testo è del 2009 ma ha tutta la forza e tutto il dolore di questa decade di decadenza dell’umanità, della pietà e del diritto internazionale e umano.

Si ricorderanno in futuro di quest’epoca, un’epoca che richiama il sapore della decadenza, quel sapore amaro che sguazza nell’eco di guerre lontane e vicine e di genocidi osservati con noia; nella crescita delle disuguaglianze sociali ed economiche; nel disprezzo conclamato e dichiarato dei potenti per il popolo; nell’avanzare di nuove forme di fascismo più aggraziate e moderne ma sempre con la stessa protervia; nella disumanizzazione di persone con una lingua diversa, una pelle diversa, una cultura diversa, un’identità e un orientamento diverso; nel dilagare di una violenza individuale che attraversa il reame inquieto dell’adolescenza e che arriva ai suoi apici più osceni nei femminicidi.

Una decadenza dai potenti chiaroscuri, che dall’altra parte ci illude con slanci ottimisti e inquietanti oltre le frontiere digitali e artificiali, ma anche con una creatività ricca e stimolante. Noi non siamo nostalgici, non è vero che il teatro è morto e l’arte è morta, altrimenti non staremmo qui a celebrare la necessità del teatro e dell’arte. E quindi è forse ancora più eccitante fare teatro e fare arte in un’epoca di decadenza. E condividere sguardi, pensieri ed emozioni con voi spettatori e spettatrici che siete al centro del senso del fare teatro. E che avete risposto in grande quantità alla campagna dell’abbonamento BLIND, l’abbonamento alla cieca, sulla fiducia, sul’’empatia, sul riconoscersi – secondo uno slogan progettuale che abbiamo lanciato da pochi anni – in “un teatro come casa”.

Questa stagione si intitola “Decadenza. Vestigia degli anni Venti”, ovvero tracce di questo decennio nella sua più ampia schizofrenia, senza la pretesa di toccarne tutti i punti. Prendetelo come un titolo da tenere sullo sfondo, ma che vedrete riaffiorerà più forte in alcuni punti. Soffriremo, ci divertiremo, impareremo, ci emozioneremo e insomma, come cantano i BluVertigo, “godiamoci una decade di decadenza”.

“Decadenza”
la stagione inverno-primavera di Teatri di Vita
che raccoglie le “vestigia degli anni Venti”
 
Inaugurazione con Giulio Colangeli in “Le volpi”
10-12 gennaio