PARMA – Si è tenuta martedì 27 luglio a Verona la conferenza stampa di presentazione di “Turandot”, opera inserita nel programma ufficiale del 98° Opera Festival dell’Arena di Verona.
Turandot, estrema fatica di Giacomo Puccini, rimase purtroppo incompiuta alla morte del compositore nel 1924. Alla prima, il commosso Arturo Toscanini non riuscì a portare a termine l’esecuzione, con un finale reinventato dal collega Franco Alfano sugli appunti del Lucchese. In questa forma la fiaba della “principessa di gelo” è approdata in Arena già nel 1928 e da allora, pur essendo la più recente delle opere pucciniane, ne è diventata la più amata.
Con il patrocinio del Ministero della Cultura, per ricreare il mondo visuale della Cina da fiaba di Turandot, Fondazione Arena di Verona ha individuato come istituzione partner di assoluto prestigio il Museo d’Arte Cinese ed Etnografico di Parma, custode di tesori secolari provenienti da diverse collezioni e donazioni. Afferma infatti Chiara Allegri, vicedirettrice del Museo: “Durante Turandot, le immagini dei nostri migliori pezzi d’arte cinese andranno ad arricchire la scenografia in una miscellanea di simbologia, arte e suggestione, mantenendo fede alla delicatezza e raffinatezza tipiche dell’apparato cosmogonico cinese”. Queste immagini saranno protagoniste su un ledwall di 400 metri, all’interno del teatro all’aperto più grande del mondo.
A dirigere l’immenso organico orchestrale e corale di “Turandot” (comprendente l’Orchestra areniana, il Coro preparato da Vito Lombardi e le voci bianche A.d’A.Mus. di Marco Tonini) è chiamato il maestro Jader Bignamini, direttore residente dell’Orchestra Verdi di Milano e nuovo Direttore principale della Detroit Symphony Orchestra.
Nei panni della protagonista, l’Arena di Verona ospita il soprano Anna Netrebko, per la prima volta in Italia e in Europa in un ruolo titanico a fianco del compagno d’arte e di vita Yusif Eyvazov, anch’egli al suo primo Calaf areniano. Le stelle dell’Opera di oggi, acclamate nei rispettivi ruoli dal Metropolitan di New York al Marinskij di San Pietroburgo, hanno suscitato un entusiasmo di altri tempi al loro Trovatore in Arena del 2019 e hanno confermato la vicinanza al pubblico veronese partecipando al gala dell’anno scorso. Insieme a loro si esibiscono giovani talentuosi come Ruth Iniesta (Liù) e Riccardo Fassi (Timur), nelle maschere Ping, Pang e Pong debutta l’astro nascente del Met Alexey Lavrov insieme a specialisti come Francesco Pittari e Marcello Nardis. Completano il cast il Mandarino dell’ucraino Vitkor Shevchenko e l’Imperatore d’eccezione Carlo Bosi. Dopo la prima di giovedì 29 luglio, lo stesso straordinario cast si conferma per due repliche, domenica 1° agosto e giovedì 5 agosto.
Sono previste inoltre due ulteriori recite a fine Festival, il 28 agosto e il 3 settembre, dirette da Francesco Ivan Ciampa con alcune variazioni in locandina e interpreti di rilievo quali Murat Karahan (Calaf), Anna Pirozzi ed Elena Pankratova (Turandot), Giorgio Giuseppini (Timur), Biagio Pizzuti (Ping) e Riccardo Rados (Pang).
Esprime l’entusiasmo per questa collaborazione, Padre Alfredo Turco, missionario saveriano e direttore del Museo: “La collaborazione a questo importante evento rafforza il concetto di fratellanza e umanità che il nostro museo missionario porta avanti dal 1901. La collaborazione con Arena di Verona è per noi importante per aprirci a nuovi linguaggi e scenari”.
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Il Museo d’Arte Cinese di Parma, voluto nel 1901 dal fondatore dei missionari saveriani e grande visionario Guido Maria Conforti (allora vescovo di Parma) proclamato santo nel 2011, rappresenta un contenitore artistico e documentario di eccezionale importanza, frutto di un lungo percorso storico. Per alcuni decenni i Saveriani operarono esclusivamente sul territorio cinese e fu proprio ai missionari presenti in Cina che il Conforti si rivolse, chiedendo loro di inviare periodicamente a Parma oggetti significativi di arte e vita locali. Dagli anni Sessanta il museo si arricchì di materiale di natura etnografica proveniente da altri paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina, divenendo testimonianza della vita e cultura di tre continenti. Accanto alla collezione fondante di terrecotte, porcellane, paramenti, statue, dipinti, fotografie, oggettistica varia e monete rare provenienti dall’Estremo Oriente, sono infatti esposti ad esempio oggetti del popolo Kayapò, un piccolo gruppo indio dell’Amazzonia che rappresenta le tante minoranze depositarie di un immenso bagaglio di valori. Ristrutturato nel 2012 presenta un allestimento moderno ed è ricco di iniziative anche per bambini. Periodicamente si organizzano mostre temporanee come questa sulle “Mode nel mondo: i vestiti raccontano la vita dei popoli. Dal kimono al burqa” ed eventi di ampio respiro culturale.
Gli orari di apertura del Museo d’Arte Cinese ed Etnografico:
da martedì a sabato: dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19
domenica: dalle 11 alle 13 e dalle 15 alle 19
Ingresso: € 3 (standard), € 1,50 (under 18)
Per prenotazioni visite guidate e laboratori didattici: info@museocineseparma.org
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