Il noto linguista e storico della lingua italiana incontrerà il pubblico sul tema “I confini della lingua”
RIMINI – “Questa possibilità di significare, che si apre a chi sceglie oggi il dialetto, non è arcaismo, non è sotto-storia o populismo, appartiene al futuro”. Così scriveva Tullio de Mauro ne “Le parole e i fatti”, pubblicato nel 1977. Una frase che racchiude il senso dell’incontro promosso con il noto linguista e storico della lingua italiana, che incontrerà il pubblico alla Sala del Giudizio del Museo della Città giovedì 17 marzo alle ore 17 , sul tema “I confini della lingua”, insieme a Fabio Bruschi, Ennio Grassi, Davide Pioggia e all’Assessore alla Cultura del Comune di Rimini Massimo Pulini (ingresso libero fino esaurimento posti disponibili).
Lo straordinario intreccio tra lingua e dialetti che caratterizza l’Italia, unico grande paese europeo a vantare una simile commistione, è la bussola di Lingue di confine – la lingua e i dialetti nel contemporaneo, format ideato e curato da Fabio Bruschi per il Comune di Rimini.
E’ all’interno del progetto Lingue di confine che, nell’ottobre del 2014, a cura di Fabio Bruschi e Ennio Grassi, viene effettuata una video-intervista al grande linguista, nel suo studio privato a Roma, tra i suoi libri e i suoi ricordi. Un prezioso documento che sarà presentato al pubblico nel prossimo autunno.
“Tullio De Mauro è gentile, attivissimo, preciso nelle parole – ricorda Bruschi – le usa come strumenti, parla una lingua precisa, specifica, che non teme di dare un nome alle cose: ‘soffriamo di terrore semantico, diciamo ‘occupazione’ quando dovremmo dire ‘persone’. Il professore ignora le domande che lo tentano su temi estetici o artistici, risponde solo sulla lingua di tutti, la lingua quotidiana, che ‘corrisponde allo stato di salute della nazione’: non troppo salda, se oggi i tre quarti degli italiani non possiede nella lingua che parla uno strumento utile ‘per orientarsi e risolvere i problemi della vita sociale quotidiana’. De Mauro non è solo un linguista: se la parola non fosse usurata dalla retorica, si dovrebbe dire che il professore è un patriota, un uomo della Repubblica”.
Tullio De Mauro: la vita e le opere
Linguista e filosofo del linguaggio italiano, Tullio De Mauro (nato a Torre Annunziata, Napoli, 1932) si è occupato soprattutto di linguistica generale, con attenzione al rapporto tra lingua e società. Laureatosi in Lettere classiche con A. Pagliaro nel 1956, ha insegnato nelle Università di Napoli, Chieti, Palermo e Salerno. Professore ordinario di Filosofia del linguaggio presso l’Università di Roma “La Sapienza” (1974-1996), dal 1996 è stato ordinario di Linguistica generale presso la stessa Università. Nel 1966 è stato tra i fondatori della Società di linguistica italiana, di cui è stato anche presidente (1969-73). È stato consigliere della Regione Lazio (1975-80), membro del Consiglio di amministrazione dell’Università di Roma (1981-85), delegato per la didattica del rettore (1986-88) e presidente della Istituzione biblioteche e centri culturali di Roma (1996-97). Dal 2000 al 2001 è stato ministro della Pubblica Istruzione nel governo Amato. Nel 2001 è stato nominato dal presidente della Repubblica Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana. Per l’insieme delle sue attività di ricerca, l’accademia nazionale dei Lincei gli ha attribuito nel 2006 il premio della Presidenza della Repubblica. Nel 2008 gli è stato conferito l’Honorary Doctorate dall’Università di Waseda (Tokyo).
Dopo i primi contributi nel campo dell’indoeuropeistica, si è dedicato alla linguistica generale con un ampio commento storico-interpretativo al Cours de linguistique générale di F. de Saussure (1967) e con numerosi studi di semantica teorica e storica. Ha inoltre indagato gli aspetti linguistico-culturali della società italiana dopo l’unità nella sua Storia linguistica dell’Italia unita (1963). Negli anni più recenti si è dedicato maggiormente agli studi sociologici, indagando le connessioni tra lo sviluppo dei sistemi comunicativi e l’evoluzione della civiltà moderna (Guida all’uso delle parole, 1980; Minisemantica dei linguaggi non-verbali e delle lingue, 1982; Ai margini del linguaggio, 1984). Questa metodologia di studio lo ha portato in seguito a coordinare la preparazione di un nuovo dizionario dell’italiano contemporaneo. Ha proseguito l’attività di saggista negli anni Novanta con la pubblicazione di testi quali: Lessico di frequenza dell’italiano parlato (1993, in collab.), Capire le parole (1994), Idee per il governo: la scuola (1995), Linguistica elementare (1998); successivamente ha pubblicato Prima lezione sul linguaggio (2002), La fabbrica delle parole (2005), Parole di giorni lontani (2006), Lezioni di linguistica teorica (2008), In principio c’era la parola? (2009), Parole di giorni un po’ meno lontani (2012), La lingua batte dove il dente duole (con A. Camilleri, 2013) e In Europa son già 103. Troppe lingue per una democrazia? (2014). Ha anche curato il DAIC. Dizionario avanzato dell’italiano corrente (1997), il Dizionario della lingua italiana (2000), il Dizionario etimologico (con M. Mancini, 2000) e il Dizionario delle parole straniere nella lingua italiana (con M. Mancini, 2001). Intensa anche la sua attività pubblicistica: ha collaborato, tra l’altro, con Il Mondo (1956-64) e L’Espresso (1981-90).
(fonte: Enciclopedia Treccani online)