Giovedì 26 gennaio, alle 18, in Consiglio la cittadinanza onoraria postuma per l’uomo di Stato che salvò gli ebrei modenesi. In Galleria Europa, alle 16.45 un incontro sulla sua figura
MODENA – Capo di Gabinetto della Questura di Modena durante la Seconda guerra mondiale, Francesco Vecchione aiutò concretamente gli ebrei modenesi, favorendo la fuga di molte famiglie ebraiche ed evitando a molti di loro l’arresto e la deportazione.
In segno di riconoscenza da parte della città, in occasione del Giorno della Memoria, giovedì 26 gennaio il Consiglio comunale di Modena voterà il conferimento della cittadinanza onoraria postuma nell’ambito di una cerimonia che inizierà alle 18 nella sala consiliare.
La figura dell’uomo di Stato che salvò gli ebrei modenesi sarà approfondita anche nell’incontro pubblico in programma alle 16.45 in Galleria Europa nel corso del quale sarà presentato il volume “Francesco Vecchione, la normalità e il coraggio” (numero monografico della rivista Infinitimondi), curato da Giulia Dodi e Carmine Piscitelli, che saranno presenti in sala, e nato da una ricerca sostenuta dall’associazione Insieme per Angela. L’iniziativa è a cura dell’Istituto storico di Modena e del Centro Europe Direct del Comune di Modena.
L’operato di Francesco Vecchione sarà ricordato anche in Consiglio Comunale nell’ambito della cerimonia nella quale sono previsti gli interventi del presidente del Consiglio Fabio Poggi, del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli e di Raffaele Barone, sindaco di San Paolo Bel Sito, il paese del napoletano in cui era nato Francesco Vecchione. A seguire, la storica Giulia Dodi racconterà come, nella sua lunga permanenza in città, dal 1936 al 1948, Vecchione si sia distinto oltre che per la preparazione professionale per i valori morali e l’umanità che ne hanno guidato l’operato, soprattutto negli anni difficili che seguirono all’emanazione delle leggi razziali. Sono diverse, infatti, le testimonianze che raccontano la vicinanza e l’aiuto concreto che Francesco Vecchione diede agli ebrei modenesi dal 1938 e poi, soprattutto, durante i mesi della Repubblica sociale italiana, quando, grazie al suo ruolo, riuscì a evitare l’arresto di molti ebrei modenesi e a favorire la fuga delle famiglie mettendo a rischio la sua stessa vita. Vecchione fu inserito nella lista delle persone da fucilare della federazione fascista, perché sospettato di agire contro il potere repubblichino: fu infatti lui stesso a intervenire per consentire la fuga di alcuni ebrei stranieri in domicilio coatto nella bassa modenese e a rilasciare i civili arrestati a Monchio nel marzo 1944, dopo una strage effettuata da tedeschi e fascisti.
Dopo la Liberazione il suo importante ruolo fu riconosciuto e sottolineato da diverse personalità politiche e del mondo ebraico, mentre lui si impegnò attivamente nella riorganizzazione della questura modenese e testimoniò in alcuni processi contro criminali fascisti.