Giorno del Ricordo, questa mattina la cerimonia a Riccione

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Celebrazioni Giorno del Ricordo 2024

La sindaca Angelini: “È nostro dovere preservare la verità storica su una tragedia troppo a lungo dimenticata”

RICCIONE (RN) – Si sono svolte nella tarda mattina di oggi le celebrazioni per la commemorazione del Giorno del Ricordo. La sindaca di Riccione Daniela Angelini, alla presenza di diversi componenti della giunta comunale, delle autorità civili, militari e diversi riccionesi, ha deposto poco dopo le 12 di oggi una corona di alloro nel giardino che la Città di Riccione ha dedicato a Norma Cossetto, studentessa universitaria dell’Istria italiana, uccisa all’età di 23 anni.

A Norma Cossetto è stato intitolato nel 2022 il giardino tra i viali San Martino, Limentani, Da Verrazzano e la ferrovia, luogo in cui si è svolta la cerimonia e ora simbolo, per la Città di Riccione, per il ricordo di tutte le vittime delle foibe.

Il Giorno del Ricordo: l’intervento della sindaca Daniela Angelini

“Sono passati vent’anni da quando il Parlamento italiano istituì, nel 2004, il Giorno del Ricordo, che ogni anno da allora, il 10 febbraio, rinnova la memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo degli italiani, dei fiumani e dei dalmati italiani costretti a fuggire dalle loro terre durante la Seconda Guerra Mondiale e nell’immediato dopoguerra.

Oggi, in occasione del Giorno del Ricordo, ci ritroviamo in questo giardino per conservare nella memoria quei tragici fatti attraverso il ricordo di una giovane donna di 23 anni, Norma Cossetto, simbolo per la nostra città di tutte le vittime delle foibe, una tragedia troppo a lungo dimenticata. A questa giovane donna, cui nel 2005 venne conferita la Medaglia D’Oro al Merito Civile come “luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”, la città di Riccione nel 2022 ha intitolato questo giardino.

Norma Cossetto era una studentessa universitaria dell’Istria Italiana. Era iscritta alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Padova. Amava lo sport, la musica e la pittura. Quando fu catturata non accettò mai di collaborare con i suoi aguzzini. Venne tenuta separata dagli altri prigionieri; fu brutalmente seviziata, stuprata, uccisa e abbandonata nelle fosse comuni, con le mani legate dietro alla schiena, seminuda. Non aveva segni di armi da fuoco; forse dopo le sevizie e le violenze subite fu gettata ancora viva in quelle voragini rocciose e lì fu lasciata morire, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre del 1943.

L’orrore di questa storia, una fra le migliaia di storie di sofferenza, violenza e morte che ci sono arrivate nelle testimonianze dei sopravvissuti e dei famigliari, colpisce le nostre coscienze e ci riconsegna la responsabilità civile affinchè queste vicende storiche non vengano oscurate né dimenticate.

La tragedia delle vittime delle foibe e degli esuli è stata a lungo dimenticata. Un dramma che costò la vita a tanti innocenti: numerosi italiani, persone e famiglie che furono costrette a lasciare la propria terra, la propria casa. E per questo è nostro dovere ricordare e preservare la verità storica del passato.

Il Ricordo di queste vicende, così dolorose e tragiche, deve piantare il seme della pace, deve tracciare la via del dialogo che si basa sui nostri valori di libertà, civiltà e democrazia. Solo in questo modo possiamo insieme evitare che nuovi drammi come quello possano accadere di nuovo o perpetrare, ancora, in molti angoli del mondo”.