Giorno del Ricordo, l’intervento della presidente Maria Caterina Manca in apertura della seduta solenne del Consiglio comunale

19

BOLOGNA – Ieri si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata al Giorno del Ricordo.

Di seguito l’intervento di apertura della presidente del Consiglio comunale Maria Caterina Manca.

“Buongiorno a tutti. Apriamo la seduta del Consiglio Solenne in occasione del Giorno del ricordo. Saluto i Consiglieri, le Consigliere, il Sindaco, i componenti della Giunta, le autorità civili e militari presenti, le cittadine e i cittadini, tutti coloro che ci seguono online. Saluto soprattutto, perdonatemi ma do il benvenuto in aula agli studenti del Fermi e del Belluzzi-Fioravanti, e ai loro insegnanti. Benvenuti, è un piacere avervi qui con noi. Saluto e ringrazio i nostri ospiti, il professor Stefano Zecchi, che conoscete, filosofo, giornalista, opinionista, autore di romanzi ambientati appunto a Fiume e Zara alla fine della guerra; saluto la presidente del Comitato provinciale di Bologna dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Chiara Sirk, che è stata qui presente anche nelle altre sedute del Giorno del Ricordo.

Tengo a sottolineare, ovviamente, l’importanza di questa giornata e tengo a sottolinearlo pubblicamente. Come sapete tutti, è stata istituita – ma ricordiamolo – con la legge n. 92 del 30 marzo di vent’anni fa, quindi oggi noi la ricordiamo e la celebriamo a distanza di vent’anni, per ricordare il massacro delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra, e ovviamente della più complessa vicenda orientale, così come cita proprio la legge. E a vent’anni dall’istituzione per legge di questa giornata nazionale, oggi onoriamo proprio la memoria dei nostri connazionali, istriani e giuliano dalmati, vittime di morte e di sofferenze atroci, nonché dei loro familiari. Ricordiamo gli esuli che fuggirono dalle loro case e non sempre trovarono solidarietà, come ben sappiamo, nella nostra terra. Come ho detto in occasione della conferenza stampa di presentazione del programma delle celebrazioni, considero fondamentale sensibilizzare e mantenere viva l’attenzione e la consapevolezza dei crimini del passato, soprattutto tra i giovani, in quanto l’obiettivo è e deve essere, e deve continuare ad essere, quello di educare le nuove generazioni alla pace, alla tolleranza, alla democrazia, alla coesione tra i popoli, alla libertà e al rispetto dei diritti. Parole che tanto più oggi dobbiamo assolutamente ricordare, perché – come abbiamo detto in altre occasioni – ci troviamo in presenza di conflitti a noi molto vicini, i conflitti armati in Europa e in Medio Oriente, quindi tanto più oggi occorre, lo sottolineo, continuare a lottare per ottenere il rispetto dei diritti umani. E oggi lo facciamo e lo dobbiamo fare anche in Paesi a noi vicini, dove questo rispetto e questa parola evidentemente non viene riconosciuta nel suo vero significato.

Desidero ringraziare l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Bologna per la sua attività, un’attività di sensibilizzazione continua, grazie alla quale il tema delle foibe e dell’esodo è oggi largamente conosciuto, dibattuto dalla pubblica opinione e studiato nelle scuole. Uno degli eventi celebrativi al quale ho partecipato insieme alla presidente Chiara Sirk, si è svolto proprio stamane, poco fa, alle 10, nella sala Anziani di palazzo d’Accursio e si tratta proprio della premiazione dei vincitori del concorso letterario, musicale, multimediale rivolto alle scuole, che sono qui con noi, dal titolo “Fare storia senza perdere le storie”. È stato un importante momento di studio e di riflessione, per far sì che le vittime delle foibe non vengano dimenticate. E a questo proposito vorrei citare proprio due dei ragazzi premiati, presenti con noi. I ragazzi premiati sono un ragazzo, nipote che ha dei nonni fiumani, che scrive: “La Giornata del ricordo deve essere portare alla luce quello che è successo e renderne parte l’opinione pubblica, non dimenticare le numerose persone inghiottite dalle foibe, anche leggendo le tante testimonianze di chi c’era. È un importante momento di riflessione collettiva, alla quale dare annualmente profondo valore. È necessario parlarne soprattutto nelle scuole”. Ed è molto bello, perché questo a scriverlo è proprio un giovane che stimola la scuola che lui frequenta a parlarne, a parlare di queste tragedie, a farle conoscere, a parlare un po’ di più di quella che è stata la Seconda guerra mondiale e quindi anche il dopoguerra. “Leggendo – dice – e documentandosi, perché non esistono più persone che possono dire ‘io non conoscevo questa vicenda’”. L’altro ragazzo premiato scrive di libertà, il titolo è proprio “Libertà”, e dice: “Una libertà mancata ma di diritto, perché ognuno di quegli uomini non voleva altro che libertà: la libertà di vivere con la propria terra, la libertà di stare in pace, in tranquillità, in mezzo ai dolci fiumi e al quieto mare che bagna le dorate spiagge. I fiumi sono asciutti, il mare è prosciugato, le spiagge cenere”. È un nipote di un istriano. Sono due ragazzi di 17 e 18 anni, ai quali ovviamente volevo fare i complimenti in aula e ringraziarli per il loro contributo. Grazie”.