PARMA – Riceviamo e pubblichiamo la nota MarcoMaria Freddi, Consigliere Comunale di Parma di Più Europa:
Il 10 febbraio di ogni anno si celebra il Giorno del Ricordo, i morti delle foibe, per questo, lunedì prossimo in Consiglio Comunale ricorderemo Norma Cossetto, vittima delle foibe che come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella afferma, colpisce le nostre coscienze.
Norma Cossetto era una studentessa universitaria istriana di ventitré anni che venne torturata, violentata e gettata in una foiba dai partigiani comunisti di Josip Broz, meglio conosciuto come Maresciallo Tito, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943.
Una delle tante giovani donne dell’Istria e della Venezia Giulia colpevoli solo di essere moglie, madre, sorella o figlia di persone ritenute condannabili dal regime, molte donne in quegli anni vennero catturate al posto dei loro congiunti, usate come ostaggi o uccise.
L’odio e la pulizia etnica è stata l’epilogo della tragedia della Seconda guerra mondiale in quell’Europa attraversata dai nazionalismi ma se tutto questo è storia da ricordare come monito, oggi non possiamo non dirci – proprio per essere corpo del ricordo – che dobbiamo avere il coraggio di superare tutte le barriere di odio, le diversità e le discriminazioni, nel rispetto assoluto e incondizionato della dignità umana, principio base della convivenza delle nazioni europee.
Abbiamo il dovere di ricordare, abbiamo il dovere di non dimenticare le sofferenze della guerra, le sofferenze causate dal nazionalismo fascista e della dittatura comunista in Europa e proprio per questo, l’occasione del ricordo di Norma Cossetto è occasione preziosa.
Spiace che questa importante ricorrenza, come per il ricordo di tutte le ventimila persone uccise nelle foibe tra il 1943 e il 1947, sia ancora una volta strumentalizzata dalle destre italiane, ancora una volta assistiamo allo squallido tentativo di contrapporre le vittime delle foibe alle vittime dei campi nazisti.
Vale anche per una parte della sinistra italiana che, ancora oggi, tenta di liquidare la questione foibe come un regolamento di conti tra fascisti, negando la natura di quella strage che è stata una pulizia etnica effettuata dalle truppe comuniste di Tito, tentativo di riduzione misero ma soprattutto antistorico.
I fascisti italiani in quelle terre hanno praticato la italianizzazione dell’Istria cambiando i cognomi slavi e insieme ai tedeschi, le truppe regolari del Regio Esercito Italiano – non solo i fascisti – si accanirono contro gli slavi con estrema crudeltà fino al costruire una rete di campi di concentramento come quello di Arbe, campo di concentramento che “ospitò” complessivamente tra 10.000 e 15.000 sloveni, croati ed ebrei diventando il più esteso e popolato campo di concentramento italiano.
Ricordiamolo, erano campi italiani, non tedeschi e nemmeno fascisti, lager gestiti dall’esercito regolare italiano.
La negazione impedisce di fare i conti con il nostro passato ma ciò che avvenne dopo, la storia delle foibe, fu storia di una pulizia etnica parimente atroce e poco collegata a ciò che avvenne prima.
La commemorazione del Giorno del Ricordo – così come quello del Giorno della Memoria – non appartiene a nessuna parte politica, appartiene all’umanità intera come monito degli orrori che il nazionalismo e il totalitarismo hanno scatenato in Europa nel secolo scorso.
Molto presto, sempre in febbraio, ricorderemo il massacro di Addis Abeba dove soldati e i civili italiani in meno di tre giorni, tra il 19 e il 21 febbraio 1937, uccisero trentamila civili etiopi.
Tra loro molte donne e bambini che furono in gran parte bruciati vivi, impiccati, ammazzati di botte, fucilati davanti alle loro case o in strada in virtù di una presunta superiorità razziale italiana e della cieca volontà di dominio dell’Italia fascista.
Anche il ricordo di questa strage fa bene alla nostra anima, non dimentichiamo mai che in politica le cose possono accadere, che la politica può essere pericolosamente artefice della banalizzazione del male.
Chi fomenta l’odio verso chi è ritenuto diverso per colore, per sesso, per lingua, per religione, per opinione politica, per origine nazionale o sociale deve essere stigmatizzato e non venerato, condannato, censurato e non idolatrato, in politica le cose accadono ed è bene ricordarlo e ricordarlo ai nostri figli.