L’intervento del sindaco Matteo Lepore
BOLOGNA – Oggi si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Di seguito l’intervento conclusivo del sindaco Matteo Lepore.
“Ringrazio tutte le consigliere e i consiglieri, tutte le istituzioni che sono qui presenti e in particolare i relatori, la dottoressa Alecci e il dottor Ballarin, che con grande professionalità ci hanno raccontato il loro lavoro entrando nel merito delle azioni che vengono svolte, dalla questura, dalle donne e dagli uomini della questura alle associazioni che si occupano di educare, rieducare, accompagnare, sensibilizzare e raccogliere le discriminazioni. E in particolare in quest’ultimo intervento abbiamo sentito quanto ci sia stata negli ultimi anni una nuova legislazione, una nuova costruzione anche, che chiude un cerchio rispetto a come poter assistere chi viene condannato, chi ha un percorso di giustizia, che quindi le donne e gli uomini possono rivolgersi alle istituzioni, possono rivolgersi ai centri antiviolenza, possono avere degli strumenti per fare i conti con se stessi, con la società e con le relazioni in cui siamo immersi.
E credo che questa giornata oggi sia molto importante a livello internazionale, così come a livello locale, proprio perché noi dobbiamo partire da una fortissima sensibilizzazione e formazione. Abbiamo bisogno che sempre di più si parli. Non si parla mai abbastanza di questa giornata e dei femminicidi, della violenza degli uomini contro le donne.
Le statistiche, le abbiamo viste anche quest’anno, attorno alla giornata del 25 ci dicono che nella giornata di oggi ci saranno tantissime donne che decideranno, a seguito di quello che vedono in questa giornata, di rivolgersi a qualcuno, di denunciare, di chiedere una mano, di fare un numero di telefono, di mandare una email, un messaggio.
Voglio ringraziare tutti i centri antiviolenza che sono qui, perché h24, sette giorni su sette ci permettono, in tutto il comune di Bologna, in tutta l’area metropolitana, di potere essere accanto a queste donne, quando loro sentiranno l’urgenza, il bisogno di chiedere una mano, di fare anche solo un gesto. Un lavoro questo che ci ha visto appunto lavorare assieme dal punto di vista politico, istituzionale, proprio perché è fondamentale imparare dal lavoro delle associazioni dei centri antiviolenza. Noi abbiamo sentito oggi due relazioni, due testimonianze che sicuramente ci hanno dato informazioni su quello che si fa e quello che si può fare. Molte persone non denunciano, molte persone non chiedono una mano, proprio perché pensano che dietro alle istituzioni non ci sia nulla, che dentro ai nostri servizi non ci sia supporto, che a volte dietro una divisa non ci sia la sensibilità e la comprensione o non ci siano le leggi per dotare la divisa della possibilità di fare. Invece, come abbiamo sentito, ci sono gli strumenti, e gli strumenti si migliorano con l’esperienza. Più ci sono casi, più ci sono iniziative, più si impara e si apprende e si possono migliorare le leggi tanto quanto i servizi che noi mettiamo in campo, e penso anche alle competenze degli operatori. Noi abbiamo ormai una grande comunità professionale nella città metropolitana di Bologna, e mi permetto di dire nel nostro Paese, che sa come affrontare questi casi, sa come affrontare questi percorsi e, dunque, non siamo all’anno zero. Siamo di fronte ad una possibilità di fare le cose.
Questo messaggio oggi deve uscire, deve uscire un messaggio certamente legato alla enorme tragedia che il mondo vive con la violenza degli uomini contro le donne, ma allo stesso tempo deve anche uscire il messaggio della possibilità, del fatto che la lotta contro la violenza degli uomini verso le donne, non a caso è una giornata che parla dell’eliminazione, cioè della sconfitta totale di questo fenomeno, convive con la possibilità di fare le cose e di affrontare le cose. Venivano prima ricordate le sorelle Mirabal, so che qui in sala c’è anche Andreina Jimenez, dell’Associazione Dominicana “Hermanas Mirabal”, che saluto; abbiamo anche un giardino nel quartiere Borgo Panigale-Reno dedicato a loro, e in uno dei miei primi interventi, insieme al prefetto che abbiamo fatto un 2 giugno, siamo non a caso andati in questo in questo giardino proprio per parlare del valore della nostra Repubblica e di quello che le istituzioni fanno assieme.
Abbiamo riguardato i dati, abbiamo visto quanto l’anno 2024 sia stato un anno incredibile in Italia, ancora una volta, per i femminicidi. Se guardiamo le date, a partire dalla scorsa Giornata internazionale, sono stati più di cento, 106 i femminicidi nel nostro Paese. Abbiamo un accordo metropolitano con i centri, con tutte le istituzioni; lavoriamo sia con la vicesindaca Emily Clancy, che ringrazio, sia con la nostra delegata Simona Lembi, a livello metropolitano, e credo che questi tre anni abbiano aggiunto al lavoro che precedentemente anche col sindaco Vigilio Merola abbiamo fatto. L’accordo ha una durata quinquennale ed è in una fase di rinnovo. Tiene insieme molti degli aspetti, proprio perché, come ci è stato detto, la violenza non è solo togliere una vita, ma tutto quello che precede a partire anche dalla limitazione della libertà delle donne e di un’altra persona. E dunque è importante accogliere, è importante mettere a disposizione consulenza, ascolto, sostegno; è importante avere luoghi dove le donne possono non solo trovare rifugio, ma anche vivere liberamente le proprie vite, senza essere dipendenti da quelle chiavi che un uomo può detenere.
Complessivamente disponiamo di 64 posti letto, che andranno a incrementarsi di altri 7 nel prossimo biennio grazie alle risorse che abbiamo deciso di stanziare, come Comune di Bologna. Nell’ambito dei posti previsti nell’accordo metropolitano sono state registrate complessivamente, nel 23, 143 ospitalità, per un totale di 131 donne. Il dato complessivo delle donne che intraprendono un percorso di uscita dalla violenza, accedendo ad un Cav, è naturalmente molto più ampio perché, come dicevamo, l’accoglienza è solo una parte del lavoro. Parliamo di 1.318 donne che si sono rivolte ai Cav, cioè ai centri antiviolenza, nel 2023, a seguito del lavoro che facciamo insieme nell’accordo. Dunque questo è un accordo che finanziamo, dedichiamo circa 100 mila euro incrementati di altri 50 mila, derivati dalla raccolta del 5 per mille, che dallo scorso mandato, anche con l’assessora Susanna Zaccaria, che voglio ricordare, abbiamo deciso di mettere in campo abbiamo, aggiunto altri 100 mila euro l’anno, cifra inizialmente straordinaria che siamo riusciti a consolidare per il prossimo biennio, che va a finanziare le attività dei due centri antiviolenza che non hanno servizi di accoglienza domiciliare, ma offrono servizi di sportello, assistenza legale e psicologica.
A questo si aggiungono i fondi provenienti dal Dipartimento pari opportunità, che ammontano a circa 510 mila euro, e i 90 mila euro per il centro dedicato agli uomini maltrattanti Senza violenza, che come abbiamo sentito è un progetto fondamentale.
Vi è poi tutto il lavoro di coordinamento, sensibilizzazione e prevenzione. Con il protocollo che abbiamo sottoscritto per il miglioramento della protezione delle donne che hanno subito violenza, che abbiamo rinnovato il 4 novembre scorso, abbiamo formalizzato e consolidato una rete sul territorio costituita da servizi specializzati, di cui abbiamo parlato, e dalle istituzioni più di carattere generale, come la prefettura, le forze dell’ordine, gli ospedali, i servizi territoriali, sanitari e sociali del Comune e l’Asp, che giocano un ruolo fondamentale nel sostegno verso le donne, nella protezione verso di loro e dei loro figli. Il protocollo vede l’adesione quest’anno di nuovi soggetti, come l’Università di Bologna, l’ufficio esecuzione penale esterna, l’ufficio scolastico regionale dell’ambito territoriale di Bologna e gli Ordini professionali degli avvocati e dei medici chirurghi.
Il nuovo protocollo si occuperà anche di violenza di genere nello spazio pubblico e non più solo nelle relazioni di intimità. Infatti, pur rimanendo residuale rispetto alla violenza operata dai partner, ex partner, familiari e conoscenti, abbiamo sentito prima che solo un 2 per cento degli uomini che si rivolgono al centro di cui sopra vengono da questa esperienza, più in generale possiamo dire il 90 per cento del totale delle violenze avviene in spazi familiari, relazionali, domestici, però, nonostante questo, la violenza nello spazio pubblico è presente e configura, come già detto in altre occasioni, una forma di violenza diffusa, una limitazione del senso di libertà, anche della percezione, e riguarda una popolazione molto ampia, come io stesso ho potuto verificare, anche di giovanissimi che frequentano le nostre scuole e i nostri mezzi pubblici, e più in generale tutta la popolazione che sta nelle piazze, nei luoghi all’aperto e sui mezzi pubblici della città.
Come Comune abbiamo aderito al bando regionale per progetti rivolti alla promozione e al conseguimento delle pari opportunità, al contrasto delle discriminazioni e della violenza di genere. Nell’anno 25/26 abbiamo presentato un progetto dal titolo “Tutta mia la città – Reti comunitarie per uno spazio pubblico libero dalla violenza”, avente lo scopo di promuovere una funzione più autonoma, libera e sicura delle donne e tutte le soggettività di genere negli spazi di accesso quotidiano, nonché nei luoghi e nelle zone di svago, lavorando sul rafforzamento della connessione tra economia della notte che, come sapete, abbiamo introdotto come delega in questo mandato, sicurezza e diffusione di una cultura di parità.
Per l’anno 24/25 abbiamo previsto un lavoro grosso, anche grazie a fondi europei, lavoriamo molto sul tema del bullismo, la violenza di genere, l’educazione al rispetto e le pari opportunità. Sono 2.365 studentesse e studenti, che saranno coinvolti nelle azioni formative e 325 gli insegnanti, educatori, educatrici che avranno un’azione formativa diretta a loro. Il bando ha raccolto proposte di progetto che vanno in questa direzione e l’esito della coprogettazione vede quattro progetti finali: uno è relativo alla formazione di insegnanti e figure educative, incluse le famiglie; uno è relativo alle attività educative, rivolte ai bambini e bambine delle scuole dell’infanzia; e uno è relativo alle attività educative rivolte alle scuole primarie; infine uno è relativo alle fasce d’età 11-18.
Quindi per noi particolare impegno deve essere profuso nella direzione dell’educazione delle pari opportunità, della cura delle relazioni tra le persone. Voglio dire che la nostra azione non si ferma ovviamente a ciò che ci chiede la legge o quello che dicono i bandi. La nostra è un’azione intersezionale, in particolare voglio citare una delle ultime analisi dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e anche un recente articolo pubblicato su Violence Against Women, per dire che ci sono forme varie di violenza di genere, ma tutte si sommano e hanno una forma intersezionale. E, a proposito di chi porta avanti le violenze, dove si svolgono le violenze, non possiamo non dire, non possiamo solo parlare dei carnefici, dobbiamo parlare anche e soprattutto delle vittime, e dire che sono soprattutto le donne che subiscono violenza, che hanno altre discriminazioni sopra di sé, quelle maggiormente vulnerabili. Lo dicono queste statistiche a livello mondiale. Quindi in particolare per quanto riguarda il background migratorio, l’orientamento di genere, la parte della disabilità. Non dimentichiamoci che si sommano le discriminazioni e sono ancora più violente e aumentano sempre di più nei luoghi che hanno meno i fari accesi. Quindi, quando parliamo di segregazione razziale, parliamo di contesti migratori, parliamo di contesti nei quali c’è emarginazione e silenzio, è lì che si dovranno scoprire sempre maggiori violenze, perché ci sono, conosciamo la nostra società, non possiamo nasconderci attorno a quella che è la forma della società nella quale viviamo, a livello mondiale, non solo occidentale. Ed è un mondo nel quale gli uomini dominano sulle donne, e nel quale più gli uomini riescono a umiliare le donne, più gli uomini riescono a mantenere il proprio potere. Questo non dobbiamo mai dimenticarcelo. È la natura attorno alla quale è costruita la nostra economia, la nostra società, anche in una Bologna come quella che noi conosciamo e della quale siamo orgogliosi.
Abbiamo recentemente ospitato a Bologna, presso l’Alma Mater, il papà di Giulia Cecchettin, che, come sapete, è impegnato nella costituzione di una nuova Fondazione molto importante. Il 20 novembre scorso ha testimoniato, attraverso un’iniziativa collegata al nostro Piano per l’uguaglianza, dieci domande sulla violenza di fronte a migliaia di studentesse e di studenti. Ci ha raccontato gli obiettivi di questa nuova Fondazione, la costruzione partecipata dello statuto e il lavoro che si vuole fare attorno ai temi dell’educazione, della consapevolezza, la promozione di un cambiamento radicale nell’ambito sociale e quindi politico. Il sostegno alle risorse per le vittime di violenza è un nuovo metodo di partecipazione, di crescita, appunto, dal basso di quella che deve essere la consapevolezza in una società, come quella italiana, dove ancora la parola patriarcato pare fare paura alle più alte cariche dello Stato. Detto questo, io voglio concludere con una citazione soprattutto del papà di Giulia, che questo ha detto: ‘Questo mi viene da dire, da chi ha vissuto un trauma incredibile, ma non bisogna perdere la mira della felicità. Io porterò il dolore dentro di me fino all’ultimo dei miei giorni. Questo lo so, e lo so per certo. Ci convivo con il dolore, delle volte lo cerco perché nel dolore trovo un po’ di Giulia. E allora, anche se sono ferito, mi sembra di camminare al braccio con lei. Però voglio essere anche felice, perché la felicità mi dà la possibilità di essere forte e potente per i miei ragazzi. Nel momento in cui vi assale un sentimento negativo, spostate il vostro focus su qualcosa di positivo. Sicuramente la situazione vi cambierà in senso positivo e lì creerete valore. Io ho preso ispirazione da Giulia in questo. In ogni momento lei ti diceva una parola e tu cambiavi. Cambiavi in positivo. Se noi cambiamo, riusciamo a cambiare anche la società, diffondendo amore, diffondendo gioia, diffondendo il verbo della solidarietà’. Ecco, queste sono le cose che ci rendono migliori. Grazie”.