Bologna

Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’intervento del sindaco Matteo Lepore in apertura della seduta solenne del Consiglio comunale

BOLOGNA – Oggi si è tenuta la seduta solenne del Consiglio comunale dedicata alla Giornata internazionale. Di seguito l’intervento di apertura della sindaco Matteo Lepore:

Ringrazio i consiglieri e le consigliere, ringrazio la professoressa De Maria per il bellissimo intervento e anche per l’emozione che ha portato in questa aula. Abbiamo un Consiglio solenne che ha anche il compito di chiudere un percorso istituzionale che in questi giorni abbiamo svolto sia a Bologna che nei comuni dell’area metropolitana. Un impegno che ognuno di noi porta avanti e cerca di ricoprire al meglio. Tanti sono i testimoni e le testimoni dell’impegno contro la violenza di genere che in questi giorni, in questi anni, a Bologna hanno promosso iniziative, hanno esposto denunce, hanno promosso tanti percorsi che ognuno di noi singolarmente ha condiviso. Abbiamo punti di vista diversi in questo Consiglio comunale, ci vestiamo anche in modo diverso, abbiamo scelto anche mascherine diverse per rappresentare la nostra identità. Però io credo che intorno ad alcune battaglie dobbiamo ritrovare la voglia di lavorare assieme e credo che ogni giorno noi abbiamo il compito come istituzione di metterci in quel punto della dinamica sociale nella quale siamo in grado di redistribuire potere. Redistribuire potere in particolare là dove ce n’è più bisogno e credo che in particolare nel rapporto fra uomini e donne ci sia bisogno oggi che le istituzioni compiano uno scarto e le persone che vivono dentro le istituzioni si devono sentire ingaggiate in primo luogo su questo. Noi abbiamo bisogno di diffondere una consapevolezza crescente nel fatto che esiste la violenza, esiste purtroppo ovunque in ogni relazione sociale, politica, in ogni forma di affermazione delle opinioni, così come nell’affermazione di una persona sull’altra, di un concetto o di una istituzione o di un interesse privato sull’altro. La storia dell’uomo e delle donne è fatta di questo purtroppo. Di violenza e di dominio. E questa storia da millenni è sempre e comunque divisa tra uomini e donne. Possiamo pensare come vogliamo ma alla fine l’economia occidentale, e non solo, è basata su questa divisione. Noi abbiamo bisogno di essere quella generazione in grado di scardinarla in modo definitivo. Ed è una consapevolezza che dobbiamo assumere, non possiamo continuare a rincorrerci con le censure gli uni sugli altri, sulle singole frasi. Noi dobbiamo assumere una consapevolezza globale, quindi politica, che ancora oggi nella nostra società e anche nella nostra città c’è un predominio degli uomini sulle donne.

Dobbiamo partire da questa consapevolezza che può dare fastidio a qualcuno ma è necessario assumere altrimenti non riusciremo a ritrovarci su quelli che sono gli strumenti efficaci da mettere in campo. E tutte le iniziative che si stanno svolgendo nelle scuole, nelle piazze pubbliche, nel mondo dell’arte, nel mondo della politica, devono sempre di più impegnarsi in questa direzione, assumere un connotato di consapevolezza politica. Perché questa violenza contro le donne e anche contro i minori, e mi permetto di dire anche contro gli anziani e le persone trans, troppo spesso viene inquadrata come una cronaca settoriale, come cronaca nera. E invece è una questione politica che anche nelle nostre aule dobbiamo discutere. Ecco perché da un lato sono molto felice che questo consiglio comunale abbia rotto diversi stereotipi, e ancora ne dovrà rompere. Motivo per il quale abbiamo scelto di confermare nella nostra Giunta determinate deleghe alla vicesindaca Emily Clancy. È il motivo per cui in Città metropolitana abbiamo deciso di indicare una figura dedicata al Piano per l’uguaglianza di genere e a diffondere su tutto il territorio metropolitano il lavoro che il comune capoluogo si impegna a portare avanti. Perché purtroppo una disuguaglianza si affianca ad un’altra. Quella territoriale è una grande disuguaglianza. Se è vero che molte delle vicende delle violenze di genere sono nascoste, non sono raccontate perché fanno parte di una cappa culturale, mediatica e anche politica che circonda le donne, è chiaro che il nostro capoluogo, i nostri quartieri sono pieni di questi episodi, ma quanti ancora possiamo trovarne nei piccoli comuni, nei comuni montani, nei luoghi di lavoro di questi territori. E dunque credo che anche su questo tema dobbiamo assumere un impegno metropolitano e non soltanto comunale. Noi abbiamo il compito di redistribuire potere e di farlo anche sulla dimensione metropolitana, non soltanto su quella comunale. Per questo il Piano per l’uguaglianza che ci vede impegnati e che ha visto questa amministrazione comunale fare un primo passo costituendo un gruppo di lavoro, intende intervenire su cinque punti: il lavoro pagato, uno degli ambiti di maggiore discriminazione nel mondo del lavoro; il lavoro non pagato, che è una delle più grandi discriminazioni che riguarda soprattutto la divisione dei generi; la violenza contro donne e minori; la cultura dell’uguaglianza; le discriminazioni multiple. Sono questi i temi che abbiamo messo al centro del nostro piano per l’uguaglianza che intendiamo mettere in campo con risorse, con strumenti e con un’alleanza forte fra il comune capoluogo e la Città metropolitana.

Lo facciamo a partire da una decisione che è stata annunciata dalla vicesindaco, la decisione di raddoppiare i fondi alle associazioni antiviolenza. Molte alleanze sono già attive. Bologna per esempio è la città che ha il maggior numero di associazioni che si occupano di contrastare la violenze, è una città che ha case rifugio, che ha un profondo impegno anche del mondo culturale sulle questioni di genere. Risorse del Comune di Bologna che mettiamo in campo anche in chiave metropolitana e che si aggiungono alle risorse che queste associazioni riescono ad ottenere con i bandi della Regione, del Ministero, dei fondi europei. Risorse che dobbiamo mettere dentro un’unica grande strategia che deve essere in grado di cambiare la sorte di tantissime donne che vivono nel nostro territorio. È chiaro che noi a livello istituzionale possiamo mettere tutto questo in campo, possiamo predisporlo, possiamo decidere di lavorarci assieme ma alla fine dobbiamo sempre tenere presente che la violenza contro le donne la portano avanti gli uomini e quindi questa consapevolezza fra di noi la dobbiamo promuovere e deve essere il punto di vista di partenza. Questo significa testimoniare, assumere una postura sia istituzionale che politica, un linguaggio che sia chiaro ed evidente, che non può essere accolto con un sorriso o con degli ammiccamenti ma deve essere accolto sempre più con serietà e apertura.

In particolare questo 25 novembre che si è appena svolto possiamo dedicarlo a tante persone che conosciamo che si sono battute per questi temi, a partire da Angela Romanin e altre figure del nostro territorio. Io vorrei dedicarlo anche alle lavoratrici della Saga, un’azienda di Gaggio Montano, che oggi aspettano una risposta da un’azienda che ha già messo in campo licenziamenti per oltre 220 persone, al 90% donne. Perché tra le forme di violenza forti che il mondo in cui viviamo porta avanti c’è innanzitutto quella lavorativa. In un territorio montano come quello di Gaggio dove le persone frequentano le stesse scuole, vanno a lavorare nelle medesime aziende, perdere oltre 200 posti di lavoro, in particolare di donne, significa fermare il futuro di un’intera comunità. E non possiamo avere un’economia così cieca e così violenta da non capire che abbandonare quel territorio, privarlo di un presidio industriale, non significa solamente fare un male al paesaggio, significa fare male a quelle persone, fermare la crescita di quella comunità, incidendo profondamente una discriminazione che in quel caso è una discriminazione di genere e che come tale va riconosciuta e sulla quale dobbiamo lavorare. È molto probabile che quelle scelte siano assunte in luoghi di potere da uomini, probabilmente indifferenti a questo aspetto della nostra riflessione.

Vorrei infine citare quei manifesti che spesso ci accompagnano per strada e che ricordano che se si è donna e si indossano dei pantaloni si deve ringraziare una femminista o se c’è un diritto del lavoro che sta cambiando a favore della maternità e della paternità è grazie alle lotte delle femministe. E sempre di più io vorrei degli uomini femministi nelle nostre istituzioni.

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Pubblicato da
Roberto Di Biase

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