Giornata internazionale della donna: intervento del sindaco Matteo Lepore

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BOLOGNA – Consiglio comunale di lunedì 7 marzo – Intervento del sindaco Matteo Lepore:

“Grazie Presidente. Ringrazio anche le nostri ospiti per aver preso la parola prima di me.

È una giornata importante questa, rivolgo il mio saluto non solo alle nostre ospiti e alla nostra Presidente, ovviamente a tutti i colleghi e le colleghe di Giunta, alle signore e ai signori consiglieri, per dirvi che oggi non è una festa ma è la Giornata internazionale di impegno e di mobilitazione, che vorrei aprire con una citazione, come ormai vi ho abituato nei miei interventi, che leggerò.

“E anche fuori dal nostro Paese il mostro si è manifestato più apertamente e ora interferisce con la nostra libertà. Ci impone come vivere, separa non soltanto i sessi ma anche le razze”. Sono le parole di Virginia Woolf che nelle “Tre Ghinee” linee denuncia l’ideologia patriarcale e coloniale, guerrafondaia dei suoi tempi – dei suoi tempi fra virgolette, diciamo così – auspicando invece un incontro tra uomini e donne, tra culture diverse.

Sono le parole che ho scelto, perché penso sia necessario in questa nostra Giornata internazionale partire da quello che sta accadendo attorno a noi e anche tra noi, una riflessione sulla guerra e sul fatto che occorra ovviamente rapidamente fermare questo conflitto, il conflitto in Ucraina, alle porte dell’Europa. È una guerra che è già entrata nelle nostre vite, sta già dividendo, stiamo già purtroppo entrando anche nel dibattito italiano nella nostra classica divisione fra destra e sinistra su tutto quello che accade nel mondo, che poi devo dirvi ha un’influenza sulle cose del mondo abbastanza relativa. Leggo i giornali e vedo accuse su come si fanno le manifestazioni, i colori delle bandiere, editoriali, vedo scrivere grandi fogli di carta in cui si insegna agli altri come bisogna vivere. Anche se in questo momento devo dirvi sento più che altro la necessità di capire come noi come comunità possiamo essere d’aiuto in modo concreto, cercando di mettere da parte le prese di posizione più generali. Abbiamo già tantissime persone che stanno arrivando nella nostra città, centinaia al giorno ormai, la maggior parte sono donne e bambini. Anzi direi quasi esclusivamente donne e bambini. Più della metà sono minori, bambine molto piccoli, bambine che arrivano a Bologna accompagnate dalle loro madri, a volte invitate dalle loro che non sono presenti già da tempo nella nostra città.

Stiamo accogliendo queste persone per come siamo abituati a fare, cioè con la massima organizzazione possibile, senza badare a quelle che sono le formalità. Lo facciamo in modo però strutturato e ringrazio il Prefetto, tutti i Comuni, le associazioni di volontariato, il terzo settore e le tante famiglie che in queste ore hanno messo a disposizione il loro appartamento o una stanza, rispondendo anche all’appello che insieme al cardinale Zuppi ho avuto modo di lanciare solo poche ore fa. Quindi un centinaio ormai sono le famiglie bolognesi che si sono rese disponibili ad ospitare in casa alcune di queste persone o addirittura hanno messo a disposizione appartamenti vuoti, inutilizzati. Ribadisco qui in questa sede questo appello, c’è una email, bolognaperlucraina@comune.bologna.it, una email di contatto molto importante anche per le persone che arrivano sul nostro territorio. Molte sono donne appunto, donne che sono state mandate con pullman, auto insieme ai loro figli piccolissimi, a volte anche accompagnando bambini di altre famiglie. Persone che sanno di raggiungere il nostro Paese e che qui troveranno un’accoglienza, delle braccia aperte che metteranno a loro disposizione relazioni, sostegni economici, scuola e tante altre iniziative che si stanno, come sempre, sommando alla generosità del nostro territorio al quale siamo abituati.

Questa guerra ci sta mostrando ancora una volta il volto più atroce dell’umanità e in questa guerra ritroviamo, lo abbiamo rimarcato ieri, a Marzabotto e a Monte Sole, la radice che divide i popoli e purtroppo spesso è una radice che divide anche le donne dagli uomini, lasciando in modo terribile sulla loro carne conseguenze inenarrabili. Non possiamo in questo caso fare tanto una questione di genere. Davvero siamo di fronte a un dilemma tragico: è meglio scappare o è meglio rimanere a combattere in questa situazione. Quando abbiamo scelto l’8 marzo come giornata nella quale approfondire i temi del lavoro, chiaramente il contesto nel quale eravamo di fronte era molto diverso.

Oggi abbiamo sentito due testimonianze importanti che ci richiamano alcune delle priorità fondamentali del nostro mandato, a partire dalla riduzione delle disuguaglianze alla promozione del lavoro e un piano per l’uguaglianza, che a livello metropolitano, a livello comunale, grazie anche al lavoro della nostra Vicesindaca, Emily Clancy, che è qui al mio fianco, deve servire a fare un salto di qualità importante.

Salto di qualità importante anche nella riorganizzazione degli uffici che abbiamo, che si devono mettere sempre di più al servizio di una strategia, che a livello metropolitano, come abbiamo sentito, anche grazie al lavoro di Simona Lembi che sta promuovendo questo piano per l’uguaglianza avrà modo di farsi carico non soltanto del Comune capoluogo e dei suoi quartieri, ma di tutti quei Comuni piccoli e medi che hanno già visto diversi incontri, tavoli di confronto, raccolta di dati con le associazioni di categoria, i sindacati e le imprese.

È un piano che abbiamo costruito e che il 9 marzo avrò l’opportunità di presentare nelle sue linee fondamentali nel Consiglio metropolitano. Quindi proprio in quella sede. Credo che sia il compito storico di Bologna quello di presentare, primi in Italia, iniziative di riforma e di promozione della lotta alle disuguaglianze. In questo caso siamo di fronte a un’area metropolitana con un indice di occupazione tra i più alti in Italia. E lo è dal 2006, non certo da ieri. Bologna è il Comune che nel lontano 1956 affidò, per la prima volta, una delega al lavoro e un’altra ancora ai problemi della donna. Era la prima volta di una donna in Giunta e con questo l’assunzione di un nuovo punto di vista nel governo della città. Dunque la nostra storia ci consegna una grande responsabilità, anche a guardare quelli che sono i dati dell’oggi, che – come ci veniva ricordato in un intervento precedente – sono dati che ci consegnano dei primati, ma dentro a quei primati ci sono ancora enormi diseguaglianze.

Questa mattina ho incontrato operatori e dipendente del Quartiere Porto Saragozza, come sapete stiamo avviando in questa settimana questo nuovo strumento di contatto con i cittadini trasferendo l’ufficio del Sindaco per una settimana in Quartiere e questa mattina abbiamo guardato i dati che riguardano quel quartiere, che è il quartiere più popoloso della nostra città, pur non essendo il più esteso.

Abbiamo lì una popolazione residente di oltre sessantanove abitanti, ci sono più di 39.900 famiglie, età media 46,9 anni, con una dimensione familiare di 1,73 persone. Sono tanti gli over 65, sono più di 16.494. Tra questi 6.571, il 40 per cento della popolazione sopra i 65 anni vive da sola. Ci sono centoventicinque nazionalità differenti, in particolare tra le prime venti nazionalità abbiamo più di 1.100 persone che provengono dalla Romania, più di novecento che provengono dalle Filippine, più di cinquecento che provengono dal Bangladesh e più di cinquecento che vengono dall’Ucraina. Tra queste persone vi sono redditi che, se paragonati alla media cittadina, sono redditi sopra alla media che abbiamo a Bologna, ma appunto, se andiamo a grattare le differenze fra le persone, possiamo vedere come nel 2019 (questi sono gli ultimi dati che avevamo a disposizione per questo nostro confronto) nel quartiere Porto Saragozza, che prendo a titolo meramente esemplificativo, abbiamo un reddito medio di 31.433,00 euro tra gli uomini, di 21.573,00 euro tra le dorme.

Se poi dividiamo ancora una volta questa cifra tra italiani e stranieri, vediamo come sempre nel medesimo anno la media degli italiani, non più divisi in genere, sia di 27.886,00 euro. Se però andiamo tra gli stranieri, in particolare andiamo tra le donne, arriviamo ad una cifra che sta tra i 13 e gli 11 mila euro. Io credo che queste cifre siano molto esemplificative di come anche nella nostra comunità, che ha un reddito medio annuo importante, ha una capacità produttiva forte e che ha visto mantenere anche l’occupazione salda nonostante il covid, vi sia un peso nelle disuguaglianze che in particolare colpisce una parte della nostra popolazione e che alle disuguaglianze reddituali territoriali si sommino quelle di genere. E, quando noi riflettiamo ad esempio sulle emergenze come quella che stiamo vivendo, non possiamo non tenere conto di queste differenze, di quello che è il contesto nel quale le persone si ritroveranno a vivere. Mi colpisce in particolare che di fronte a questi dati e anche a fronte delle tante iniziative che, a livello nazionale, si stanno assumendo, ancora una volta in questo Paese prevalga l’idea che le istituzioni e gran parte degli uomini che le governano devono dire alle donne cosa devono fare. In passato si diceva loro come si dovevano vestire, qualcuno ancora ci prova oggi nei tribunali; oggi diciamo loro cosa devono studiare per entrare nel mondo del lavoro. Certo, vedo con grande favore il fatto che si spinga diverse politiche affinché le ragazze avanzino nelle materie STEM e si sostenga sempre di più l’imprenditoria femminile. Anche noi lavoriamo in questa direzione. Vediamo tuttavia anche che allo stesso modo però le ingegnere diventano mamme, nonostante abbiano studiato e che anche le architette facciano figli, insieme ai loro compagno o alle loro compagne. E persino le informatiche, le cantoniere, le muratrici diventino madri.

Tutte si occupano, indistintamente, dei loro genitori anziani, della cura della casa. Quindi, certo, noi possiamo dire a queste ragazze come orientare i loro studi, in quali settori sicuramente avranno più possibilità di lavorare, ma fino a quando non affronteremo insieme le contraddizioni dell’intero mondo del lavoro che impediscono alle donne di accedervi e di rimanervi, mettendo insieme uomini e donne nella gestione quotidiana di tutto quanto quello che è l’universo della nostra vita, continueremo a rimuovere le problematiche fondamentali. Quelle che in fondo nascondono, anche nella divisione dei generi, una grande distinzione di classe. Aggiungo che noi dovremmo occuparci certamente molto di più anche della questione degli uomini quindi, che probabilmente a livello reddituale, come vedete, hanno una possibilità in più anche di non occuparsi di quello di cui si occupano le donne. Ascoltare le donne quindi è quanto mai necessario e importante, sia le donne che vivono nella nostra città, sia le studentesse che la scelgono, oppure le donne che scappano dalle guerre e che arrivano nella nostra città ogni anno.

È importante per questo motivo che il nostro Piano per l’uguaglianza parta da un serie ascolto delle donne e che la promozione delle donne all’interno delle istituzioni, nei luoghi della politica sia un impegno concreto e fattivo. Ecco perché è stato importante sentire oggi, e le ringrazio, la Sottosegretaria, Maria Cecilia Guerra, e la Presidente della Commissione lavoro della Camera, Romina Mura. Ed è importante nella nostra Giunta, nel nostro Consiglio comunale il lavoro quotidiano che facciamo assieme. Quella di oggi è una Giornata internazionale, nella quale riconoscere le conquiste sociali, quelle politiche e quelle economiche, ma è soprattutto una giornata nella quale non dobbiamo dimenticare i sacrifici che tantissime donne prima di noi hanno dovuto compiere per garantire alla nostra società, anche a quella bolognese di affermare i principi di equità ed uguaglianza necessari per tutti.

È dunque con grande piacere che noi promuoveremo questa iniziativa anche della intitolazione di uno scranno del Consiglio comunale a una donna, non l’unica ma certamente una delle prime che arrivarono in questo Consiglio, Ester Capponi.

Ester Capponi è giusto ricordarla per il suo ruolo istituzionale, per il ruolo che ebbe come femminista, come grande antifascista, come persona che in questo seggio ebbe modo di rappresentare i cittadini, insieme alle sue colleghe del Partito Comunista e della Democrazia Cristiana, perché non soltanto il Partito Comunista eleggeva donne. La Democrazia Cristiana fu molto importante in quegli anni dall’opposizione per portare dentro il Consiglio comunale donne che poi contribuirono al dibattito democratico della nostra città.

E credo che da parti opposte le donne costituenti, dell’Assemblea costituente della nostra Repubblica furono fondamentali per fare della nostra Carta costituzionale la Carta costituzionale più avanzata, più importante, perché è una Carta costituzionale programmatica. Io credo che una delle cose più importanti della Costituzione della nostra Repubblica sia questa, non soltanto incidere dei principi per sempre, ma nell’affidare allo Stato italiano, alla Repubblica e a noi cittadini e cittadine dei compiti di rimozione delle differenze, degli ostacoli nell’esercizio delle funzioni istituzionali e della politica, dei servizi pubblici. È una Costituzione, non a caso, che mette al primo posto il lavoro e lo tiene assieme alla parola “democrazia”, “partecipazione” e “gestione del potere da parte del popolo”. E credo che questo rimando sia fondamentale, sia il principio che deve fare di questa Giornata internazionale un motivo di impegno concreto che ci vede lavorare assieme e che, sono sicuro, attraverso il Consiglio metropolitano e il Consiglio comunale di Bologna ancora una volta vedrà tra le risposte migliori che il nostro Paese può vantare. Vi ringrazio”.